venerdì 10 dicembre 2010
«L’Italia sente Loreto come la sua casa, perché sa che le pietre di questa piccola casa hanno custodito l’umanità del Figlio di Dio, sono testimoni della Sacra Famiglia». Lo ha detto il card. Angelo Bagnasco, presiedendo la celebrazione eucaristica nella Basilica di Loreto.
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«L’Italia sente Loreto come la sua casa, perché sa che le pietre di questa piccola casa hanno custodito l’umanità del Figlio di Dio, sono testimoni della sacra Famiglia”. Lo ha detto il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, presiedendo ieri la celebrazione eucaristica nella Basilica di Loreto. “Le cose che usiamo, gli ambienti che viviamo – ha proseguito il cardinale - si impregnano di noi, quasi ricevono l’impronta della nostra umanità, del nostro mondo interiore. Specialmente la casa, custode e testimone della nostra vita più intima, parla di noi e diventa messaggio silenzioso ma eloquente della nostra anima”.La Santa Casa, in particolare, “con la sua tradizione, i suoi moniti e millenari messaggi, con la forza di smuovere i cuori e di portare a respirare un’ aria più alta e pulita, con la sua storia di attrazione e di fede, appartiene alla storia del nostro popolo, appartiene all’anima del Paese. E continua ad ispirare un ethos diffuso che crea un modo di stare e di camminare insieme, irradia civiltà e cultura”.“Quest’anima non possiamo perderla inseguendo miraggi che molto promettono e tutto rapinano”, ha ammonito il cardinale, che ha chiesto a Maria “che guardi l’Italia, il nostro amato Paese”, perché “quest’anima è la spina dorsale e la forza del nostro vivere nobilmente, ed è sorgente continua di vicinanza e di solidarietà evangelica verso tutti”. Umiltà, semplicità, amore operoso, sacrificio, di orante affidamento a Dio”: sono questi, per il presidente della Cei, “gli ingredienti essenziali che dobbiamo oggi riscoprire per non essere ingannati dalle tante menzogne che ci descrivono la felicità come successo, affermazione di sé, ricchezza e potere”. “Quanta presunzione e superbia, quanta vanità di apparire, quanta rincorsa al piacere e al comodo, quanta indisponibilità al sacrificio per amore!”, ha lamentato il cardinale: “Si ha paura di perdere qualcosa della vita, di non spremerla abbastanza, e non ci si accorge che, così facendo, perdiamo noi stessi e smarriamo la gioia”.La Santa Casa, invece, “è di pietra ma ci parla di eternità, è di terra ma ci parla di cielo, ed è il cielo che l’uomo di oggi cerca inquieto”. Quanto al rito dell’accensione dei “fuochi”, tradizionale del santuario lauretano, il cardinale ha affermato che essi “devono esprimere l’ardore del nostro desiderio, il desiderio nostro di Dio che tra quelle mura domestiche ha consacrato la vita di ogni uomo, ha ridato dignità al lavoro, alle cose semplici e nascoste, a ciò che si ripete ogni giorno, alle umili gioie dell’intimità domestica”. “Di questa scuola abbiamo bisogno tutti, ma – ha concluso – hanno particolarmente bisogno i giovani, che possono essere più esposti alle menzogne e ai miti fatui che dilagano enfatici sulle vie dell’apparenza".
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