sabato 30 luglio 2016
​Il presidente della Cei parla della reazione della comunità musulmana al crimine di Rouen. E a chi critica aspramente i gesti di riconciliazione dice: la religione vera porta all'amore, alla pace e illumina la vita. F.Ognibene
Bagnasco: lieti per la solidarietà degli islamici
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Aveva chiesto un segno ai musulmani moderati di fronte a tanto odio, e ora che stanno arrivando le prime manifestazioni esplicite di coinvolgimento il cardinale Bagnasco manifesta la sua soddisfazione, rilanciando la dichiarazione con la quale la Cei venerdì aveva parlato di “gesto enorme, mette fuori gioco chi vuole dividere, chi vuole una strategia del terrore”: “Come vescovi italiani ne siamo molto lieti e molto grati insieme alle nostre comunità cristiane – afferma a Cracovia, dove si trova per la Giornata mondiale della gioventù, nel corso di alcune interviste televisive -, e siamo anche grati di questa pronta risposta a un appello che aspettavamo di fare. E’ una richiesta di aiuto più convincente e più unitario da parte del mondo musulmano moderato di condanna netta e permanente, senza se e senza ma”. Alla manifestazione del terrore che vuole dividere oggi si risponde con un gesto di unità, rompendo con silenzi ed esitazioni: “Il fatto è che non sempre abbiamo sentito una reazione corale, ora questo invece si sta creando. E’ vero infatti che il mondo musulmano è abbastanza frammentato per motivazioni di carattere teologico, che non ci competono, ma su questo punto fondamentale di condanna netta della barbarie si può essere tutti d’accordo. E ora mi pare che si vada in questa direzione”. A chi critica anche aspramente i gesti di riconciliazione Bagnasco risponde che “non è con le posizioni di scontro che si risponde a fatti drammatici come quelli cui abbiamo assistito. La religione vera porta sempre all’amore, alla pace, illumina la vita, tutto ciò che invece che si tinge di morte può dirsi religioso ma non lo è, mai”. Di fronte all’incalzare della minaccia fondamentalista, nelle sue diverse e spesso indecifrabili espressioni, il cardinale chiede di “non farci irretire nella trappola della guerra di religione, non possiamo assolutamente accettarlo perché così non è. Il mondo islamico moderato esiste, e la Chiesa italiana gli chiede di far sentire la sua voce”. La “condanna della violenza fondamentalista” ha un “grande valore che unifica e supera tutte le distinzioni. Mi pare che questo invito sia stato raccolto e diventi un gesto concreto. La primissima risposta al fondamentalismo barbaro e brutale deve arrivare dal mondo islamico, perché se chi pratica la violenza si sente circondato da una condanna netta, chiara, permanente, senza paura credo dovrà prenderne atto”. L’arcivescovo di Genova si augura che questo sia “l’inizio di un percorso nuovo” perché “sappiamo tutti che la crisi dell’Europa prima che politica è spirituale” di fronte alla quale Bagnasco insiste sulla necessità di riaffermare “il primato dello spirito, che significa elevare l’uomo a un livello più alto di pensiero, di azione e di sentire. Credo che questo sia un valore condiviso da tutte le religioni, non può non esserlo”. La reazione alla quale il presidente della Cei pensa è sul piano continentale: “Se l’Europa non ripensa se stessa, specie dopo l’uscita della Gran Bretagna, alla luce dei valori spirituali che sono alla base della sua storia non credo andrà lontano”. Proprio nell’enorme partecipazione di giovani alla Gmg il presidente della Cei vede “un bisogno di verità, di ideali alti, di vita spirituale. E’ una domanda che mondo religioso e laico dovrebbero raccogliere”. Questa situazione infatti riguarda in primo luogo proprio i giovani, che però “devono sentirsi coinvolti in modo propositivo. Credo che nella coscienza dei nostri ragazzi stia crescendo la necessità della preghiera, perché senza il Signore non possiamo fare nulla. Dobbiamo pregare per le vittime, per i loro familiari, per i popoli, per tutti”. Secondo Bagnasco “sta crescendo la consapevolezza che soltanto una identità spirituale, e dunque culturale, più chiara e serena, senza complessi, possa essere una via per rispondere alla violenza”. Il dialogo infatti, dice citando Emmanuel Mounier, “si fa sempre almeno in due quando si ha qualcosa da dirsi di positivo. L’Europa in questo momento non ha nulla da dire dal punto di vista spirituale e culturale al resto del mondo se non stereotipi che ci portano sempre più alla frammentazione morale, a una visione individualista”. E’ una questione di “visione dell’uomo e della vita, della quale l’Europa non è mai stata priva come invece appare adesso. Ora che l’ha tagliata via, cose le è rimasto?”.
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