lunedì 13 febbraio 2012
​"L'onda culturale dell'Europa è inquinata dallo scetticismo veritativo che sfocia nel nichilismo valoriale: l'uno e l'altro generano tristezza e angoscia". A descrivere ai vescovi africani la situazione del Vecchio Continente è stato questo pomeriggio il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, intervenuto all'incontro sulla Nuova Evangelizzazione.
Il testo del saluto del cardinale al simposio Secam-Ccee
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"L'onda culturale dell'Europa è inquinata dallo scetticismo veritativo che sfocia nel nichilismo valoriale: l'uno e l'altro generano tristezza e angoscia". A descrivere ai vescovi africani la situazione del Vecchio Continente come "triste e appiattita sul presente materiale", perché "decisa a combattere con la sua propria anima", è stato questo pomeriggio il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, intervenuto all'incontro sulla Nuova Evangelizzazione promosso congiuntamente dal Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee - del quale è vicepresidente - e dal Simposio delle Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar. "Neppure il progresso materiale - ha detto il cardinale - può arginare quell'aria di infelicità profonda, di mancanza di speranza nel futuro, che caratterizza la vera vecchiaia". In proposito Bagnasco, ha citato "una grande convertita dal marxismo nel secolo scorso, Madeleine Delbrel, per la quale "la vera vecchiaia è quella dei nostri egoismi". Per il presidente della Cei, "questo andamento culturale, potrebbe interessare in qualche misura anche il grande continente africano". "L'invasione violenta del consumismo sfrenato, fine a se stesso, corrode - infatti - il modo di pensare, le aspettative, e quindi le grandi tradizioni, i valori più veri, il senso di appartenenza ad una comunità e ad un popolo, la solidarietà fraterna" e "la globalizzazione corre ovunque, e con essa anche i dinamismi buoni, ma anche quelli perversi che è necessario contrastare". Per il cardinale Bagnasco, "in questa prospettiva, diventa sempre più evidente quanto il rapporto dell'Europa con l'Africa avvenga non solo sul piano della solidarietà materiale verso coloro che ingiustamente spessonon siedono al tavolo del benessere - e questo rapporto deve assolutamente continuare - ma anche della reciprocità culturale ed ecclesiale, cioè nel dialogo operoso".Ricordando quanto affermato recentemente da Benedetto XVI riguardo al fatto che l'Africa con la sua fede profonda può rappresentare "una grande medicina contro la stanchezza dell'essere cristiani che sperimentiamo in Europa", il presidente della Cei ha sottolineato che "il dialogo tra i due continenti si sviluppa su due versanti: quello culturale e quello ecclesiale fatto di sostegno e di servizio". Infatti, ha osservato, "insieme alla testimonianza ammirabile della gioia della fede nonostante difficoltà economiche, politiche,culturali e a volte anche religiose, l'Africa dona alle Chiese europee il servizio di non pochi sacerdoti: presbiteri fidei donum o studenti sono una presenza pastorale preziosa per molte delle nostre comunità cristiane". Ma, ha concluso, "la diminuzione del Clero in Europa non deve essere la motivazione di questo scambio di servizio pastorale, come già è stato rilevato nel Seminario di Abidjan nel 2010", bensì "solol'occasione che stimola tutti ad intensificare la circolazione dei doni, in quello spirito di comunione ecclesiale che manifesta la cattolicità della Chiesa come sacramento di salvezza e segno di unità del genere umano".

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