mercoledì 10 novembre 2010
«Siamo qui per pregare per l’Italia che amiamo e che serviamo lealmente: qualunque parola o gesto nascono sempre e solo dal nostro essere Pastori con l’intento, anzi con il cogente dovere, di servire nella fedeltà a Gesù e all’uomo nella sua verità piena». È quanto ha detto, questa mattina, il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, durante la messa presso la tomba di san Francesco ad Assisi dove è in corso la 62° Assemblea generale dei vescovi italiani.
- IL TESTO INTEGRALE DELLA PROLUSIONE
- IL MESSAGGIO DEL PAPA
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«Siamo qui per pregare per l’Italia che amiamo e che serviamo lealmente: qualunque parola o gesto nascono sempre e solo dal nostro essere Pastori con l’intento, anzi con il cogente dovere, di servire nella fedeltà a Gesù e all’uomo nella sua verità piena». È quanto ha detto, questa mattina, il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, durante la messa presso la tomba di san Francesco ad Assisi dove è in corso la 62° Assemblea generale dei vescovi italiani.«Con gioia – ha continuato Bagnasco – ci siamo fatti pellegrini in questo luogo caro alla cristianità non solo del nostro Paese. La tomba di San Francesco, infatti, è meta di fede e di preghiera per il nostro popolo, punto che affascina giovani e adulti, terra che rigenera fiducia e propositi. Anche noi, Pastori delle Chiese che sono in Italia, ci uniamo a questo cammino che attraversa secoli e culture, e portiamo su questo altare le nostre comunità conoscendone gioie e speranze, ansie e dolori. Siamo grati alla nostra gente per quanto ci dona di affetto e di stima, di attenzione e di vicinanza: loro sanno che la Chiesa è mandata dal Signore accanto a tutti per condividere le vicende quotidiane e il loro mondo interiore».  Nella sua omelia il presidente della Cei ha voluto anche ribadire «la cordiale e grata comunione» dei vescovi italiani con Benedetto XVI nella convinzione che «quanto più crescono questi vincoli di fede e di amore, tanto più il nostro servizio al Popolo di Dio sarà utile e fecondo per le anime e la società intera». «Con il suo Magistero chiaro e mite, con l’esempio della sua semplicità disarmata e disarmante – ha rimarcato il cardinale – ci precede in questa luminosa via della conversione che è la più vera, efficace e urgente risposta a quest’ora drammatica e affascinante».
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