giovedì 12 gennaio 2017
L'incontro del presidente della Conferenze episcopali d'Europa con gli europarlamentari italiani. «Abbiamo bisogno di un'Europa più vicina ai cittadini».
Bagnasco: la Chiesa crede al progetto dell'Europa unita
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La Chiesa crede nell’Europa. L’arcivescovo di Genova, presidente della Cei e del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa
(Ccee), cardinale Angelo Bagnasco, lancia un messaggio di forte sostegno al progetto europeo, incontrando un nutrito gruppo di europarlamentari italiani a Bruxelles, di tutti gli schieramenti. «La Chiesa – ha dichiarato – crede nell’Unione europea. E alla luce della Brexit, e di altri segnali, auspichiamo più Europa», aggiungendo un «ringraziamento per aver trovato qui un’accoglienza
e un’attenzione davvero notevoli».

Certo, rimane il problema di capire «di quale Europa abbiamo bisogno», ha spiegato il presule. «Forse – spiega – un’Europa più leggera, che sia avvertita più vicina ai cittadini, sia intesa come una casa, sia intesa come madre e non matrigna». Il presidente Cei ha inoltre incontrato alti dirigenti della Commissione Europea mentre domani vedrà i nunzi vaticani presso il Belgio e l’Ue e il rappresentante permanente d’Italia.

Per il porporato due sono le grandi sfide dell’Ue: il terrorismo, e quello che ha definito «il cambiamento, la metamorfosi
dell’alfabeto umano». Sul fronte del terrorismo, per Bagnasco «è emersa una debolezza culturale, uno svuotamento del patrimonio culturale e valoriale, una metamorfosi della nostra identità». Una situazione in cui, avverte, «suggestioni forti, un’ideologia aberrante come è il terrorismo può affascinare».

Una situazione pericolosa che richiede «un doveroso impegno per colmare il vuoto di cultura, recuperare l’identità e l’anima europea». E in questo contesto, prosegue il presidente Cei, «l’Europa ha bisogna di più religione, che interpella non solo lo spirito ma anche l’intelligenza dell’uomo, e dunque tutti». A prescindere dagli orientamenti spirituali dei singoli, è il monito, «la politica non può restare indifferente». Perché «se la politica è miope, fa come se la dimensione religiosa non esistesse, non ha futuro, si distacca sempre più dalla vita vera».

Il presidente del Ccee ha sottolineato come la religione cristiana «ha un contributo tutto suo da offrire alla costruzione della città dell’uomo», basato su universalismo nel mondo e capillarità della presenza nel territorio.

Quanto al cambiamento dell’alfabeto umano, e cioè della fine del consenso generale e trasversale su parole come vita, morte, sessualità, famiglia, amore, Bagnasco ha parlato di «sfida di fondo, perché sta sotto ogni normativa, legislazione, giurisprudenza, che per i cattolici è la più importante». Il presule torna a parlare dell’esigenza di saper argomentare, tradurre in termini laici, comprensibili da tutti, i proprio valori. Soprattutto in un momento, avverte, in cui «la politica è tendenzialmente sfiduciata, e
questo è un errore, perché la politica è necessaria in quanto fa parte della vita».

Il dibattito con gli europarlamentari è stato intenso, «non bisogna abbandonare l’elemento religioso in questa società» ha sottolineato Antonio Tajani (Forza Italia), vicepresidente vicario del Parlamento Europeo e candidato alla presidenza. Patrizia Toja, che guida la delegazione del Pd nel gruppo dei Socialisti e democratici, riscontra «il recupero della dimensione religiosa nello spazio pubblico, mentre prima era bandita e avulsa nelle istituzioni europee», mentre per Luigi Morgano (Pd) la dimensione religiosa «può contrastare la deriva dell’individualismo e del relativismo imperante in Europa». Infine, Elisabetta Gardini (Forza Italia) ha chiesto di «rendere regolari» incontri come quello di ieri.

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