mercoledì 5 settembre 2012
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Un milione di chilometri, 5 auto cambiate, 22 anni di servizio. È racchiusa in questi numeri l’esperienza di Sandro Clerici come autista del cardinale Carlo Maria Martini. Dall’ingresso in diocesi del nuovo vescovo, nel 1980, alla sua uscita nel 2002, Sandro è stato il discreto accompagnatore nelle visite alle parrocchie ambrosiane e nei viaggi che Martini ha compiuto in Italia. Una familiarità accentuata dal fatto che Clerici abitasse in Curia e, quando l’arcivescovo riceveva personalità a pranzo, fungesse anche da cameriere. L’autista ricorda l’allora cancelliere tedesco Helmut Kohl, i presidenti della Repubblica Francesco Cossiga e Oscar Luigi Scalfaro e altri personaggi illustri. «L’arcivescovo – spiega oggi Clerici – era sempre molto attento al lato umano del nostro rapporto. L’ho sempre sentito vicino. Quando mio papà venne ricoverato in ospedale per una lunga malattia, non passava giorno che non si informasse delle sue condizioni. A ogni Capodanno, poi, passava a fare gli auguri alla mia famiglia, e regalava alla mia nipotina un libro autografo. Che lei esibiva orgogliosa non appena tornata a scuola».«Il cardinale era un passeggero molto disciplinato – ricorda ancora Clerici –. Anche perché, una volta salito a bordo e scambiate alcune parole, apriva il breviario e pregava. Oppure leggeva il Vangelo in greco antico. Andava avanti per ore». Proprio per questo motivo, quando l’autista ordinava un’auto nuova, doveva accertarsi di due cose: che avesse un cruscotto ampio anche davanti al passeggero dove l’arcivescovo potesse appoggiare documenti o libri e che fosse installata una luce che consentisse la lettura anche al buio.Non solo ricordi di vita personale ma anche pubblica. Come quando Martini, ogni volta che andava a Roma, era affettuosamente “obbligato” dall’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga a celebrare una Messa al Quirinale. «Non accettava obiezioni. Una volta – continua Clerici – volle che la celebrazione si tenesse all’interno della Cappella Paolina, la più grande, e non in quella, più piccola, dell’Annunciata. Erano le 7 del mattino e in quella grande chiesa eravamo presenti solo in tre. Il cardinale, il presidente e io».Tanti ricordi, tanti aneddoti. Il più gustoso? Non ha dubbi Clerici: la gomma a terra. «Tornavamo da una visita dentistica: erano le 9 di un sabato mattina e in piazza Cinque Giornate mi accorgo di avere bucato. Propongo all’arcivescovo di chiamare il segretario con un’altra auto ma lui dice no. “Voglio vedere come fai, così se mi capita quando sono solo so che fare”». Martini, infatti, trascorreva d’estate alcuni giorni in una casa dei Gesuiti in provincia di Sondrio e spesso guidava di persona l’auto.«Inizio a lavorare – riprende l’autista – ma i passanti riconoscono il cardinale e si forma prima un crocchio di gente e poi una vera e propria folla che lo vuole salutare. Pedoni, passeggeri delle auto che si sporgono dai finestrini: il traffico rischiava di andare in tilt. Alla fine lui è stato costretto a rifugiarsi in una farmacia mentre io finivo il lavoro. Il titolare era felicissimo e prima che ripartissimo ha voluto che gli autografasse un libro».
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