sabato 30 marzo 2013
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​«La ringrazio molto per gli auguri che ha inviato alla mia Comunità e a me alla vigilia di Pesach, confermando la bella e recente consuetudine di scambio di messaggi tra le due sponde del Tevere, in occasione delle grandi festività». Così inizia una lettera di auguri pasquali rivolta dal rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni (nella foto) a papa Francesco, il quale, pochi giorni prima, aveva fatto lo stesso. «Contraccambiando gli auguri – scrive Di Segni – osservo che l’occasione della Pasqua è particolarmente significativa perché questa grande festa, spesso contemporanea nel calendario, come questo anno, rappresenta sia il legame che il distacco tra le nostre religioni. Un distacco che nel corso della storia sfociava, proprio in questi giorni, in manifestazioni di ostilità e di intolleranza antiebraica. Se oggi, a differenza del passato, questi giorni sono vissuti da entrambi le fedi in gioia e in armonia lo dobbiamo a tutti gli uomini che in questa opera di risanamento si sono impegnati, ed esserne grati al Signore». Quindi Di Segni rivolge il suo augurio al Pontefice: «La nostra preghiera per Lei è in spirito di rispetto e di fraterna amicizia, consapevoli della difficoltà di augurare non solo quello che noi reputiamo essere il suo bene, ma anche e soprattutto quello che reputa essere bene per se stesso, per quanto diverso e non comprensibile. Proprio in questi giorni in cui le preghiere di rito risentono del peso di una storia di incomprensione, l’augurio è che il Santo Benedetto ci renda capaci di comprendere reciprocamente il senso della differenza e il valore della fratellanza».
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