lunedì 13 dicembre 2010
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Cari fratelli e sorelle!In questa terza domenica di Avvento, la Liturgia propone un passo della Lettera di san Giacomo, che si apre con questa esortazione: “Siate costanti, fratelli miei, fino alla venuta del Signore” (Gc 5,7). Mi sembra quanto mai importante, ai nostri giorni, sottolineare il valore della costanza e della pazienza, virtù che appartenevano al bagaglio normale dei nostri padri, ma che oggi sono meno popolari, in un mondo che esalta, piuttosto, il cambiamento e la capacità di adattarsi a sempre nuove e diverse situazioni. Senza nulla togliere a questi aspetti, che pure sono qualità dell’essere umano, l’Avvento ci chiama a potenziare quella tenacia interiore, quella resistenza dell’animo che ci permettono di non disperare nell’attesa di un bene che tarda a venire, ma di aspettarlo, anzi, di prepararne la venuta con fiducia operosa.“Guardate l’agricoltore – scrive san Giacomo –: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina” (Gc 5,7-8). Il paragone con il contadino è molto espressivo: chi ha seminato nel campo, ha davanti a sé alcuni mesi di paziente e costante attesa, ma sa che il seme nel frattempo compie il suo ciclo, grazie alle piogge di autunno e di primavera. L’agricoltore non è un fatalista, ma è modello di una mentalità che unisce in modo equilibrato la fede e la ragione, perché, da una parte, conosce le leggi della natura e compie bene il suo lavoro, e, dall’altra, confida nella Provvidenza, perché alcune cose fondamentali non sono nelle sue mani, ma nelle mani di Dio. La pazienza e la costanza sono proprio sintesi tra l’impegno umano e l’affidamento a Dio.“Rinfrancate i vostri cuori”, dice la Scrittura. Come possiamo fare questo? Come possiamo rendere più forti i nostri cuori, già di per sé piuttosto fragili, e resi ancora più instabili dalla cultura in cui siamo immersi? L’aiuto non ci manca: è la Parola di Dio. Infatti, mentre tutto passa e muta, la Parola del Signore non passa. Se le vicende della vita ci fanno sentire smarriti e ogni certezza sembra crollare, abbiamo una bussola per trovare l’orientamento, abbiamo un’ancora per non andare alla deriva. E qui il modello che ci viene offerto è quello dei profeti, cioè di quelle persone che Dio ha chiamato perché parlino in suo nome. Il profeta trova la sua gioia e la sua forza nella Parola del Signore, e, mentre gli uomini cercano spesso la felicità per strade che si rivelano sbagliate, egli annuncia la vera speranza, quella che non delude perché è fondata sulla fedeltà di Dio. Ogni cristiano, in forza del Battesimo, ha ricevuto la dignità profetica: possa ciascuno riscoprirla e alimentarla, con un assiduo ascolto della Parola divina. Ce lo ottenga la Vergine Maria, che il Vangelo chiama beata perché ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore (cfr Lc 1,45).
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