domenica 8 gennaio 2017
I ragazzi nella città del sisma per testimoniare la condivisione: in 140 al meeting promosso dal vescovo di Rieti Pompili.
Amatrice, la speranza è «giovane»
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Le temperature abbastanza al di sotto dello zero non hanno raffreddato gli animi. Ad Amatrice, dove di neve ne è caduta abbondante in questi giorni, si gela. Ma il disagio ulteriore diventa ancor più l’occasione «per sperimentare da vicino quello che stanno vivendo i terremotati», dicono tanti dei 140 giovani che hanno raccolto l’invito del vescovo Domenico Pompili a 'Me We 2017', seconda edizione del Meeting giovanile che il presule alla guida della Chiesa di Rieti ha voluto tenere proprio qui, nella tensostruttura collocata nel campo base della Protezione civile. Si pensava di tornare anche stavolta a Greccio, dove il primo Meeting, un anno fa, ebbe la conclusione sorprendente con l’improvvisata incursione di papa Francesco. Poi, col terremoto di agosto, si è pensato di far vivere ai partecipanti all’evento un momento di condivisione anche 'fisica' del dramma. Indubbiamente – commentano Flaminia e Francesca di Carsoli, due delle partecipanti non reatine a questo momento di riflessione che la Chiesa reatina ha offerto alla gioventù non solo di casa propria – «parlare di amore nei drammi è più difficile».

È infatti l’Amoris laetitiadi papa Francesco (dopo la Laudato si’ dell’edizione 2016) a offrire lo spunto per la tematica. Ai giovani dunque si è dato modo di riflettere su quanto sia bello spendere la vita nell’amore. Un messaggio di speranza e di comunione, quanto mai importante in una realtà dove occorre ricostruire, ma urgente per tutti, perché da 'ricostruire' non sono soltanto i paesi terremotati ma è anche il futuro di questi giovani che rischiano di andare sempre più verso una società dove ciascuno è richiuso in sé e ad essere crollati sono valori e senso. La provocazione iniziale l’ha offerta, venerdì pomeriggio, il documentario La teoria svedese dell’amore, con cui il regista Erik Gandini ha alzato i riflettori su un modello sociale apparentemente perfetto ma totalmente chiuso alla relazionalità. «Un rischio che incombe su noi giovani – riconosce Giulia, reatina –. La nostra forma mentis tende all’affermazione di sé, al compiacimento individualistico dei social». Quello con Gandini è stato il primo confronto proposto ai giovani, che poi ieri mattina hanno interloquito con Lorella Cuccarini e fra’ Paul Iorio: due esperienze di vita spesa nell’amore, quella della showgirl madre di quattro figli, che nel mondo dello spettacolo che parla tutt’altra 'lingua' ce la mette tutta per affermare la bellezza di una vita di famiglia 'normale', e quella del francescano prete di strada, che l’ideale dell’amore donato lo ha sperimentato in una vita di consacrazione con una storia tutta particolare.

Testimonianze che ci aiutano a capire che «con l’amore si può affrontare qualcosa di costruttivo, di eccezionale», commenta Guglielmo, 24enne di Rieti. Ed è stato significativo, per i giovani, ascoltare «di vocazioni realizzate, che ci fanno capire che non si può vivere individualisticamente», dicono all’unisono Silvia, Michela e Chiara di Ascoli Piceno. Ieri pomeriggio i gruppi, poi nuovo confronto con il commissario per la ricostruzione Vasco Errani e il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, quindi preghiera in stile Taizè e serata in allegria. Stamattina il dibattito sarà con la giornalista Benedetta Tobagi e il conduttore radio tv e regista cinematografico Pif, quindi la Messa conclusiva con Pompili.

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