venerdì 29 aprile 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
ROMA Il 2015 ha segnato «una chiave di volta nell’attività dell’Autorità di informazione finanziaria» (Aif) e di conseguenza anche «nell’attività della Santa Sede intesa come giurisdizione », che si è dotata negli ultimi anni di un quadro regolamentare e di un sistema di prevenzione e contrasto degli illeciti finanziari. Tommaso Di Ruzza, direttore del’Aif, ha così sintetizzato il quadro offerto da Rapporto Annuale dell’Autorità presentato ieri in Sala Stampa vaticana insieme al presidente René Brülhart. Rapporto che offre numerosi dati che documentano come la Santa Sede prosegua nel suo cammino di adeguamento alle più avanzate normative internazionali nel segno della trasparenza. Aumentano infatti le segnalazioni di attività sospette trattate dall’Aif, erano 202 nel 2013 e 147 nel 2014, sono state 544 nel 2015. Questo sensibile incremento, spiega il Rapporto, «è dipeso principalmente dall’ultimazione della revisione e chiusura di rapporti non più rispondenti al quadro normativo vaticano vigente e alle politiche sull’utenza adottate dagli enti vigilati», e che ha portato alla chiusura di 4.800 conti allo Ior, nonché «dal monitoraggio degli utenti che hanno aderito a programmi di collaborazione volontaria in materia fiscale avviati da Stati esteri (' voluntary tax compliance programmes') ». Non si registra, quindi , «un incremento delle attività illecite anche solo tentate». Piuttosto, viene sottolineato, «emerge il consolidamento dei sistemi di segnalazione, inclusa la crescente consapevolezza degli obblighi di segnalazione». Nel 2015 aumentano anche le informazioni scambiate con le autorità della Santa Sede e vaticane: 108 casi rispetto ai 41 del 2014. Così come i rapporti all’Ufficio del Promotore di Giustizia: 17 rispetto ai 7 nel 2014. Nella maggior parte dei casi le ipotesi di reato sono frode, evasione o elusione fiscale, ma non mancano ipotesi «più complesse e strutturate nel settore finanziario, come la turbativa del mercato in Stati esteri». Risulta inoltre rafforzata la collaborazione a livello internazionale: 380 casi nel 2015, il triplo rispetto ai 113 del 2014. E a questo proposito Di Ruzza ha spiegato come l’Aif nel corso dell’anno passato abbia «avuto un ruolo attivo e propulsivo e non solo collaborativo», infatti «sono stati maggiori casi in cui è stata l’Aif a richiedere la collaborazione e spontaneamente fornire delle informazioni, rispetto a quello di ricevere richieste da parte delle controparti estere ». In notevole aumento poi i controlli sulle transazioni finanziarie. Nel 2015 infatti sono state sospese otto operazioni per oltre 8 milioni di euro e un milione e 700 mila dollari Usa. Mentre sono stati congelati quattro conti e fondi per complessivi 7 milioni di euro e oltre 650mila dollari Usa. Dal 2012 in poi, invece, si è ridotto costantemente il numero di dichiarazioni transfrontaliere di denaro contante in uscita al di sopra di 10mila euro: da 1.782 alle 1.196 del 2015. Anche le dichiarazioni transfrontaliere di denaro contante in entrata sono diminuite da 598 del 2012 a 367 nel 2015. In totale lo scorso anno sono usciti dal Vaticano, in cash, oltre 24 milioni di euro, e ne sono entrati quasi 10. Nel corso della conferenza stampa Di Ruzza ha sottolineato come l’Aif, oltre al monitoraggio svolto nel corso della revisione ed estinzione di questi conti, ha svolto un’analoga attività anche riguardo alla completa segregazione a livello strutturale tra gli attivi finanziari gestiti dagli enti vigilati per conto proprio e quelli in portafoglio per conto degli utenti. Segregazione resa non solo necessaria dall’ordinamento vaticano vigente, ma anche in vista degli accordi in materia fiscale sottoscritti dalla Santa Sede con l’Italia e gli Stati Uniti nel 2015. Il direttore dell’Aif ha confermato che nel corso dell’anno passato si è registrato un cambiamento riguardo agli enti sottoposti a vigilanza: nel 2015 sono stati Ior e l’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica), ma con la fine del 2015 quest’ultima «è fuoriuscita dall’ambito di competenza dell’Aif» perché è stato verificato, anche con ispezione in loco, che non è più un ente che svolge professionalmente attività di natura finanziaria. Il Rapporto infine ricorda come l’Aif abbia sottoscritto numerosi protocolli di intesa con unità di informazione finanziaria di numerosi Paesi, tra cui Germania, Stati Uniti e Lussemburgo. Rispondendo ad una domanda dei giornalisti Di Ruzza si è detto «fiducioso» che «si possa formalizzare l’intesa con l’Unità di Informazione Finanziaria di Banca d’Italia». Parlando dei rapporti con Bankitalia, Di Ruzza ha sottolineato: «C’è un ottimo dialogo e un’intesa reciproca intesa come comprensione » dei rispettivi ruoli e ambiti d’azione. © RIPRODUZIONE RISERVATA Santa Sede VATICANO. Da sinistra Di Ruzza e Brülhart (Fotogramma)
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: