martedì 25 agosto 2020
Il manifesto del Festival

Il manifesto del Festival

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Si è aperta a Noto, nel sagrato della Basilica del Santissimo Salvatore, la prima edizione del Festival di Pop Theology, sul tema: “L'anima cerca un senso. L’arte la esprime”. Il festival, apertosi sabato, andrà avanti fino al 29 agosto.

Il Primo Festival di Pop Theology è frutto di un progetto teologico-pastorale che il vescovo di Noto, Antonio Staglianò, porta avanti da alcuni anni, “un servizio al Vangelo”, come più volte è stato ribadito dal presule netino, mediante la riflessione di una “teologia popolare” capace di comunicare oggi il Dio di Gesù Cristo e il suo Vangelo, con i registri comunicativi dell'immaginazione e della creatività.

L’evento in programma vuole proporsi come occasione di evangelizzazione, narrando in modo nuovo la novità perenne del vangelo di Gesù, che svela il volto del vero Dio, spesso così distorto da quel “cattolicesimo convenzionale”, più volte stigmatizzato da Staglianò come “alienazione religiosa: dove si prega, ma non si opera la carità, dove s’invoca Dio e non si obbedisce al suo comandamento dell’amore, dove si chiede misericordia e non si perdona”.

L’iniziativa di questa manifestazione, non solo “religiosa” ma anche culturale, mostra il coraggio di “uscire” dai recinti sacri e dai linguaggi consueti, per offrire spazi di “teologia popolare” in grado di veicolare la fede attraverso i registri comunicativi dell’arte nelle sue svariate espressioni: musica, letteratura, poesia, arti visive.

Con il Festival di Pop Theology si vuole fare trovare spazio e tempo per l'anima e i grandi temi dell'esistenza, con l’utilizzo di generi narrativi diversi, secondo gli orientamenti del vescovo Staglianò, perché si apra la via a una “fede pensata”, da afferrare non solo con la mente, ma da comprendere (cum prehendere: prendere con sé) con il cuore.

Il Vangelo resta sempre lo stesso, il suo messaggio non muta, ma sicuramente deve essere alla portata del linguaggio della gente, in particolare dei giovani che oggi utilizzano registri comunicativi ben diversi da quelli con i quali la Chiesa propone l’annuncio.

Questo evento, in tempo di coronavirus, si propone di animare la speranza di una decisa ripartenza che per essere solida non può essere solo economica, ma anche culturale, sociale, spirituale.

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