«A Monte Sole preghiamo per la tregua ricordando i martiri del nazismo»

Il monaco Paolo Barabino, superiore della Piccola Famiglia dell’Annunziata sull’Appennino, spiega il senso di un «gesto inerme per tutte le vittime innocenti» nei luoghi dell’eccidio del 1944
August 12, 2025
«A Monte Sole preghiamo per la tregua ricordando i martiri del nazismo»
Il monaco Paolo Barabino, superiore della Piccola Famiglia dell'Annunziata, fondata da don Giuseppe Dossetti
La preghiera per la pace nel pomeriggio del 14 a Monte Sole sarà all’ombra delle sue “querce”, le vittime della strage del 1944 secondo la celebre immagine del libro di don Luciano Gherardi sull’eccidio nazista e i suoi martiri cristiani. E unirà quella memoria viva custodita dalla Chiesa bolognese alla storia di questo tempo, ancora intrisa di sangue innocente. A vegliare sui luoghi dell’Appennino che ancora ci parlano di guerra e di pace è la Comunità della Piccola Famiglia dell’Annunziata, unita ancora al suo fondatore Giuseppe Dossetti sepolto proprio qui. Ne è oggi superiore Paolo Barabino: «Credo che anzitutto il credente debba avere una visione realistica degli avvenimenti e delle prospettive – riflette –, formandosi nella comprensione degli avvenimenti, con tutta la difficoltà di individuare strade praticabili per la convivenza tra due popoli. In situazioni tanto complesse la conoscenza approfondita dei fatti, della storia e delle dinamiche è un dovere di coscienza, secondo le possibilità di ciascuno.
Qual è il senso della preghiera per la Terra Santa?
Anche dentro il buio che ci avvolge sappiamo che Dio non abbandona la storia, i popoli, gli uomini, certamente non abbandona gli innocenti. La preghiera consolida la nostra fiducia che questo sia vero: è un atto “a priori”. Dio desidera la nostra preghiera, la attende, la ascolta, specie quando si fa voce degli ultimi, delle vittime, di chi è senza voce».
Il monaco Paolo Barabino, superiore della Piccola Famiglia dell'Annunziata, fondata da don Giuseppe Dossetti
Il monaco Paolo Barabino, superiore della Piccola Famiglia dell'Annunziata, fondata da don Giuseppe Dossetti
Nella preghiera di domani saranno protagonisti i bambini. Perché?
Si è scelto di fare memoria dei nomi dei bambini uccisi, da entrambe le parti, per restituire a ciascuno piena dignità attraverso quel nome che significa la storia di ciascuno. Sarà un atto di memoria per tutte le vittime innocenti delle guerre, e sarà anche un nostro atto di affidamento a loro, che sono una forza di intercessione per la nostra preghiera. Convivono con Dio, come le piccole vittime di Monte Sole che ricordiamo ogni giorno.
La preghiera si propone come gesto disarmato: mentre dilaga la logica del più forte non rischia di diventare incomprensibile?
Un aspetto che accomuna ebraismo, islam e cristianesimo nei loro aspetti più spirituali è la persuasione che la preghiera sia un gesto inerme, che bussa al cuore di Dio e che è allo stesso tempo in grado di cambiare il cuore dell’uomo, perché ci fa solidali, partecipi, un atto con il quale ci si fa carico della sofferenza e della speranza degli altri. La preghiera ci mette nelle condizioni di avere una visione sobria della realtà, come lo è la Bibbia, o la liturgia: è l’esercizio puramente spirituale di mettere in circolo energie di bene, mettendo la storia dentro il codice universale della salvezza.
Ma la preghiera può incidere nella storia?
Per noi che viviamo dentro una cultura che premia l’efficienza e il risultato sta diventando molto difficile capire ancora un gesto che non si misura con lo stesso metro. La preghiera non si spiega con il suo esaudimento, sfugge ai nostri ragionamenti. Serve ridirci che pregare è anzitutto obbedienza a un comando: tutta la Bibbia è una storia di preghiera che viene esaudita da Dio ma non quando e come lo si chiede o lo si attende. La preghiera insegnata dal Vangelo è quella della donna cananea che chiede la guarigione non per sé stessa ma per la figlia implorando il Signore perché abbia “pietà di me”, come per un problema suo. E Gesù apprezza una preghiera simile. La preghiera non ci convince della sua necessità per un discorso che ne dimostra l’efficacia: va sperimentata, imparando a pregare e a vederne la vera forza, che ci rende più miti.
Cosa dice oggi Monte Sole alla nostra coscienza?
Per noi è importantissimo vivere qui, nel contatto sia con i fatti che sono accaduti sia con i sopravvissuti. Tutti i giorni diciamo il Rosario nei luoghi della strage, che trasmettono la drammaticità della storia ma allo stesso tempo ci dicono che non ha vinto chi ha usato violenza ma le loro vittime: “Beati i miti, perché erediteranno la terra”. E giorno dopo giorno si impara ad affidarsi a loro, presenze vive che il tempo lento della preghiera rende amiche.
La Piccola Famiglia è attiva anche in Medio Oriente: qual è il messaggio di questa sua presenza?
Il motivo per il quale la Chiesa di Gerusalemme ci aveva mandati e oggi ci siamo con due nostre comunità è aiutare i cristiani a restare, facendoci accanto anzitutto ai giovani, resistendo all’odio che li circonda. Vogliamo condividere ed essere ponte tra due popoli, amici con gli uni e con gli altri, anche parlando la loro lingua. Mostriamo una fraternità possibile oltre il dramma che ognuno vive, cercando di rendere di ogni popolo una immagine diversa rispetto a quella imposta dalla guerra. Si tratta di saper vedere il fratello dove c’era odio.
Come si prega oggi per la pace in Medio Oriente?
Con il “Padre Nostro”, che ci insegna a riconoscerci fratelli perché ci rivolgiamo non a un padre “mio” ma di tutti. E poi, andiamo a cercare nel Vangelo le pagine dove il Signore viene invocato per far guarire qualcuno. Tutto cambia infatti se riusciamo a sentire la ferita della guerra su di noi, non più come un fatto esterno ma come una malattia che ci riguarda e per la quale imploriamo il Signore perché ci risani. Signore, salvami, guariscimi, fammi giustizia: sono io dentro questo dramma, non altri lontani. La preghiera è difficile da comprendere quando si è in forze, ma nei momenti veramente duri allora per chi ha fede diventa un pilastro, sorgente di una forza che non si trova in nessun altro modo. Rendiamo la nostra preghiera per la pace più umana.

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