mercoledì 2 ottobre 2013
​Il viaggio ad Assisi: Francesco siederà a tavola con gli ospiti del centro di accoglienza Caritas. Il direttore del ricovero: ci prepariamo all'incontro in modo semplice. Ogni anno 21mila pasti serviti nella mensa. E nella città umbra cresce l'attesa per il Pontefice (di Paolo Viana)
IL COMUNICATO CEI L'invito a farsi pellegrini nella preghiera
VIDEO Padre Viola della Caritas
L'EDITORIALE Le tante strade per la città-cammino​ di Marco Tarquinio
(Anticipazione da Luoghi dell'Infinito in edicola martedì 1 ottobre)
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Le lasagne di Annarita saranno servite su un tavolaccio di legno, lo stesso su cui ogni giorno pranzano i senza tetto che bussano alla porta della Caritas. Sarà un pranzo da Papa, quello che Bergoglio ha deciso di consumare il 4 ottobre: seduto tra disoccupati ed ex carcerati, ragazze madri e giovani con mille problemi. Francesco d’Assisi avrebbe mangiato qui e Francesco ad Assisi farà lo stesso. Arriverà da solo nel centro di prima accoglienza, dopo la Messa sul piazzale inferiore della basilica. La casetta rosa si trova in Piazza Donegani. Zona industriale di Santa Maria degli Angeli, a qualche centinaio di metri dalla Porziuncola: le fabbriche non ci sono più ma è rimasto chi tira la cinghia e chi s’arrangia. Padre Vittorio Viola è un frate minore e dirige la Caritas diocesana. Da lui dipende la macchina della assistenza in questa diocesi che non ha dimenticato l’abbraccio al lebbroso: centri d’ascolto e di volontariato sociale, caritas parrocchiali. un istituto per gravi disabilità, due case famiglia dell’associazione Giovanni XXIII, un fondo diocesano che ha raccolto 85mila euro in quattro anni (cui si aggiunge quello delle Chiese umbre) e il progetto Policoro... «In questa città esiste inoltre un’accoglienza diffusa, che va ben oltre l’impegno istituzionale - ammette padre Vittorio - perché i poveri che hanno fame possono bussare a uno qualsiasi dei tanti conventi (le famiglie religiose presenti in città sono 81; ndr). Noi interveniamo nei casi, purtroppo frequenti, in cui la povertà non va in cerca soltanto di un pasto caldo ma si accompagna al disagio e al desiderio di una rete di relazioni che si è spezzata».In questa villetta che una volta era un hotel transitano ogni anno centinaia di persone, ospitate per brevi periodi; i 23 posti letto sono utilizzati in media 7.300 volte ogni anno, mentre sui 50 della mensa vengono serviti quasi 21mila pasti all’anno. La diocesi vorrebbe aprire una seconda mensa nel centro storico, dove sorgeva la casa Santa Maria delle Rose, di proprietà delle monache benedettine e data in comodato gratuito alla diocesi per opere di carità. Quella struttura accoglieva donne sole o con bambini (3.300 soggiorni annui), la stessa attività che si svolge ora a Santa Maria degli Angeli (Casa "La Madonnina", 12 posti) all’interno di una struttura messa a disposizione dalle suore francescane di Cristo Re. Qui non ci si può fermare, dicono i volontari, perché la "domanda" è in crescita: nel 2010 la crisi aveva già ridotto sul lastrico l’1,7% delle famiglie umbre, 6.300, e altre 19mila, il 5%, si trovavano appena al di sopra della soglia di povertà. «In un ulteriore triennio di stagnazione la situazione è peggiorata» conferma padre Vittorio. Le strutture pubbliche fanno quello che possono: «abbiamo destinato 180mila euro per aiutare gli indigenti - attesta l’assessore al bilancio Moreno Massucci - cui si aggiunge un fondo di solidarietà per chi ha perso il lavoro oppure è in cassa integrazione, per 70mila, contributi in conto locazione per 80mila, assistenza domiciliare per 430mila, assistenza scolastica per 260mila, un servizio di accompagnamento al lavoro per 180mila, uno per la lotta alla droga e all’alcolismo nelle scuole da circa 100mila e contributi per le nuove attività da 60 euro. Una parte di queste risorse vanno a contrastare la povertà nelle zone dell’associazione dei Comuni che comprende anche Bastia Umbra, Bettona, Cannara e Valfabbrica, ma, di questi tempi, sono risorse importanti, perché evidenziano la volontà di non lasciare solo il cittadino in difficoltà anche quando i tagli alla finanza locale non ci aiutano» sottolinea l’amministratore. È evidente come Assisi, malgrado i due Santi, la presenza massiccia di religiosi e la forte industria turistica non sia immune dagli effetti della crisi e che la deriva sociale interroghi la Chiesa. «È questa la povertà amata da Francesco, quella che aveva scelto come sposa da amare? - si chiede il direttore della Caritas - Può essere amata una povertà frutto di ingiustizie sociali, di politiche economiche che hanno come unico scopo il profitto di pochi, di stili di vita al di sopra del sostenibile, imposti a chi è accecato dall’inganno di sentire come necessario ciò che è superfluo? Questa questa povertà va combattuta più che amata, non tanto a partire da visioni ideologiche e classiste ma con la forza della vita nuova che nasce dall’annuncio del Vangelo». Il sogno di padre Viola è «una Chiesa senza Caritas», cioè come la comunità cristiana descritta dagli Atti degli Apostoli: «nessuno tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno» (At 4,34-35). Per il direttore della Caritas assisana «la crisi dev’essere una grande opportunità per sperimentare l’efficacia della dottrina sociale della Chiesa e non delegare alla Chiesa un assistenzialismo magari un po’ più "raffinato" di quello pubblico ma altrettanto deresponsabilizzante». La situazione, oggi, è però molto diversa e la visita del Papa rappresenta anche un momento di riscatto per chi vive ai margini della società. «Alla notizia che il Papa desiderava pranzare da noi, alla mensa della Caritas - ammette padre Viola - la prima reazione di tutti è stata di stupore: è la prima volta che un Papa in visita ad Assisi viene ospitato alla mensa del Centro di accoglienza. Ma poi, ripensando alle scelte profetiche di questo pontefice ci è parso quasi naturale e adesso ci prepariamo all’incontro in modo semplice, facendo ciò che ciascuno di noi farebbe per accogliere un ospite di riguardo. Sarà comunque il pranzo che ogni giorno viene servito al Centro di accoglienza, con quelle piccole differenze che caratterizzano le domeniche o i giorni di festa, come le lasagne della nostra cuoca Annarita. Come in tutte le case». Al termine del pranzo, Bergoglio riceverà un quaderno che contiene i pensieri dei commensali, una sessantina. «È bello leggere nella semplicità delle loro parole l’affetto - commenta il religioso - quasi come se parlassero ad un padre, ad un fratello maggiore, con la familiarità di chi si fa conoscere per quello che è senza temere un giudizio ma piuttosto confidando in un aiuto. Ed anche se non è facile condividere la disperazione di chi ha perso la sua terra, una famiglia, il lavoro, la dignità, papa Francesco sarà per tutti la carezza di Dio». Non solo per i poveri. Padre Viola lo ammette, l’attesa è forte anche tra i francescani: «Assisi è il luogo opportuno per richiamare la Chiesa e il mondo a valori come la fraternità, la solidarietà, la condivisione, la sobrietà, e per richiamare anche noi francescani, mettendoci in guardia dal rischio del denaro e del potere, dal vuoto di uno pseudo francescanesimo che confonde il dialogo con il relativismo, la lode del Creato con l’ecologismo che diventa religione, la semplicità gioiosa con la superficialità un po’ troppo spensierata...» ​
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