venerdì 10 aprile 2020
Il Papa presiede la Via Crucis, senza fedeli, in piazza san Pietro. Nessun discorso, solo la preghiera Le meditazioni di detenuti, poliziotti, familiari di vittime, educatori del carcere di Padova
La Via Crucis a San Pietro

La Via Crucis a San Pietro - Siciliani

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Tutti là in piazza San Pietro. Non è vero che non c’era il Colosseo. E non è vero che non c’era nessuno insieme al Papa e alle dieci persone che portavano la croce nella straordinaria Via Crucis del Venerdì Santo. C’era tutto il mondo, questa sera, perché tutto il mondo somiglia a un "colosseo", nel tempo della pandemia. E davanti a questo scenario anche Francesco è rimasto in un silenzio orante, nel rispetto di chi oggi come tanti secoli fa viene "inchiodato" alla croce del dolore e della morte. In tante forme.
Tutti là in piazza San Pietro, lungo l’itinerario segnato dalla luce delle fiaccole, come semi di speranza da far germogliare nel buio della tragedia presente. Dietro la croce che per le prime otto delle quattordici stazioni, partendo dall’obelisco, ha girato intorno ad esso, per poi risalire verso il sagrato dove l’attendeva Francesco in profondo raccoglimento, c’erano idealmente i "crocifissi" di oggi.

Alcuni di loro hanno scritto le meditazioni: i detenuti della Casa di Reclusione “Due Palazzi” di Padova, ma anche chi li aiuta (educatori e poliziotti e anche loro hanno portato la croce). Nei testi è risuonata così la voce rauca della gente che abita il mondo delle carceri. E accanto alle lacrime, al pentimento, alle sofferenze inferte agli altri, a se stessi e alle proprie famiglie, è emerso anche lo stupore di ritrovarsi in compagnia di Gesù. Come ha scritto un assassino, «quell’Uomo innocente, condannato come me, è venuto a cercarmi in carcere per educarmi alla vita».

La Via Crucis a San Pietro

La Via Crucis a San Pietro - Ansa

Altri invece sono quelli che il Covid-19 ha inchiodato al “legno” dei loro letti di morte; e anche quelli che lottano ancora per salvarsi dai “cani” e dagli “aguzzini” a forma di coronavirus, infinitamente più piccoli, ma non meno letali.

Tutti là, idealmente, in piazza San Pietro. Insieme a migliaia e migliaia di “cirenei” che ogni giorno prendono su di loro la croce di chi sta male: i medici, gli infermieri, il personale sanitario (rappresentati dagli addetti della Direzione sanità e igiene del Vaticano e due dottori del Policlinico Gemelli e dell’Università Cattolica, Esmeralda Capristo e Paolo Maurizio Soave, i quali curano i contagiati dall’epidemia). E poi quelli che lavorano nei servizi essenziali per la popolazione dei cinque continenti.

Sì, erano tutti idealmente insieme a portare con il Papa la croce di Cristo. Francesco nei giorni scorsi aveva inviato un messaggio alla parrocchia Due Palazzi di Padova, per ringraziare dei testi. Don Marco Pozza, cappellano dell’istituto di pena in cui sono maturate le meditazioni, l’ha letto questa mattina in diretta su Rtl 102.5. «Ho preso dimora nelle pieghe delle vostre parole e mi sono sentito accolto, a casa. Grazie per aver condiviso con me un pezzo della vostra storia».

Lo stesso don Pozza aveva ricordato in precedenza che l’iniziativa della Via Crucis era nata a dicembre durante un incontro con Francesco. «Allora nessuno sapeva che ci saremmo ritrovati con un Papa carcerato in Vaticano, con una Via Crucis carcerata dentro la piazza e con delle persone che in tutto il mondo stanno scontando degli arresti domiciliari nelle proprie case». Eppure, anche per il sacerdote piazza san Pietro non era vuota, ma «pienissima di quella Chiesa che in questo momento sta soffrendo».

Un grazie al Papa è giunto anche dall’ispettore generale dei 250 cappellani delle carceri d’Italia, don Raffaele Grimaldi, che si è fatto interprete del «grido di paura e di dolore dei 62 mila imprigionati nei nostri istituti penitenziari». Queste meditazioni, ha ricordato, sono state un’«occasione provvidenziale per aiutare la nostra società a non emarginare e a non restare indifferenti davanti a coloro che hanno sbagliato, ma che vogliono rialzarsi dal male».

Le meditazioni dal carcere di Padova LEGGI L'ARTICOLO

La Passione del Signore, "per i tribolati nel tempo dell'epidemia"

Il Papa durante la celebrazione della Passione di Cristo

Il Papa durante la celebrazione della Passione di Cristo - Reuters

Nel pomeriggio di ieri, Venerdì Santo, Francesco ha presieduto all’Altare della Cattedra nella Basilica Vaticana la tradizionale celebrazione della Passione del Signore. Dopo la processione iniziale, c’è stato il momento particolarmente suggestivo con il Papa che si è prostrato a terra sotto i gradini del presbiterio(foto Ansa). Quindi è seguito il triplice svelamento della Croce che ha preceduto l’atto di adorazione. Il bacio alla Croce, per l’emergenza sanitaria in atto, è stato limitato quest’anno al solo Pontefice. Durante la Liturgia della Parola è stato letto il racconto della Passione secondo Giovanni. L’omelia, come di consueto, è stata tenuta dal Predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa. Nel corso della Liturgia è stata aggiunta una preghiera per «i tribolati nel tempo dell’epidemia», perché «Dio Padre conceda salute ai malati, forza al personale sanitario, conforto alle famiglie e salvezza a tutte le vittime che sono morte».

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