mercoledì 8 febbraio 2017
A Napoli convegno dei vescovi del Mezzogiorno in vista della Settimana sociale di Cagliari. Messaggio di papa Francesco: una società che non pensa alle nuove generazioni è ingiusta.
I vescovi: «Diamo una speranza ai giovani del Sud»
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Il Papa auspica che la Chiesa e le istituzioni si adoperino “per ricercare soluzioni alla piaga sempre più estesa della disoccupazione giovanile e del lavoro nero”. Francesco lo scrive in un messaggio a firma del segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, inviato al convegno "Chiesa e lavoro: quale futuro per i giovani del Sud?" apertosi a Napoli, con la partecipazione dei vescovi del Mezzogiorno e in vista della Settimana sociale di Cagliari (26-29 ottobre prossimo). Francesco parla anche del “dramma di tanti lavoratori sfruttati per avidità, a causa di una mentalità che guarda al denaro, ai benefici economici a scapito dell'uomo”. E sottolinea che “una società che non offra alle nuove generazioni sufficienti opportunità di lavoro dignitoso non può dirsi giusta”. Quando infatti “non si guadagna il pane, si perde la dignità” e questo “è un dramma del nostro tempo, specialmente per i giovani, i quali, senza lavoro, non hanno prospettive e possono diventare facile preda delle organizzazioni malavitose”.


Al messaggio del Papa, letto in apertura dei lavori dall'arcivescovo di Bari-Bitonto, Francesco Cacucci, si sono aggiunti quelli del capo dello Stato, Sergio Mattarella, e del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Anche per Mattarella il problema è “urgente” e “si ripropone come priorità assoluta dell'azione di governo”. Dunque, ha aggiunto il presidente, “far crescere le occasioni di impiego per le nuove generazioni costituisce una necessità vitale per la nostra Italia”. E anche per Gentiloni (che al convegno era stato invitato e che sarà rappresentato giovedì 9 dal ministro per il Mezzogiorno Claudio De Vincenti) “proprio dal Sud e dalla sua modernizzazione può oggi venire una spinta fondamentale per la crescita della nostra economia”.

I successivi lavori, moderati dal direttore della Tgr Rai Vincenzo Morgante, hanno fornito alcune linee guida degli interventi necessari, per invertire una tendenza che è preoccupante: l'emigrazione dei giovani dal Sud. Se continua il trend attuale entro 2065 il Mezzogiorno avrà 4 milioni e 200mila abitanti in meno. Vanno via soprattutto i laureati, con evidente impoverimento del capitale umano complessivo. Il cardinale Crescenzio Sepe, nell'aprire il dibattito, ha invitato a “lavorare insieme per dare ai giovani un'iniezione di speranza ed evitare che cadano nella tentazione di sentirsi scartati, avviliti con una conseguente perdita di fiducia in se stessi”. Al contrario, ha sottolineato il porporato, essi sono una delle risorse più importanti per il Meridione. Affermazione sulla quale si è detto d'accordo anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris. “Siamo feriti dal dramma dei tanti giovani che lasciano la nostra terra - ha rilevato a sua volta l'arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, intervenuto anche nella sua veste di presidente del Comitato delle Settimane sociali - Ma l'accento di questo convegno non è sulle analisi dei mali del Sud quanto piuttosto sul racconto delle buone pratiche e sulle proposte”.

In sostanza “arrivare a formulare proposte alle istituzioni affinché il tema del Mezzogiorno e dell'occupazione giovanile nel sud diventino strategia specifica e prioritaria del Governo e delle nostre Regioni”. Santoro ha ricordato i tanti problemi (le agromafie ad esempio) le ferite aperte (terra dei fuochi, Ilva di Taranto), ma ha invitato a guardare avanti con speranza. Appello fatto proprio anche dal teologo don Adolfo Russo, che ha aggiunto: “Non possiamo limitarci solo a chiedere allo Stato di fare la sua parte. Come Chiesa dobbiamo assumere un ruolo più attivo e propositivo. Impegnarsi per i giovani è la più alta e intelligente forma di investimento”.

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