venerdì 15 marzo 2013
L’invito di Francesco prima di affacciarsi alla loggia centrale: «Io sono il nuovo vescovo di Roma, lei è il mio vicario, quindi è bene che mi stia vicino». Lui la persona giusta per servire la Chiesa. (GIanni Cardinale)
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​Otto anni fa Benedetto XVI, come da tradizione, si presentò appena eletto sulla Loggia delle Benedizioni affiancato dal maestro delle cerimonie pontificie e dal decano dei cerimonieri. Mercoledì sera invece papa Francesco, al secolo il gesuita argentino Jorge Mario Bergoglio, ha voluto al suo fianco il cardinale vicario di Roma Agostino Vallini e il porporato brasiliano Claudio Hummes dell’ordine dei frati minori. Avvenire ha intervistato il cardinale Vallini che proprio ieri ha inviato un Messaggio alla diocesi, che pubblichiamo a parte.Eminenza l’altra sera lei era, per così dire, irritualmente vicino al nuovo Pontefice...Sì, è stato il Papa personalmente che mi ha fatto chiamare e mi ha chiesto se potevo accompagnarlo alla Loggia delle Benedizioni. Naturalmente ho capito subito che era un grande privilegio. È stata un’esperienza che ho vissuto con molta commozione e anche come un grande onore.Come lo spiega?Papa Francesco mi ha detto con semplicità: «Io sono il nuovo vescovo di Roma, Lei è il mio vicario, quindi è bene che mi sia vicino».Cosa ci può dire della piazza San Pietro colma di fedeli vista da quell’osservatorio così privilegiato?Mi sono commosso perché sapevo che c’erano tanti romani. Devo aggiungere poi che nei giorni passati, prima del Conclave, visitando alcune parrocchie, la gente e soprattutto i giovani mi dicevano: fate in modo di eleggerlo di pomeriggio così possiamo essere presenti, non possiamo mancare quando il Papa darà la prima benedizione a Roma e al mondo. La Provvidenza ha voluto che questo desiderio potesse essere esaudito.Come spiega la scelta di Francesco come nome?È stata una sorpresa per tutti; immagino che la motivazione sia legata al fatto che il Papa sia stato sempre attento e vicino ai poveri e il modello di Francesco di Assisi è certamente una sorta di impronta, per così dire, anche del pontificato. La cosa ci farà solo del bene perché aiuterà la Chiesa a fare un cammino verso uno spirito di povertà spirituale e di uno stile di vita conseguente.Il nuovo Papa è gesuita, per la prima volta. Forse nessuno poteva immaginare che potesse accadere...In Conclave non si sono fatte considerazioni di questo tipo. Si guarda alla persona, alla sua vita, alla sua esperienza, alle sue attitudini per affrontare questo enorme ufficio nella Chiesa, il supremo pontificato. Il discorso dell’appartenenza o meno ad un ordine religioso o ad altra realtà ecclesiale non è stato un elemento che poteva determinare la scelta. Anche perché non esiste alcun tipo di strategia in Conclave, ma solo un serio e attento discernimento per individuare la persona giusta sulla quale orientare la scelta in vista di un servizio migliore alla Chiesa e al mondo in questo tempo. E la scelta di papa Francesco è stata proprio questa: lui è apparso la persona che la Provvidenza chiamava ad assumere l’ufficio di Successore di Pietro.Scorrendo i titoli dei giornali nostrani si legge di sorpresa o di nuova Chiesa in arrivo. Cosa vi trova di vero e cosa di fuorviante?Devo dire che quasi tutte le interpretazioni escogitate da gran parte dei giornali non le ho mai considerate veritiere, anche perché mosse da letture che non corrispondono né alla logica né allo spirito vero del Conclave. Naturalmente, anche gli uomini di Chiesa fanno le loro valutazioni, ma grandissima parte di quello che abbiamo letto nelle scorse settimane non è ciò che ha guidato il cammino dei cardinali elettori portando all’elezione del nuovo Papa.Lei è pastore qui a Roma, e lo è stato anche ad Albano e Napoli, ma ha ricoperto anche incarichi di rilievo nella Curia Romana. I mass media si sono sbizzarriti a descrivere tensioni e conflitti tra rappresentanti della "periferia" e del "centro" della Chiesa. Cosa può dire a riguardo?Con molta franchezza dico che certamente limiti e difetti possono esserci anche nella Chiesa, come in ogni istituzione umana, ma nella mia esperienza riguardante gli anni in cui ho lavorato più direttamente in Curia ho trovato sempre grande impegno, rettitudine di cuore, desiderio sincero di prestare un servizio al Papa e alla Chiesa e non altre motivazioni meno nobili. Trovo ingeneroso un giudizio così severo che di tanto in tanto - anzi, ultimamente sempre più spesso - si legge nei confronti della Curia, perché è il frutto di interpretazioni malevole. Che la Chiesa abbia bisogno di rinnovare alcune sue strutture, nessuno lo discute. Ma immaginare tutto quello che è stato scritto in termini di lotte e strategie di potere tra ecclesiastici e loro cordate, non corrisponde assolutamente al vero e quindi non mi sento di condividerlo, anzi lo deploro.I media raccontano questa elezione come una vittoria contro le malefatte della Curia Romana. Cosa può dire a riguardo, senza violare ovviamente il segreto del Conclave?Certo, il segreto impegna in coscienza e non si deve violare. Comunque, senza tradirlo, posso tranquillamente dire che il lavoro fatto durante le Congregazioni generali e proseguito in Conclave è stato molto proficuo, svolto in un clima di fraternità e sincerità al solo scopo di individuare la persona che potesse raccogliere la pesantissima e ricchissima eredità che papa Benedetto ha lasciato al successore. Tutto il resto non ci appartiene.Torniamo a Roma. Ieri mattina lei ha accompagnato il Papa nella breve e intensa visita a Santa Maria Maggiore dove ha venerato l’immagine della Madonna "Salus Populi Romani". Si prevedono appuntamenti del nuovo Pontefice con la diocesi?Tradizionalmente il primo appuntamento importante è la presa di possesso della basilica di San Giovanni in Laterano che è la Cattedrale del Papa in quanto vescovo di Roma. È una data che ancora non è stata fissata e che attendiamo con trepidazione.All’uscita dalla Basilica liberiana il Pontefice, e lei con lui, ha salutato i ragazzi del vicino liceo Albertelli che, incuriositi, si erano affacciati dalle finestre delle aule...È stato un momento imprevisto e bello. Quasi un primo incontro del nuovo vescovo di Roma con i giovani della sua diocesi. Papa Francesco sembrava molto contento di questo inatteso contatto con i giovani romani. Li ha salutati con un cenno della mano e poi li ha benedetti.
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