martedì 1 ottobre 2013
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Il Consiglio permanente della Cei, riunitosi a Roma la scorsa settimana, ha sancito una volta di più la grande sintonia dei vescovi italiani con papa Francesco. Una sintonia apparsa del resto evidente fin dai primi giorni del pontificato, grazie alle udienze ad limina, ai colloqui con il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, e, soprattutto, grazie allo straordinario incontro di maggio durante l’Assemblea generale. È stato, del resto, lo stesso Francesco a definire quell’incontro come uno dei momenti «più belli» dei suoi primi mesi sulla Cattedra di Pietro. E quell’affermazione, come si rileva anche dalla prolusione del cardinale Bagnasco di lunedì 23 settembre, ha dato in pratica il là ai lavori del Consiglio permanente.In apertura del suo discorso, infatti, l’arcivescovo di Genova, ha fatto riferimento proprio alle parole del Papa, ringraziandolo. Quindi ha ricordato le «precise direttive per il nostro cammino» che il Pontefice aveva fornito durante l’assemblea di maggio. «Dialogo con le istituzioni culturali, sociali e politiche». «Come rendere forti le Conferenze Episcopali Regionali perché siano voci delle diverse realtà». E «numero delle diocesi italiane». A questi argomenti, ha notato il presidente della Cei «dedicheremo largo spazio per il discernimento». E così è avvenuto.Il comunicato finale dei lavori (pubblicato integralmente da <+corsivo>Avvenire<+tondo> sabato 28 settembre) è in tal senso molto chiaro. Da un lato infatti ricostruisce nel dettaglio i passi compiuti da maggio a oggi. Dall’altro riassume con trasparenza i contenuti del confronto, incentrato su tre quesiti: «Quale disponibilità ci chiede il Santo Padre? Che forme si aspetta che assuma la nostra collegialità? Come possiamo favorire tra noi una maggiore partecipazione?».L’iter, innanzitutto. «Le indicazioni del Magistero pontificio – si legge nel paragrafo dedicato a questo tema – sono state confermate e approfondite nei recenti colloqui con il cardinale presidente». Quindi quelle stesse indicazioni «sono state fatte proprie prontamente con piena e cordiale disponibilità dalla Presidenza della Cei». E infine sono state «portate in Consiglio permanente per un primo scambio e l’avvio di un processo di sereno approfondimento». Siamo dunque all’«avvio» di un percorso, non alla conclusione, come qualcuno – applicando alla vita della Chiesa categorie e dietrologie proprie di altri contesti – ha tentato di accreditare nei giorni scorsi.Elemento questo che appare ancora più evidente rispetto ai contenuti. Quali erano dunque le indicazioni date dal Papa al cardinale Bagnasco? «La volontà che, nel segno della collegialità – spiega il comunicato –, la partecipazione dei vescovi alla vita della Cei sia sempre maggiore: per un’assunzione ampia e attiva di orientamenti e decisioni sempre meglio condivise, per un giudizio concorde e scelte corrispondenti in ordine alle circostanze pastorali di questo tempo». Perciò «nel corso della discussione i vescovi hanno sottolineato che prima e più di un eventuale rinnovamento dei profili organizzativi, le indicazioni pontificie inseriscono nella Cei un nuovo dinamismo, una visione e uno stile di Chiesa; favoriscono il coinvolgimento, l’unità e una crescente e più incisiva corresponsabilità».Detto in altri termini, prima ancora di parlare delle modalità di elezione del presidente e di scelta del segretario generale (cariche che sono attualmente di nomina papale), occorre fare un’approfondita riflessione e inquadrare gli eventuali cambiamenti in un contesto più ampio, che riguarda appunto «la visione e lo stile di Chiesa» e che tenga conto (come afferma un altro passaggio del comunicato finale) della «evoluzione storica» della Cei e delle singole conferenze regionali, oltre che dell’intero corpo ecclesiale. Anche perché, la Chiesa stessa (e sono sempre parole del Papa) non è tanto «espressione di una struttura o di una necessità organizzativa», quanto «segno della presenza e dell’azione del Signore risorto».Quello avviato è dunque un cammino di discernimento e di dialogo, per rispondere alle tre domande citate. Illuminanti in questo senso anche le parole del segretario generale della Cei, il vescovo Mariano Crociata, a commento del testo diffuso ai giornalisti. «Noi vescovi – ha detto – i tempi e i compiti che il Papa ci dà li accogliamo in modo incondizionato. Ma in questo caso c’è piuttosto una condivisione cordiale e disponibile su un cammino desiderato e condiviso per rispondere alle esigenze della missione oggi in Italia». E quanto alla questione delle modalità di scelta delle cariche istituzionali, il presule ha spiegato: «È in corso un processo che può significare l’adozione di una forma o di un’altra, senza preclusioni di sorta» (a margine di queste dichiarazioni va notato, tra l’altro, che proprio sul segretario generale e sul suo presunto rifiuto di accettare la nomina a ordinario militare si sono scritte le inesattezze più gravi, dato che quella proposta non è mai stata formulata ufficialmente e che non è mai venuta meno la disponibilità ad accettare le indicazioni del Papa, quando arriveranno).In definitiva il comunicato ricorda la volontà del Consiglio permanente di «coinvolgere tutti i vescovi nelle rispettive Conferenze episcopali regionali, consultandoli in particolare sui seguenti temi: valorizzazione del ruolo e del contributo delle Conferenze episcopali regionali; proposte sulla modalità di svolgimento del compito delle Commissioni episcopali; valutazioni circa le modalità di nomina delle diverse figure della Presidenza, alla luce del peculiare legame tra la Chiesa in Italia e il Santo Padre; considerazioni in merito alle procedure di lavoro del Consiglio episcopale permanente e dell’Assemblea Generale». Le questioni sono dunque sul tavolo, in modo sereno e aperto.
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