mercoledì 26 gennaio 2022
All’indomani del rapporto bavarese, il direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione Tornielli ricorda la lotta di Ratzinger contro la pedofiiia clericale
Papa Ratzinger durante una visita a Monaco incontra in cattedrale le bambine della Prima Comunione; era il settembre 2011

Papa Ratzinger durante una visita a Monaco incontra in cattedrale le bambine della Prima Comunione; era il settembre 2011 - Ansa / Vatican Pool

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La Santa Sede decide di intervenire dopo la pubblicazione dell

’inchiesta sugli abusi nella diocesi di Monaco

che ha messo sotto i riflettori gli anni dell’episcopato bavarese del Papa emerito. Per dire, «con forza», che è «giusto ricordare la lotta di Benedetto XVI contro la pedofilia clericale e la sua disponibilità durante il pontificato ad incontrare e ascoltare le vittime chiedendo loro perdono». Lo

fa con un editoriale, pubblicato in più lingue su VaticanNews e in prima pagina dell’Osservatore Romano, a firma di Andrea Tornielli,

direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione.


Nel testo non si entra nel merito delle accuse, ricordando che «i casi contestati oggi a Ratzinger sono quattro», e che il suo segretario particolare, l’arcivescovo Georg Gänswein, «ha annunciato che il Papa emerito rilascerà una dichiarazione dettagliata dopo aver terminato l’esame del rapporto». «Nel frattempo però – rimarca Tornielli – si può ripetere con forza la condanna di questi crimini sempre ribadita da Benedetto XVI e ripercorrere quanto è stato fatto negli ultimi anni nella Chiesa a partire dal suo pontificato».

«L’abuso sui minori è un delitto tremendo – continua l’editoriale –. L’abuso commesso sui minori dai chierici è un delitto possibilmente ancora più rivoltante e questo è stato ripetuto dagli ultimi due Papi senza mai stancarsi: grida vendetta al cospetto di Dio che i piccoli subiscano violenza da parte di sacerdoti o religiosi ai quali i genitori li affidano perché siano educati alla fede. È inaccettabile che si ritrovino ad essere vittime di predatori sessuali nascosti dietro l’abito ecclesiastico. Le parole più eloquenti, su questo, rimangono quelle pronunciate da Gesù: chi scandalizza i piccoli sarebbe meglio che gli fosse legata al collo una macina di pietra, e che fosse gettato in mare».

E «non si può dimenticare che Ratzinger, il quale già da prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede aveva combattuto il fenomeno nell’ultima fase del pontificato di san Giovanni Paolo II di cui era stato stretto collaboratore, una volta diventato Papa ha promulgato norme durissime contro gli abusatori clericali, vere e proprie leggi speciali per contrastare la pedofilia». Inoltre, Benedetto XVI «ha testimoniato, con il suo esempio concreto, l’urgenza di quel cambiamento di mentalità così importante per contrastare il fenomeno degli abusi: l’ascolto e la vicinanza alle vittime a cui va sempre chiesto perdono». Per troppo tempo invece «i bambini abusati e i loro parenti, invece di essere considerati persone ferite da accogliere e accompagnare con percorsi di guarigione, sono stati tenuti a distanza». E «spesso purtroppo sono stati allontanati e persino additati come "nemici" della Chiesa e del suo buon nome».

Tornielli ribadisce che «è stato proprio Joseph Ratzinger il primo Papa ad incontrare più volte le vittime di abuso durante i suoi viaggi apostolici». È stato Benedetto XVI, «anche contro l’opinione di tanti sedicenti “ratzingeriani”», a «proporre, nel mezzo della bufera degli scandali in Irlanda e in Germania, il volto di una Chiesa penitenziale, che si umilia nel chiedere perdono, che prova sgomento, rimorso, dolore, compassione e vicinanza». Tanto che sul volo che lo portava a Lisbona, nel maggio 2010, lo stesso Benedetto XVI riconobbe che «le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa».

Per Tornielli comunque «le ricostruzioni contenute nel rapporto di Monaco, che – va ricordato – non è un’inchiesta giudiziaria né tantomeno una sentenza definitiva, aiuteranno a combattere la pedofilia nella Chiesa se non verranno ridotte alla ricerca di facili capri espiatori e di giudizi sommari». Infatti «solo evitando questi rischi potranno contribuire a una ricerca della giustizia nella verità e a un esame di coscienza collettivo sugli errori del passato».


DA SAPERE

È attesa per giovedì 27 gennaio la risposta dell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga alla pubblicazione, lo scorso 20 gennaio, del rapporto sugli abusi perpetrati all’interno della Chiesa diocesana. L’indagine, che ha riguardato il periodo compreso tra il 1945 e il 2019, è stata curata dallo Studio legale Westpfahl Spilker Wastl. Secondo l’inchiesta sarebbero 235 le persone responsabili di abusi e 497 le vittime, nel 60 per cento dei casi di età tra gli 8 e i 14 anni. Tra gli abusati la maggioranza (247) era di sesso maschile, mentre le femmine sono state 182 e in una settantina di casi l’identità non è stata accertata. La maggioranza dei crimini sarebbe stata commessa negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso. Fra i 235 abusatori, 173 erano sacerdoti. Il rapporto tira in ballo anche Joseph Ratzinger che per gli anni(1977-1982) in cui ha guidato la diocesi come arcivescovo è accusato di «comportamenti erronei in 4 casi».

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