venerdì 10 ottobre 2014
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Non di solo dibattito sulla Comunione ai divorziati risposati vive il Sinodo. Parola del cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila e uno dei presidenti delegati dell’assemblea in corso. «Questo avviene solo sui media – dice il porporato rispondendo alle domande dei giornalisti che lo “assediano” nella sede dell’Azione Cattolica, dove ieri sera ha preso parte all’incontro “In cammino con il Sinodo, organizzato dalla presidenza nazionale dell’Ac –. Noi parliamo anche di altro».Quali sono gli argomenti più trattati nel corso del dibattito?Ad esempio Il metodo e il linguaggio dell’evangelizzazione, l’antropologia, la cultura, i mass media, la povertà, l’ingiustizia le migrazioni il problema dei rifugiati. Tutti fattori che influenzano la vita interiore della famiglia e che vanno attentamente analizzati?Qualcuno immagina un clima di contrapposizione. Qual è in realtà l’atmosfera che si respira?Siamo tutti molto contenti della possibilità di esprimerci in totale libertà, con rispetto e con carità. Personalmente mi sento come uno studente e sto facendo esperienza della cattolicità della Chiesa. Ascoltare i vescovi dei cinque continenti è per me un’esperienza formativa e un arricchimento spirituale.Ma a prevalere è la linea della carità o quella della verità?Ambedue sono importanti. Non c’è carità senza verità. E non c’è verità senza carità. Prendere posizione a favore dell’una e contro l’altra è una falsa scelta. Del resto tutta la pastorale della Chiesa, non solo quella familiare, è basata su questo connubio tra carità e verità.Il cardinale prende poi posto al tavolo di presidenza e tiene il suo breve intervento. Richiama innanzitutto un passo del documento conciliare ad gentes in cui si sottolinea che ogni fedele laico ha il dovere di testimoniare con l’esempio e le parole l’uomo nuovo con cui è stato rivestito grazie al battesimo. «I laici dunque sono i primi evangelizzatori nell’ambito della vita coniugale e familiare. E la Chiesa ha il dovere di sostenerli», sottolinea il cardinale. Quindi pone l’accento sulle modalità della trasmissione della fede. «Gesù evangelizzava incontrando le persone, non annunciando una teoria. Noi dobbiamo fare lo stesso, riscoprendo la modalità di trasmissione della Buona Novella da persona a persona, da famiglia a famiglia». «Se ripenso alla mia esperienza – ricorda Tagle – mi accorgo che la bellezza della famiglia non l’ho imparata frequentando una scuola o un corso di formazione, ma guardando l’esempio dei miei genitori». Di qui la sua domanda: «Non è che forse il nostro modo di parlare del Vangelo è diventato impersonale e non favorisce più la costituzione della comunità?». Infine il porporato chiede di ripensare anche i linguaggi dell’evangelizzazione. «Abbiamo il linguaggio biblico, liturgico, musicale, artistico. Valorizziamo queste forme di espressione. Parlare ai cuori – sottolinea – per nutrire anche le menti. Il dibattito e la spiegazione, pur necessari, non potranno mai sostituire del tutto la manifestazione della verità. In sostanza bisogna mostrare la verità prima di spiegarla. E in questo senso molto importante è la testimonianza».Sono i temi del Sinodo. Quelli autentici. E così a chi gli chiede se i padri sinodali ritengono che si debba metter mano a una revisione della Humanae vitae di Paolo VI, Tagle risponde con arguzia: «Prima rileggiamola. Sono convinto che ci sono in giro molti cristiani che ancora non la conoscono. E comunque aspettiamo le conclusioni dell’assemblea». Sì, è proprio vero. Non di solo dibattito massmediale vive il Sinodo. Anzi, tutto il contrario.
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