mercoledì 23 marzo 2022
La cerimonia si terrà il 5 novembre. La gioia della famiglia cottolenghina: una grazia straordinaria. Festeggiati anche i 50 anni della missione di Tuuru, nella diocesi di Meru
Missionarie delle suore di San Giuseppe Cottolengo in Kenya

Missionarie delle suore di San Giuseppe Cottolengo in Kenya - Suore di San Giuseppe Cottolengo

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Suor Maria Carola Cecchin della Congregazione delle suore di San Giuseppe Benedetto Cottolengo sarà beatificata il 5 novembre a Meru, in Kenya, dove ha speso la sua vita per l’annuncio del Vangelo e la cura dei più fragili seguendo il carisma del fondatore.

L’annuncio della data della celebrazione (il decreto sulla beatificazione era stato promulgato lo scorso 13 dicembre) è stato dato l’11 marzo alla vigilia di un momento importante per tutta la famiglia cottolenghina (religiose, sacerdoti e fratelli): l’apertura in Kenya delle celebrazioni giubilari a 50 anni dal ritorno della presenza cottolenghina in Africa.

Una concomitanza che «ci sorprende e ci commuove», hanno sottolineato i tre superiori della Famiglia: madre Elda Pezzuto, padre Carmine Arice e fratel Giuseppe Visconti, «una delicatezza della Divina Provvidenza ». «Una grazia straordinaria – aggiunge padre Arice – che la Divina Provvidenza concede a tutta la famiglia cottolenghina presente in Africa e nel mondo come rinnovato richiamo al cammino di santità».

Ed è proprio per ripercorrere con riconoscenza per l’opera costante della Provvidenza quel cammino di servizio agli ultimi che da mezzo secolo la famiglia cottolenghina porta avanti in Africa, che per 4 giorni, dal 12 al 15 marzo, i tre superiori maggiori hanno voluto vivere in Kenya l’anniversario (con celebrazioni, un convegno e l’avvio di un pellegrinaggio dell’icona e di una reliquia del Cottolengo), all’insegna del tema 'Alla luce del Caritas Christi urget nos! Un cammino di gratitudine e profezia'.


La futura beata arrivò nel Paese africano nel 1905 Il primo gruppo di
missionarie delle suore di San Giuseppe Cottolengo in Kenya

Il loro arrivo presso la missione di Tuuru (diocesi di Meru), proprio l’11 marzo, nello stesso giorno in cui vi giunsero le prime religiose nel 1972. Erano partite da Torino a fine febbraio - salutate dalla superiora generale Madre Bianca Crivelli e dalla vicemadre suor Ines Sormani - suor Luigia Comi, suor Giuseppina Cibocchi, suor Piera Del Pero, suor Francesca Busnello e suor Giovanna Bortolin, e queste ultime due proprio per il giubileo vi sono tornate, ricordando quegli inizi e quel cammino fecondo avviato in terra africana che oggi vede la presenza della famiglia cottolenghina anche in Etiopia e Tanzania.

La presenza, avviata nel ’72, fu in realtà un ritorno perché un primo gruppo di 8 suore cottolenghine, volute dai Padri della Consolata, era partito nel 1903 e via via si erano aggiunte negli anni successivi altre consorelle (44 in totale) che vi restarono fino al 1925 quando il canonico Allamano diede inizio alla Congregazione Missionarie della Consolata.

Nel 1905, tra le religiose in partenza per il Kenya vi era anche suor Cecchin: catechista instancabile, cercava di lenire ogni tipo di miseria e sofferenza senza risparmiarsi. Morì il 13 novembre 1925 nel viaggio in piroscafo dell’ultimo gruppo di religiose che rientravano in Italia, terminando quella prima esperienza missionaria.

«La prima volta le religiose sono andate in Africa in aiuto ai Missionari della Consolata, su loro richiesta – sottolinea padre Arice –, mentre nel 1972, la decisione di partire per le terre africane fu presa dalla Piccola Casa stessa. Oggi i religiosi e le religiose cottolenghine con numerosi operatori e volontari laici là presenti, sulle orme di san Giuseppe Benedetto Cottolengo e come generosi testimoni della carità di Cristo, continuano ad operare nel servizio ai poveri, alle persone con disabilità, ai piccoli, agli allievi nelle scuole, nei dispensari, nelle parrocchie e negli ospedali». Un cammino che dunque ora, soprattutto nel continente africano, ha in suor Maria Carola un ulteriore modello da seguire: lei 'la cui vita', ha dichiarato uno dei testimoni della causa di beatificazione, «rispecchiava la carità che predicava».

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