sabato 17 febbraio 2018
Un libro il cardinale teologo offre tre criteri per leggere l’Esortazione postsinodale nei confronti delle unioni non pienamente coerenti con il matrimonio cristiano
I tre criteri per leggere Amoris laetitia
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Amoris laetitia è un testo che punta a diffondere coraggio e serenità nelle famiglie, «un liberante messaggio sulla gioia dell’amore». Si può e si deve discuterne, ma senza divisioni e senza contrapposizioni. Anzi avviando «discussioni fraterne», «con amichevole affetto per tutti coloro che sono di opinione diversa ». Vista la gamma molto ampia di argomenti affrontati dall’Esortazione postsinodale pensare che il dibattito si possa chiudere in breve sarebbe fuorviante e forse anche ingiusto. Il confronto è benvenuto, ma si deve portare avanti su un piano di rispettosa, reciproca attenzione.

L’indicazione arriva da un cardinale-teologo che è forse tra i più profondi conoscitori dell’Esortazione postsinodale. Walter Kasper, presidente emerito del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, non è soltanto uno dei teologi più ascoltati dal Papa, ma anche l’esperto a cui lo stesso Francesco ha affidato la relazione introduttiva al Concistoro del 21 febbraio 2014 sul 'Vangelo della famiglia'. Un intervento coraggioso che ha aperto la strada al dibattito sinodale ed è considerato una sorta di 'bozza' ideale di Amoris laetitia. Il saggio che arriva in questi giorni in libreria – Il messaggio di Amoris laetitia. Una discussione fraterna (Queriniana pagg.77, euro 10) a quasi due anni di distanza dalla pubblicazione del testo di papa Francesco, non intende affatto avere toni ultimativi ma offrire spunti di riflessione per orientare il dibattito in modo più razionale e meno violento. E Kasper per primo dà prova di riflessione dialogante. Certo, le opinioni, al solito, sono espresse in modo chiaro, sintetico, efficace, ma senza la pretesa di escludere altri contributi anche di segno diverso.

L’analisi abbraccia, in modo riassuntivo, l’intero percorso dell’Esortazione postsinodale, senza soffermarsi soltanto sulla solita diatriba - 'sì o no la comunione ai divorziati risposati'? - ma anche senza eludere il discorso. Proprio su questo tema il contributo di Kasper appare di profondo equilibrio e di grande finezza. Rispetta il pensiero autentico del Papa, senza pretendere di arruolarlo né tra i rigoristi né tra i lassisti. Ribadisce che il criterio di giudizio per tutte le situazioni critiche è quello del discernimento, che è segno di considerazione e gesto di prudenza. In qualche modo una conferma della risposta arrivata da Papa Bergoglio nel dialogo con i confratelli gesuiti durante il viaggio in Perù dello scorso 19 gennaio, l’esigenza cioè di superare la logica del 'fin qui si può, non qui non si può'.

Ogni situazione va contestualizzata, analizzata nelle sue premesse e nei suoi sviluppi, considerata alla luce delle particolari e uniche condizioni in cui si è concretizzata. Di fronte allora al dilemma di una coppia di divorziati risposati – per arrivare al contestato capitolo VIII – che si interroga sul senso del nuovo legame e sulla coerenza del proprio cammino di fede, Amoris laetitia – spiega Kasper – «non dà una concreta risposta diretta», soprattutto evita di entrare nella casistica che risulterebbe comunque incompleta, prescrittiva e quindi incapace di abbracciare tutte le possibilità. Offre però tre criteri di giudizio che il cardinale di origini tedesche sintetizza così. Il primo è quello dell’integrazione. Il Papa spiega con chiarezza che matrimoni civili, unioni di fatto e unioni tra persone omosessuali «non corrispondono alla visione cristiana del matrimonio», ma anche in queste situazioni possono esserci elementi positivi quando presentano «relazioni durature, in presenza di mutuo affetto e di un vincolo di fedeltà, di responsabilità e cura reciproca come la cura e l’educazione dei figli».

Matrimonio sacramentale e unioni irregolari (il Papa avrebbe posto l’aggettivo tra virgolette, Kasper non le usa) non sono sullo stesso piano, ma le persone coinvolte possono essere invitate a partecipare alla vita della Chiesa «verso la piena realizzazione dell’ideale». Il secondo criterio è il discernimento tra divieto oggettivo e colpevolezza soggettiva. Qui entra in gioco il ruolo della coscienza personale e di coppia, che secondo la visione di Francesco ha una dignità inviolabile.

La Chiesa, ha spiegato in Amoris laetitia, ha il compito di contribuire alla formazione delle coscienze, non di sostituirsi a un giudizio personale. Il terzo criterio è quello ispirato dall’amore e dalla misericordia che deve sempre guidare l’applicazione di una legge. Kasper spiega che in questo caso il riferimento va a Tommaso secondo cui «ogni legge generale è incompleta poiché non prevede tutte le circostanze concrete e pertanto non può in anticipo regolare concretamente tutte le situazioni».

C’è una differenza sostanziale da questa 'etica della situazione', ispirata dalla prudenza e la 'teologia delle situazioni' che pretenderebbe di ignorare la legge generale. In questa logica, osserva ancora il porporato teologo, «non si può condannare o escludere» una persona per sempre. Una svolta nella teologia morale? Kasper preferisce parlare di un «cambio di paradigma» nel solco della tradizione, «una sfida all’ulteriore riflessione teologica e a ripensare la prassi pastorale», un invito a recuperare «il carisma del discernimento spirituale» non per aprire «un’epoca di fatali conflitti, ma di una nuova gioia ( laetitia) nella Chiesa».

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