lunedì 17 giugno 2019
Presentato l'Instrumentum Laboris dell'appuntamento del prossimo ottobre: al centro l'impegno per le popolazioni indigene e la difesa dei loro diritti. Serve una conversione ecologica
Il Papa incontra alcuni indigeni in Perù, il 19 gennaio 2018 (Ansa/Ap)

Il Papa incontra alcuni indigeni in Perù, il 19 gennaio 2018 (Ansa/Ap)

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Amazzonia: un kairós per la Chiesa e per il mondo. È questo in estrema sostanza ciò che si vuole dalla prossima assemblea sinodale sull’Amazzonia. Il kairós della necessità di una “conversione ecologica” per la Chiesa, ma anche della sua “conversione pastorale”, per assumere la cura della casa comune come parte della sua missione evangelizzatrice e insegnare ai suoi fedeli dopo aver imparato dai popoli originari la base per una buona comprensione dell’ecologia integrale, la saggezza del vivere in armonia con il creato. In modo che così potrà essere in grado di svolgere la sua missione profetica anche davanti ai potenti di questo mondo, troppo spesso interessati a non rispettare la natura, a sfruttare e distruggere senza scrupoli l’ambiente e i popoli che lo abitano per l’avido accumulo di denaro, per la massimizzazione dei profitti a danno della vita di tutti.

Le linee guida del prossimo Sinodo sono contenute nell’Instrumentum laboris pubblicato e presentato oggi in Sala stampa vaticana: «Questo Sinodo ruota attorno alla vita, la vita del territorio amazzonico e dei suoi popoli, la vita della Chiesa, la vita del pianeta». È l’affermazione di sintesi di un documento che è frutto di un processo di ascolto iniziato con la visita di papa Francesco a Puerto Maldonado in Perù nel gennaio 2018 proseguito con la consultazione in tutta la regione amazzonica e conclusosi con la riunione del Consiglio presinodale dello scorso maggio, come ha sottolineato il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario del Sinodo dei vescovi nel corso della presentazione.

«Oggi la Chiesa ha l’opportunità storica di differenziarsi nettamente dalle nuove potenze colonizzatrici ascoltando i popoli amazzonici per poter esercitare in modo trasparente il suo ruolo profetico» si legge nell’introduzione al testo di 130 pagine che si compone di tre parti.

La prima è “La voce dell’Amazzonia”, che ha lo scopo di presentare la realtà del territorio della regione panamazzonica e dei suoi popoli. E inizia dalla vita e dalla sua relazione con l’acqua dei grandi fiumi che scorrono come vene della flora e della fauna del territorio, come sorgente dei suoi popoli, delle sue culture e delle sue espressioni spirituali, la vita e le culture di migliaia di comunità indigene, contadini, afro-discendenti, popolazioni che vivono sulle rive dei fiumi. «Il Rio delle Amazzoni è come un’arteria del continente e del mondo, scorre come vene della flora e della fauna del territorio, come sorgente dei suoi popoli, delle sue culture e delle sue espressioni spirituali. L’acqua è fonte di vita, ma anche connessione tra le sue diverse manifestazioni di vita, nella quale tutto è connesso», come si legge nella Laudato si’, citata ampiamente in tutto il documento: «Il fiume non ci separa, ci unisce, ci aiuta a vivere insieme tra culture e lingue diverse».

L’Istrumentum laboris riconosce così che «dobbiamo alle comunità aborigene la cura e la coltivazione dell’Amazzonia da migliaia di anni». I popoli indigeni hanno infatti una «saggezza ancestrale», uno stile di vita dove tutto è connesso: hanno il senso del legame alla trascendenza e alla natura, alla comunità e alla famiglia. Hanno una prospettiva della vita che si ripercuote sia sulla educazione che sulla salute, sia sul lavoro che sulla loro religiosità. Una vita minacciata però dalla distruzione e dallo sfruttamento ambientale, dalla sistematica violazione dei diritti umani fondamentali dei popoli originari, come il diritto al territorio, all’autodeterminazione, alla delimitazione dei territori. Minaccia che deriva da interessi economici e politici dei settori dominanti della società odierna, in particolare delle compagnie estrattive, provocando cambiamenti climatici dovute alla deforestazione che stanno portando l’Amazzonia a un punto di non ritorno, con migrazioni forzate della popolazione e inquinamento, che mette a rischio l’intero ecosistema.

È quanto si descrive nella seconda parte: “Ecologia integrale: il grido della terra e dei poveri” e si raccoglie poi nella terza e ultima parte che mette a fuoco le sfide e le speranze per una Chiesa dal volto amazzonico. In questo modo - si legge ancora nell’introduzione - «l’ascolto dei popoli e della terra da parte di una Chiesa chiamata ad essere sempre più sinodale, inizia entrando in contatto con la realtà contrastante dell’Amazzonia, piena di vita e di saggezza. Continua con il grido provocato dalla deforestazione e dalla distruzione estrattivista che esige una conversione ecologica integrale. E si conclude con l’incontro con le culture che ispirano nuovi cammini, sfide e speranze di una Chiesa che vuole essere samaritana e profetica attraverso la conversione pastorale». «La Chiesa deve incarnarsi nelle culture amazzoniche che possiedono un alto senso di comunità, uguaglianza e solidarietà, per cui il clericalismo non è accettato nelle sue varie forme di manifestarsi», ha spiegato il gesuita Humberto Miguel Yáñez, ordinario di teologia morale alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, dopo aver presentato la sintesi del documento. Oltre alla pluralità delle culture all’interno dell’Amazzonia, le distanze generano un problema pastorale che non può essere risolto con i soli mezzi meccanici e tecnologici.

«È necessario passare da una “Chiesa che visita” a una “Chiesa che rimane”, accompagna ed è presente attraverso ministri che emergono dai suoi stessi abitanti – ha rilevato Baldisseri –. È pertanto necessario promuovere vocazioni autoctone di uomini e donne in risposta ai bisogni di un’attenzione pastorale sacramentale; il loro contributo decisivo sta nell’impulso ad un’autentica evangelizzazione dal punto di vista indigeno, secondo i loro usi e costumi». Affermando che il celibato è un dono per la Chiesa, nel documento si chiede che, per le zone più remote della regione, si studi la possibilità di ordinazione sacerdotale di anziani, preferibilmente indigeni, rispettati e accettati dalla loro comunità, sebbene possano avere già una famiglia costituita e stabile, al fine di assicurare i sacramenti che edificano e sostengono la vita cristiana. Interpellato dei giornalisti riguardo all’assenza del termine “viri probati”, nell’Instrumentum laboris, Baldisseri ha risposto: «Mi sembra un’espressione un po’ abusata, è diventata quasi un mito. Non è detto che si debba utilizzare lo stesso termine, per indicare la possibilità di ordinazioni sacerdotali per persone anziane che pure sono costituite in famiglia». «Nessuno vuole mettere in discussione il celibato», ha precisato da parte sua riguardo, monsignor Fabio Fabene, sottosegretario del Sinodo dei vescovi. Quanto al ruolo della donna è richiesto di identificare il tipo di ministero ufficiale che può essere conferito alle donne, tenendo conto del ruolo centrale che esse svolgono oggi nella Chiesa in Amazzonia.

Le tappe

1. Il Pontefice convoca l’Assemblea
È il 15 ottobre 2017 quando papa Francesco annuncia all’Angelus la decisione di convocare un Sinodo speciale dei vescovi per la regione panamazzonica indicando come obiettivo quello di «trovare nuove vie per l’evangelizzazione di quella porzione del popolo di Dio, in particolare le persone indigene, spesso dimenticate e senza la prospettiva di un futuro sereno, anche a causa della crisi della foresta amazzonica, polmone di fondamentale importanza per il nostro pianeta». Il Sinodo si terrà nell’ottobre 2019.

2. Il Consiglio presinodale
L’8 marzo 2018 viene nominato dal Papa il Consiglio presinodale composto da 18 membri. Oltre al Segretario generale, cardinale Lorenzo Baldisseri, fanno parte del Consiglio fra gli altri il cardinale Cláudio Hummes, arcivescovo emerito di San Pablo in Brasile, presidente della Rete ecclesiale panamazzonica, il cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per lo sviluppo umano integrale, il cardinale Carlos Aguiar Retes, arcivescovo di Città del Messico, il cardinale Pedro Ricardo Barreto Jimeno, arcivescovo di Huancayo in Perù, vicepresidente della Rete ecclesiale panamazzonica.

3. Il Questionario di preparazione
L’8 giugno 2018 la Sala Stampa vaticana diffonde il Documento preparatorio del Sinodo sul tema “Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale”. Il testo si conclude con una serie di domande che formano il Questionario «indirizzato ai pastori affinché vi rispondano consultando il Popolo di Dio», si legge. Il Documento analizza l’«identità e grido dell’Amazzonia», la varietà socio-culturale della regione, l’identità dei popoli indigeni, la giustizia e i diritti dei popoli. Poi si sollecita una «conversione pastorale ed ecologica» guardando alla sfida di «annunciare il Vangelo di Gesù in Amazzonia». Infine si propongono «nuovi cammini per una Chiesa dal volto amazzonico».

4. A ottobre si terrà l’evento
Il 25 febbraio 2019 la Segreteria generale del Sinodo dei vescovi comunica che l’Assemblea speciale sull’Amazzonia si svolgerà da domenica 6 a domenica 27 ottobre 2019.

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