venerdì 26 ottobre 2012
Di fronte alla sfida della secolarizzazione, nella Chiesa «non c'è spazio per il pessimismo» e deve prevalere un atteggiamento di «sereno coraggio» nello «sguardo sul mondo contemporaneo». È quanto scrivono gli oltre 200 vescovi di tutto il mondo presenti al Sinodo sulla nuova evangelizzazione, che ha presentato ieri il suo messaggio finale "al popolo di Dio".
Il testo del Messaggio finale 
INTERVISTA Il card. Betori: Chiesa ha il coraggio di essere testimone di Gianni Cardinale
EDITORIALE L'acqua nuova del Vangelo per un mondo assetato di Gennaro Matino
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È un Messaggio caratterizzato da un tono «esortativo» e «soprattutto incoraggiante» quello diffuso ieri dal Sinodo per la nuova evangelizzazione. Lo ha sottolineato il cardinale arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori presentando ai giornalisti il testo appena approvato «per acclamazione» dai padri Sinodali. Alla conferenza stampa oltre al porporato, che è il presidente della Commissione per il Messaggio, hanno perso parte anche il cardinale designato e arcivescovo di Manila, Luis Antonio Tagle, e dall’arcivescovo di Montpellier e segretario generale del Sinodo, monsignor Pierre Marie Carré.Il cardinale Betori ha sottolineato come per la prima volta in questo tipo di documento ci siano messaggi rivolti specificatamente ai vari Continenti. Il porporato ha poi fatto notare come il linguaggio usato sia più biblico che teologico e a chi ha voluto evidenziare lo scarso spazio dedicato nel Messaggio alla «pietà popolare» ha risposto che in effetti nel corso del dibattito sinodale si è parlato molto di più del ruolo della parrocchia per la nuova evangelizzazione.Rispondendo dunque ad una domanda sull’umiltà della Chiesa, l’arcivescovo Tagle da parte sua ha affermato che «per la Chiesa l’umiltà non è una strategia: è il modo di essere di Gesù. È il modo in cui Dio ha manifestato se stesso a noi in Gesù». Quindi, ha avvertito, «non penso che abbiamo scelta diversa che essere umili». Dall’arcivescovo di Manila è arrivata anche una sottolineatura sul ruolo dei migranti come promotori di evangelizzazione. Un aspetto che lui stesso ha potuto apprezzare anche celebrando la Messa a Roma per la folta comunità dei suoi connazionali che lavorano nella Città Eterna. «Ho accolto con stupore – ha poi detto monsignor Tagle – le osservazioni sulle paure di essere in decrescita, sul numero dei praticanti, sulla reale influenza: io vengo dall’Asia e mi sono detto "noi non siamo mai stati maggioranza, per noi è vita normale essere minoranza, e in questa fede esprimiamo gioia, essere minoranza è nella nostra memoria sociale e da noi la Chiesa è viva anche se non è maggioranza"».Il cardinale Betori ha poi ribadito che per quanto riguarda la pastorale dei divorziati risposati la linea è quella segnata dal Papa all’Incontro mondiale delle famiglie di Milano: accoglienza piena ma senza cambiamenti nella disciplina sacramentale.L’arcivescovo di Firenze ha infine voluto evidenziare come il capitolo sette del Messaggio sia dedicato a «Evangelizzazione, famiglia e vita consacrata». E che l’accostamento tra famiglia e vita consacrata non è casuale. Nel senso che nella sua predicazione la Chiesa deve sì indicare la «vita buona» del Vangelo, che «ha il suo luogo germinale nella famiglia». Ma deve anche ricordare che il Vangelo è «rivelazione del destino ultimo della persona che rende relative tutte le cose buone di queste terra, che restano buone ma sono relative, perché di assoluto c’è solo Dio». E il segno di tutto questo nella vita della Chiesa lo danno coloro che consacrano tutta la loro esistenza nei consigli evangelici, povertà, castità e obbedienza.
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