sabato 18 maggio 2013
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Alle sei e un quarto di sera il sacrestano accende le candele sotto all’altare della Madonna. Dalla città i fedeli arrivano alla spicciolata. Quando inizia il Rosario sono in tanti, fra i banchi, in una sera di maggio. Le Ave Marie colmano la navata sotto alla statua della Madonna, serafica e regale con il suo Bambino in braccio che regge come un giocattolo, nelle mani paffute, il mondo. Poi, quando dalla penombra della chiesa aragonese esci all’aperto, in basso, in fondo alla grande scalinata chiara ti si para davanti il blu profondo del Mediterraneo: come disteso ai piedi di una regina.La Madonna di Bonaria è la patrona della Sardegna, da secoli profondamente amata dagli isolani. Qui verrà il Papa il prossimo 22 settembre, come ha promesso. «È andata così – racconta con semplicità il rettore del santuario, il Mercedario padre Giovannino Tolu, 73 anni, che vive qui con sette fratelli – dalla città di Buenos Aires ci avevano chiesto una copia della statua della nostra Madonna. Nel frattempo i vescovi sardi erano in partenza per la visita ad limina a Roma. Noi del convento abbiamo imbarcato la statua su un traghetto, e mercoledì all’alba eravamo in San Pietro. C’era così tanta gente, e non sapevamo neanche come passare. Infine siamo riusciti a entrare in Vaticano, e Papa Francesco ha benedetto la statua. E, ben sapendo che il nome della città di Buenos Aires fu dato dai conquistadores spagnoli in onore della nostra Madonna di Bonaria, ha promesso: "A settembre, verrò"». Mancava però la data esatta... Fino a ieri: ricevendo i nove vescovi dell’isola, Francesco si è rivolto a monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari: «Vi andrebbe bene domenica 22 settembre?». È stato lui, il Papa, a chiedere la disponibilità dei vescovi sardi, non viceversa: «Un gesto di attenzione e di delicatezza indicibile», commentava ieri Miglio alla Radio Vaticana.Papa Francesco andrà dunque a visitare una Madonna di mare, che dal mare è venuta, e dal mare da secoli protegge e salva chi la invoca. La tradizione è affascinante. Il 25 marzo 1370 una nave proveniente dalla Spagna al largo di Cagliari si trovò in una terribile tempesta. Il capitano ordinò che si gettasse tutto il carico, nel disperato tentativo di salvare l’equipaggio. Di quanto venne buttato a mare, solo una grande cassa di legno restò a galla. La nave, ingovernabile al timoniere, si mise da sé a seguire la rotta tracciata dalla cassa misteriosa e approdò così, salva, a Cagliari. Ma quella cassa era pesantissima, e dalla spiaggia nessuno la riusciva a spostare. Solo i frati Mercedari, insediati nel convento della cittadella fortificata aragonese, riuscirono a sollevarla e a aprirla. Dentro, c’era una bellissima statua della Madonna col Bambino.La Madonna venuta dal mare divenne rapidamente cara ai sardi dei tempi antichi, per i quali il mare rappresentava soprattutto un’insidia, solcato com’era dai Mori. E il rapporto di amore e timore con quel mare color blu profondo si snodò, nei secoli, attorno a questa Madonna. Lo testimoniano le centinaia e centinaia di ex voto d’argento che costellano l’ingresso del santuario; e gli ex voto dei poveri, dipinti a mano, nel museo. Mille rappresentazioni di navi sul punto di essere sommerse dai flutti, e miracolosamente salve; e ancore, e bussole, e remi. (Nel museo c’è perfino un remo fatto con un osso di bue, col quale un naufrago riuscì a arrivare a terra; e fa pensare come quei lontani naufragi ci siano oggi ancora contemporanei, nelle tragedie dei clandestini).Ma la reliquia che più colpisce è la cassa, la grossa cassa di legno di faggio e carrubo che, secondo la ricognizione canonica del vescovo monsignor Rossello del 1529, custodiva la misteriosa statua. Il legno è spesso cinque centimetri, e ancora robusto, anche se qua e là consunto da mille e mille mani che lo toccarono e ne strapparono schegge come reliquie. Da dove veniva, dove doveva andare quella Madonna, dalla Spagna? Il mare, comunque, la depositò sotto alla collina di Bonaria, cioè dell’«aria buona».Nel Settecento il piccolo santuario aragonese fu affiancato da una basilica, grande abbastanza per accogliere la folla che accorreva nei giorni di festa. E ora il santuario con la sua antica torre aragonese se ne sta come appoggiato alla basilica; cuore antico di Cagliari che, sotto, si allarga con il suo porto.La Madonna di Bonaria è andata in giro in questi decenni, forse a cercare chi tardava a andarla a trovare. Nel chiostro sono esposte le immagini della peregrinatio del 1948 per i villaggi dell’isola: una Sardegna antica, rurale, con le donne in nero, le bambine in bianco con le ali da angelo, e la statua sui carri trainati dai buoi. In anni recenti invece la Madonna ha compiuto il periplo dell’isola, viaggiando per mare.Chi viene a trovarla, oggi, sale pochi scalini dietro all’altare e arriva proprio davanti a lei, chiusa nella teca di cristallo in cui è protetta dalle troppe mani che la vorrebbero accarezzare. E noti che il manto dorato, nei secoli, da quelle mani è stato consunto, e che perfino da una fessura della teca qualcuno ha infilato suppliche, fittamente scritte a mano. I fedeli salgono, sostano e ridiscendono, dopo avere a lungo fissato quel volto sereno, quella mano che regge una candela accesa come, narra la leggenda, già faceva la statua che venne dal mare, quando fu aperta la cassa. (La struttura di questo altare ricorda quella del santuario di Montserrat, dove pure i fedeli salgono all’altare, a toccare. Il vincolo della Sardegna con la Spagna è antico, e ritorna, nei secoli, perfino nel modo di pregare).Ma cosa chiede il popolo della Sardegna, a questa sua Madonna? Grazie, e guarigioni, e speranza, come testimoniano gli ex voto, anche recenti. Come quello del ciclista Davide, che ringrazia perché nel 2010 si svegliò da cinque settimane di coma; come quello della bambina Gloria, che pure riaprì gli occhi dieci giorni dopo un grave incidente, quando ormai si cominciava a disperare. L’abbondanza di ex voto, di stampelle ormai inutili, di gioielli donati per grazia ricevuta che costellavano le antiche vesti della Madonna, impressiona. Impressiona, questo infinito ripetersi di «grazie!» sui muri.Nel convento dei Mercedari c’è l’appartamento detto dei Papi. Un salotto, una sobria camera da letto. Di qui sono passati tutti gli ultimi pontefici: Paolo VI nel 1970, Giovanni Paolo II nel 1985, Benedetto XVI nel 2008. Francesco ora ha promesso, e qui lo aspettano. Lo aspetta il santuario chiaro che da lontano annuncia ai naviganti che la Sardegna è vicina, con un porto sicuro; quello dove nei secoli sono approdati tanti vascelli e navi miracolosamente reduci da tempeste; e dove, grati, i naviganti hanno lasciato alla Madonna i loro tesori.
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