venerdì 15 marzo 2013
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​Non nasconde la sua gioia padre Antonio M. Grande, il rettore della Chiesa nazionale argentina di Roma dedicata alla Beata Vergine Addolorata, per l’elezione dell’arcivescovo di Buenos Aires al soglio pontificio. Nei suoi occhi anche la speranza di poterlo incontrare presto in questa chiesa che ogni prima domenica del mese raccoglie gli argentini che vivono nella Capitale.Padre Antonio non si aspettava questa elezione: «Stavo ritornando a casa e mi è stato riferito della fumata bianca. Non immaginavo che il nome pronunciato poco dopo dal protodiacono fosse quello del cardinale Bergoglio». Ora, dice, c’è tanto bisogno di preghiera perchè «sappiamo la responsabilità che avrà di fronte a Dio e agli uomini è grande». Nello stesso tempo si dice «fiducioso»: Papa Francesco è «uomo di Dio, saggio, con la capacità di ascoltare. Perciò può far bene alla Chiesa di Roma, alla chiesa argentina e alla Chiesa universale».Padre Antonio ha conosciuto personalmente il neo pontefice. È stato infatti inviato a Roma proprio dal cardinale Bergoglio per dirigere la Chiesa nazionale sita nel quartiere Trieste di Roma e che oggi accoglie 18 sacerdoti argentini che studiano nelle università pontificie. «Ho potuto sperimentare la sua paternità, la sua capacità di accoglienza e di conciliazione – dice –. Lo abbiamo visto ieri sera (mercoledì per chi legge, ndr) quando si è affidato alla preghiera di tutti noi come un padre di famiglia». In questa veste «potrà fare bene alla Chiesa e lui non dimenticherà il suo ruolo di parroco e di vescovo anche se ora lo è dell’intera chiesa mondiale».In Argentina era facile, racconta il sacerdote, trovarlo nelle parrocchie come un semplice fedele: «Arrivava spesso senza alcun avviso». Uomo di dialogo non solo con i preti della propria diocesi ma anche con chi confessa una fede differente. Buono infatti il suo rapporto con le altre confessioni religiose, promuoveva e partecipava agli incontri ecumenici ed interreligiosi con l’unico scopo di «trovare nell’altro il volto di Dio Padre». Ma come è stata accolta dalla comunità questa nomina? «Con gioia, tanta gioia come testimoniano le tante telefonate e le visite ricevute da ieri sera qui alla Chiesa». Domenica sarà celebrata una messa di ringraziamento e sono attesi molti argentini. Il sacerdote, ci fa capire, farà presto pervenire un invito al Papa a visitare, quando vorrà, questa Chiesa di Roma.Fondata, nei primi anni del secolo scorso dal sacerdote argentino monsignor José León Gallardo grazie alle donazioni dei vescovi argentini, prima chiesa nazionale sudamericana a Roma, fu inaugurata il 1 novembre del 1930 ed affidata, nel 1965 ai sacerdoti diocesani argentini. Precedentemente è stata retta dai padri Mercedari. Per gli argentini che vivono in Italia «sarà un riferimento certo e sicuro», aggiunge padre Antonio, perché sarà capace di «farsi amare, di rafforzare l’ascolto della Parola per una vita cristiana più coerente». Punto di riferimento sarà anche per gli italiani che vivono in Argentina: «Ne sono convinto perché anche loro lo amavano e da figlio di migranti avrà sicuramente una attenzione al mondo delle migrazioni per una maggiore accoglienza ed integrazione nei paesi di arrivo».
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