giovedì 5 marzo 2020
Non solo denaro: la Congregazione per le Chiese orientali invita anche ad adottare nella preghiera un fratello in Medio Oriente.
Papa Francesco e il patriarca Bartolomeo al Santo Sepolcro

Papa Francesco e il patriarca Bartolomeo al Santo Sepolcro - Ansa / Epa

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«Gesù sarà in agonia fino alla fine del mondo; non bisogna dormire durante questo tempo». Inizia con questo bellissimo aforisma di Blaise Pascal (1623-1662), tratto dai suoi celebri Pensieri, il tradizionale appello per la Colletta dei cristiani in Terra Santa firmato dal cardinale argentino Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali.

La Colletta per la Terra Santa, raccolta durante il Venerdì Santo, è la fonte principale per il sostentamento della vita che si svolge intorno ai Luoghi Santi, oltre a essere lo strumento che la Chiesa si è data per mettersi a fianco delle comunità cattoliche del Medio Oriente.

San Paolo VI, attraverso l’Esortazione apostolica Nobis in animo del 1974, diede una spinta decisiva in tal senso. «Già san Paolo – ricordava Montini in quel documento – prese a cuore la sorte dei fedeli della Palestina e si fece zelante promotore di una colletta per coloro che, tra i fedeli di Gerusalemme, erano poveri. Il suo appello fu accolto con generosità dalle Chiese della Macedonia, dell’Acaia. Ognuno dei cristiani, nella misura delle sue disponibilità, stabilì di inviare soccorsi ai fratelli che risiedevano in Giudea».

La Custodia francescana attraverso la Colletta può portare avanti la missione a cui è chiamata: custodire le pietre della memoria ma anche le “pietre vive” di Terra Santa, attraverso il mantenimento di strutture pastorali, educative, sanitarie e sociali.

I territori che beneficiano in diverse forme della Colletta sono: Gerusalemme, Palestina, Israele, Giordania, Cipro, Siria, Libano, Egitto, Etiopia, Eritrea, Turchia, Iran e Iraq.

Di norma la Custodia di Terra Santa riceve il 65% della Colletta, mentre il restante 35% va alla Congregazione per le Chiese orientali, che lo usa per la formazione dei seminaristi, il sostegno del clero, l’attività scolastica, la formazione culturale e i sussidi alle diverse circoscrizioni ecclesiastiche.

«La frase di Pascal» scrive Sandri nel suo appello, «ci richiama il mistero della lotta e della sofferenza del Redentore», ma «sottolinea anche il fatto che il Cristo si identifica con l’agonia e la sofferenza di coloro che nella storia sembrano non conoscere altro che un interminabile Venerdì Santo: le persone provate dalla solitudine, dalla guerra e dalla fame, dal rifiuto e dall’abbandono».

E il pensiero del cardinale va all’oggi: «Voi ben sapete quali dure prove abbia subìto lungo i secoli la Chiesa che vive in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente. Quelle prove ancora non sono finite: la tragedia della continua e progressiva riduzione del numero di fedeli locali, può comportare il conseguente rischio di veder scomparire le diverse tradizioni cristiane che risalgono ai primi secoli. Lunghe e logoranti guerre hanno prodotto e continuano a produrre milioni di rifugiati e condizionano fortemente il futuro di intere generazioni, che si vedono private dei beni più elementari come il diritto a un’infanzia serena, a un’istruzione scolastica organica, a una giovinezza dedita alla ricerca di un lavoro, alla formazione di una famiglia, alla scoperta della propria vocazione, a una vita adulta operosa e dignitosa e a una vecchiaia serena».

L’appello è quindi partecipare anche quest’anno a una Colletta essenziale per «provvedere a un’educazione di qualità attraverso le scuole, che sono fondamentali per salvaguardare l’identità cristiana e per costruire una convivenza fraterna specialmente con i musulmani»; per «mettere a disposizione case per i giovani che desiderano formare una nuova famiglia, così come per creare opportunità di lavoro»; per «provvedere un aiuto materiale concreto lì dove si presentano forme di povertà endemica, come pure bisogni sanitari ed emergenze umanitarie legate ai flussi di rifugiati»; e ovviamente essenziale per la «cura dei Santuari».

Cosa è stato fatto grazie alla colletta

Betlemme, Casa del fanciullo: per 27 bambini di cui 10 interni in difficoltà sociale. Rinnovo del riscaldamento».

«Betania: in corso il restauro e la valorizzazione dei resti bizantini e medievali del convento attraverso il recupero delle aree degradate; formazione e impiego di 10 giovani palestinesi al restauro; sostegno alle attività imprenditoriali della locale associazione femminile; progetto didattico con le scuole primarie per la conoscenza dei siti religiosi e archeologici locali».

«Libano: accoglienza e sostegno temporaneo per 14 famiglie irachene a Deir Mimas e oltre 47 nella zona di Harissa e Jounieh. Aiuto scolastico per 28 bambini iracheni e giovani iracheni a Deir Mimas, oltre 35 nella zona di Harissa e quasi 65 a Jounieh. Aiuto a giovani siriani a Jounieh e Beirut in numero di 40».

È fatto di note così, chiare e sintetiche, il «Rapporto sommario della Custodia di Terra Santa su progetti e opere realizzati con la Colletta 2018/2019». Rapporto che per essere «sommario» dà un’idea suggestiva di come il denaro raccolto nelle chiese di tutto il mondo il Venerdì Santo abbia ricadute concrete sulla vita di migliaia di persone e in generale sulla presenza cristiana nei Luoghi Santi.

Le opere elencate sono state realizzate in primis con i soldi della Colletta, ma anche grazie alla raccolta fondi della Franciscan Foundation for the Holy Land, dell’Associazione pro Terra Sancta e con il contributo di altri donatori privati e istituzionali, così come con gli introiti delle attività svolte dalla Custodia. Un elenco che è diviso in quattro grandi aree: opere rivolte ai pellegrini; opere rivolte a favore della comunità locale; altre opere – Giordania, Libano, Siria e Rodi; stipendi ordinari della Custodia.

Adottiamo nella preghiera un fratello in Medio Oriente

La Congregazione per le Chiese orientali nel suo comunicato fa un’importante sottolineatura: «La generosità dei fedeli cattolici, espressa dalla Colletta, verso i loro fratelli e sorelle del Medio Oriente può risolvere tanti problemi, ma la preghiera e il sostegno morale sono ancora più necessarie».

Si invita pertanto ogni fedele «ad “adottare” anche se non ne conosci il nome, un cristiano del Medio Oriente, pregando per lui/lei durante tutto l’anno 2020».

Quindi si cita ciò che disse papa Francesco durante l’udienza concessa ai partecipanti della Riunione opere aiuto Chiese Orientali (Roaco) del giugno 2019: il «grido di molti che in questi anni sono stati derubati della speranza» deve arrivare al nostro orecchio per aprire il nostro cuore per essere solidali con loro, «manifestando il volto della Chiesa e contribuendo a renderla viva, in particolare alimentando la speranza per le giovani generazioni».


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