lunedì 14 novembre 2016
"E' immaginaria ma la Misericordia è reale" dice padre Torres.
La base argentina La Esperanza.

La base argentina La Esperanza.

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Per chiuderla non è stata necessaria alcuna pressione fisica. Come è avvenuto per aprirla. La Porta della Misericordia di San Francesco d’Assisi – la prima cappella cattolica costruita fra i ghiacci dell’Antartide - è immaginaria. Nel parallelepipedo scarlatto che ospita la chiesa non c’è altra apertura che l’ingresso e le poche finestre. Però il sacerdote Leónidas Adrián Torres è certo che il Giubileo sia ovunque. Anche qua, “alla fine del mondo”. Dove il vento gelido arriva a soffiare a 200 chilometri all’ora. E la neve ricopre perennemente la terra dove vive una sessantina di persone tra civili e militari della base argentina La Esperanza.

Anzi, proprio in questa periferia ibernata di quaranta container rossi, l’Anno della Misericordia ha provocato un terremoto spirituale. Tanti, anche per il legame particolare che lega la Esperanza al Pontefice connazionale, hanno ripreso le pratiche religiose. E San Francesco ha dovuto moltiplicare i servizi: comunioni, battesimi, matrimoni. Un “surplus di lavoro” che padre Leónidas Adrián è felice di compiere. Anche se per svolgerlo deve fare su e giù dal Continente in aereo. Il primo sacerdote a raggiungere l’Antartide - un gesuita – arrivò a bordo di una nave di carico e, appena sceso, piantò sulle isole Oracadas del Sur una croce di otto metri d’altezza.

Era il 20 febbraio 1946, sei anni prima che fosse costruita la base. Quest’ultima fu fondata il 17 dicembre 1952 dalla squadra del capitano Jorge Edgar Leal. “Il giorno del compleanno di papa Francesco”, sottolinea padre Leónidas Adrián. Dal 2013, i due eventi – genetliaco della base e del Pontefice – vengono celebrati insieme sulla baia, gremita di pinguini. La Chiesa è una presenza antica in queste terre estreme. Qua sono passati il salesiano Juan Monicelli, che inaugurò la base General Martín, a 187 chilometri dal circolo polare, il gesuita italiano Bonaventura de Filippis e lo scalabriniano Tarcisio Rubín di cui è in corso la causa di beatificazione. Ognuno ha lasciato un segno materiale: una croce, un’icona, una cappella.

L’ultima costruzione religiosa risale al 5 marzo 2014, quando, nella base Marambio, è stato inaugurato il campanile più australe del pianeta. Quel giorno, Bergoglio chiamò da Roma fino alla “fine del mondo”. A sorprendere, però, è il fervore con cui è stato vissuto l’Anno Santo. Radio Arcangel Gabriel, l’unica cattolica del Continente, ha organizzato una serie di trasmissioni ad hoc sulla misericordia, raggiungendo un record di ascolti. “Ora noi sacerdoti dobbiamo aiutare la gente affinché continui questa primavera”, sottolinea padre Leónidas Adrián. Quest’ultima parola fa sorridere dato l’inverno infinito di La Esperanza, dove un cartello ricorda: “Restare è un atto di sacrificio”.

Eppure – ripetono vari fedeli – la primavera c’è. Lo dimostrano gli addobbi nella cappella di San Francisco. Qualche giorno fa, si è celebrato l’ennesimo battesimo. I protagonisti erano già pre-adolescenti, hanno deciso però di chiedere il sacramento, con il consenso dei genitori, prima che terminasse l’Anno Santo. “Magari la Porta Santa è immaginaria – conclude il sacerdote -. Ma la misericordia è reale. E produce molto frutto”.

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