venerdì 2 giugno 2017
Avvenire, compagno di viaggio indispensabile che aiuta a vincere l'informazione superficiale e ideologizzata. Il messaggio di monsignor Gian Carlo Perego alla sua nuova diocesi di Ferrara-Comacchio.
«Buona informazione, non carta straccia: ecco perché leggo Avvenire»

Agenzia Romano Siciliani/s

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Il Concilio Vaticano II ricorda che «tra le cose meravigliose» («inter mirifica») su cui le nostre comunità possono contare non si deve dimenticare la stampa, oggi Avvenire. Le ragioni che fanno di Avvenire uno strumento utile e importante nel panorama editoriale sono diverse: la puntualità dei commenti, le pagine che ci aiutano a respirare cattolicità, la ricchezza culturale, la disamina economica e sociale, il coraggio di alcune prese di posizione su fatti quotidiani. Ma credo che ciò che rende Avvenire una «cosa meravigliosa» sia soprattutto la possibilità che offre quotidianamente di formare un’opinione pubblica nella Chiesa. In un tempo dove il rischio di ritorno all’individualismo, al consumismo, all’indifferenza religiosa o al tradizionalismo spiritualista – come ricordano i vescovi italiani nel documento «Educare alla vita buona del Vangelo» – contribuire con un giornale a formare un’opinione pubblica è un atto di coraggio nella Chiesa. Andare in piazza, in periferia, come entrare nel dibattito politico, economico e sociale o partecipare alla vita della Chiesa in Italia, seppur attraverso le pagine di un quotidiano, tenendo sullo sfondo le parole e i fatti di un movimento cattolico – con figure eminenti anche in terra ferrarese e comacchiese – che ha contribuito a costruire la democrazia di questo Paese, significa offrire opportunità e strumenti di discernimento, per scelte responsabili. E questo insieme, perché Avvenire è di tutti. Come comunità, come Chiesa.

Un legame tra Chiesa e mondo

Per queste ragioni, desidero sottolineare con decisione il valore di un quotidiano che non solo per la Chiesa in Italia, ma anche per la nostra Chiesa e la nostra terra rimane ancora – a quasi cinquant’anni dalla sua nascita – dono importante da non trascurare e sottovalutare. Soprattutto perché oggi è facile accontentarsi di un’informazione immediatamente accessibile, agile, forse anche graficamente più accattivante, ma spesso povera di contenuti, talora anche disorientante, per non dire falsa: «carta straccia» osa chiamarla un saggista e storico del giornalismo. E nutrirsi, come cattolici, giorno per giorno, di «carta straccia», di «carte false» significa tradire, perdere la verità, ma soprattutto non costruire un legame stretto tra Chiesa e mondo che orienti le nostre scelte, le decisioni, il cammino sinodale a cui papa Francesco ci ha esortato nel suo discorso al Convegno ecclesiale di Firenze.

Riferimento su temi decisivi

Ci sono, poi, alcuni temi che molte volte sono trattati sulle pagine dei quotidiani, ma troppe volte sono orientati ideologicamente. Per questi temi – come la famiglia, la vita, la povertà, la religiosità, la cooperazione, i giovani, i migranti – da sempre ho trovato e consiglio nel quotidiano Avvenire come «compagno di viaggio» che aiuta a coniugare verità, approfondimento, esperienze. Senza un’opinione pubblica nella Chiesa ben orientata ed educata – e a questo serve soprattutto il quotidiano – il rischio è di servire una politica ideologica, un’economia del profitto, una finanza senza scrupoli, chiusure e nazionalismi di ritorno, una cultura dell’effimero, senza memoria. Ieri a Milano e Bologna – dove sono le sue origini – il quotidiano era espressione di solidarietà e di libertà. Oggi nei territori emiliano-romagnoli leggere Avvenire significa respirare aria di una Chiesa libera e solidale, aperta, attenta ai più deboli, che guarda al nostro territorio e al mondo. Mi auguro che con voi, sempre più numerosi lettori, si possa condividere a Ferrara, a Comacchio e in tutte le parrocchie del territorio diocesano questo sguardo di Chiesa, con gli occhiali di un giornale che allarga la vista sulla cronaca e la storia della vita degli uomini di oggi, con gioia e speranza, solidarietà e responsabilità. Indebolire questo sguardo, far tacere questa voce, significherebbe impoverire il nostro cammino di Chiesa, spegnere una luce sul mondo, lasciare ancora più soli i più poveri. Non possiamo rinunciare a questa «cosa meravigliosa». Non possiamo rinunciare ad Avvenire.
*arcivescovo di Ferrara-Comacchio

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