lunedì 16 marzo 2020
Colpevole di abusi su decine di minori nella diocesi di Lione. Alcune vittime coinvolsero anche il cardinale Barbarin per mancata vigilanza
L'ex prete Bernard Preynat, 75 anni, è stato condannato a cinque anni di detenzione, senza mandato immediato di carcerazione, per gli abusi commessi su decine di minori nei due decenni anteriori al 1991

L'ex prete Bernard Preynat, 75 anni, è stato condannato a cinque anni di detenzione, senza mandato immediato di carcerazione, per gli abusi commessi su decine di minori nei due decenni anteriori al 1991 - Ansa

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In una Francia dove la crisi del coronavirus paralizza gran parte dell’attività giudiziaria, un atteso verdetto ha richiamato ieri l’attenzione sugli sforzi congiunti per liberare la Chiesa dal flagello della pedofilia. L’ex prete Bernard Preynat, 75 anni, è stato condannato a cinque anni di detenzione, senza mandato immediato di carcerazione, per gli abusi commessi su decine di minori nei due decenni anteriori al 1991, quando era cappellano dei gruppi scout a Sainte-Foy-lès-Lyon, nell’arcidiocesi di Lione. La Procura presso il Tribunale di Lione aveva chiesto una pena di otto anni.

Alla lettura del verdetto, pronunciato a porte chiuse per via delle disposizioni sanitarie in vigore, l’ex cappellano dimesso dallo stato clericale si è mostrato impassibile. Alle nove vittime che hanno testimoniato al processo, l’ex sacerdote aveva chiesto perdono, dichiarando di non aver perpetrato abusi dopo il 1991. In certi casi, già all’epoca, Preynat si disse colpevole in lettere manoscritte inviate ai genitori di alcune vittime. Ma quelle missive non innescarono denunce all’autorità giudiziaria. Per la Chiesa francese, impegnata nella lotta alla pedofilia, si tratta di una nuova tappa simbolica. Gli abusi di Preynat avevano innescato pure un altro processo, per omessa denuncia, contro i maggiori responsabili dell’arcidiocesi di Lione, a cominciare dal cardinale Philippe Barbarin. Un processo parallelo che si è già chiuso lo scorso 30 gennaio con l’assoluzione del pastore, ma che ha spinto comunque il porporato a voler dare l’esempio presentando nuovamente le proprie dimissioni dalla carica di arcivescovo di Lione, accettate da papa Francesco.

«Le imputazioni di cui sono divenuto l’oggetto, in parte compresibili, ma pure ingiuste e talvolta menzognere, sono divenute un ostacolo insormontabile per continuare ad assumere questa missione che avevo ricevuto nel 2002», ha di nuovo spiegato il cardinale in una toccante lettera d’addio inviata ai fedeli da un monastero in Terra Santa. «A coloro che ho ferito durante questi anni d’episcopato, chiedo semplicemente perdono. Al Signore e a ciascuno di voi, dico un grandissimo grazie. Non vi dimenticherò mai. Vi amo», conclude il cardinale.

In attesa del nuovo pastore, il vescovo Michel Dubost è stato nominato amministratore apostolico dell’arcidiocesi.

Intanto, la Conferenza episcopale francese ha voluto affidare l’incarico della raccolta in tutto il Paese di nuove testimonianze di abusi e di un’inchiesta ad ampio raggio ad una commissione indipendente presieduta da Jean-Marc Sauvé, vicepresidente onorario del Consiglio di Stato, la più alta istanza transalpina di diritto amministrativo. Nonostante un’interruzione delle audizioni dovuta alle restrizioni legate al coronavirus, la Ciase (Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa) prosegue il suo lavoro, nel quadro di una triplice missione, «stabilire i fatti, comprendere ciò che è accaduto, prevenire la ripetizione di tali drammi».

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