giovedì 25 luglio 2013
Giovani in festa sulla spiaggia di Copacabana per il primo vero incontro con Francesco. A bordo della “papamobile” ha percorso il lungomare, salutato dalle grida e dagli applausi delle tante persone che hanno sfidato la pioggia. Poche ore prima l'emozionante visita tra i poveri della favela di Varginha. Nel suo discorso ha chiesto di non scoraggiarsi, perché «la realtà può cambiare». Poi il Papa ha incontrato gli oltre 30mila ragazzi argentini nella Cattedrale di Rio. A causa del maltempo la veglia di sabato notte e la Messa conclusiva si svolgeranno a Copacabana.
IL TESTO DELLA PREGHIERA ALLA VERGINE | ​LA CONSACRAZIONE A NOSTRA SIGNORA APARECIDA 
EDITORIALI Il popolo e la Madre di Marina Corradi
LE PAROLE DEL PAPA Il discorso alla comunità di Varginha (25/7) | Il discorso all'Ospedale San Francesco (24/7) | L'omelia all'Aparecida (24/7)| Il benvenuto (22/7)

 I VESCOVI ITALIANI: ANNUNCIO E DIALOGO NELLA CATECHESI Dal sito della pastorale giovanile
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«Non scoraggiatevi mai, non perdete la fiducia, non lasciate che si spenga la speranza. Le realtà può cambiare, l'uomo può cambiare». Con queste parole Papa Francesco ha salutato gli abitanti, e in modo particolare i giovani, della favela di Varginha di Rio de Janeiro durante il discroso al termine della visita. «Cercate voi per primi di portare il bene, di non abituarvi al male ma di vincerlo».Per prima cosa il Papa ha voluto ringraziare gli abitanti della favela per la calorosa accoglienza e per l'affetto: «Avrei voluto bussare a ogni porta, chiedere un bicchiere d'acqua, bere un cafezinho» ha esordito, sottolineando come il popolo brasiliano, in particolare le persone più semplici, «può offrire al mondo una preziosa lezione di solidarietà, parola spesso taciuta perché scomoda».«La misura della grandezza di una società è data dal modo con cui essa tratta chi è più bisognoso, chi non ha altro che la sua povertà!». Con queste forti parole Papa Francesco è tornato a condannare «la cultura dello scarto», che emargina i più deboli senza preoccuparsi del loro destino. Ma per ribadire questo ha pronunciato anche parole più suadenti, lodando la cultura dell'accoglienza tipica dei brasiliani. «So bene - ha detto - che quando qualcuno che ha bisogno di mangiare bussa alla vostra porta, voi trovate sempre un modo di condividere il cibo; come dice il proverbio, si può sempre aggiungere più acqua ai fagiolì! E voi lo fate con amore, mostrando che la vera ricchezza non sta nelle cose, ma nel cuore!»Dal palco costruito in uno spiazzo della favela di Varghinha, Papa Francesco ha ricordato a tutto il mondo una verità scomoda: agli uomini di oggi occorre garantire non solo decenti condizioni di sopravvivenza, ma anche la dignità («dignidad!», ha scandito più volte). Riconoscere cioè il diritto di ciascuno ad essere se stesso, compiere scelte di vita libere, crescere per migliorarsi, e se vuole professare una fede. «Certamente - ha detto - è necessario dare il pane a chi ha fame; è un atto di giustizia. Ma c'è anche una fame più profonda, la fame di una felicità che solo Dio può saziare». «Non siete soli, la Chiesa è con voi, il Papa è con voi. Porto ognuno di voi nel mio cuore e faccio mie le intenzioni che avete nell'intimo». Con queste parole Papa Francesco si è congedato dalla favela di Virghinha. «La Chiesa - ha assicurato - vi accompagna, portandovi il bene prezioso della fede. Oggi a tutti voi, in particolare agli abitanti di questa Comunità di Varginha dico grazie per le gioie, le richieste di aiuto nelle difficoltà, il desiderio di consolazione nei momenti di dolore e di sofferenza. Tutto affido all'intercessione di Nostra Signora di Aparecida, Madre di tutti i poveri del Brasile, e con grande affetto vi imparto la mia Benedizione».L'affetto della favelaPapa Francesco ha proseguito a piedi la sua visita tra le case della  favela di Varginha, circondato dall'affetto degli abitanti. Molti gli porgono i bambini e il Papa li accarezza e li benedice. Poi è entrato nella casa di una famiglia: si tratta di una coppia brasiliana scelta in rappresentanza di tutte le altre. Papa Francesco si è fermato quasi quindici minuti, dunque, nella baracca di una famiglia di Varginha: nella stanza centrale, che misura quattro metri per quattro, c'erano ben 20 persone, tutti della stessa famiglia, e il Papa li ha salutati uno ad uno, prendendo in braccio e baciando i bambini. Nella baracca il Pontefice ha guidato anche le preghiere del Padre Nostro e dell'Ave Maria. L'arrivo a VarginhaPapa Francesco è arrivato intorno alle 11 (le 16 in Italia) nella favela di Varginha. Il Pontefice è sceso dalla Fiat Idea ed è salito sulla papamobile scoperta, senza vetri antiproiettile. Il corteo è partito, ma dopo pochi metri l'auto si è fermata per consentire al Papa di accarezzare i bambini sul percorso. Francesco è quindi sceso dall'auto e si è diretto a piedi verso il quartiere. Alcuni fedeli si sono avvicinati e gli hanno messo una ghirlanda di fiori attorno al collo. Papa Francesco è quindi entrato in una piccola chiesa intitolata a San Girolamo Emiliani e ha benedetto il nuovo altare. All'uscita è stato sommerso dall'affetto della gente e dei bambini. Qualcuno gli ha passato la sciarpa del San Lorenzo, la squadra di calcio argentina di cui è grande tifoso. Le chiavi della città e il saluto agli atletiPapa Francesco è arrivato alle 9.45 (le 14.45 in Italia) nel municipio di Rio per ricevere dal sindaco le chiavi della città. Al suo arrivo il Pontefice ha salutato gli atleti brasiliani che parteciperanno ai Giochi del 2016 e ha benedetto le bandiere olimpiche. C'erano anche i campioni paralimpici: uno di loro è rimasto al fianco di Francesco durante la cerimonia. Poi il sindaco gli ha consegnato le chiavi di Rio. L'incontro è poi proseguito in un'atmosfera rilassata: Francesco ha scambiato battute e sorrisi con i presenti.
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