giovedì 26 novembre 2015
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Papa Francesco, pellegrino di pace in Uganda dal 27 al 29 novembre, sarà il benvenuto soprattutto nella regione settentrionale del paese, devastata da decenni di guerra civile conclusasi nel 2007.

Centomila vittime, oltre un milione di sfollati, decine di migliaia di ragazze e ragazzi rapiti, atrocità commesse contro la popolazione, le donne in primis, nella contrapposizione tra forze regolari e i ribelli dell’Esercito di resistenza del Signore.

Da trent’anni il Paese è guidato dall’uomo forte Yoweri Museveni, è solo formalmente una democrazia: non sono tollerati dissensi, la cosa pubblica è gestita dal presidente e dal suo entourage, la corruzione è diffusa e più di un terzo della popolazione vive sotto la soglia della povertà.

 

(Nella foto il lago Alberto, al confine tra Congo e Uganda.  Dove a marzo 2014 un'imbarcazione con a bordo 250 rifugiati congolesi è naufragato)

Su 36 milioni di abitanti ci sono circa 17 milioni di cattolici (il 47% della popolazione); poi ci sono gli anglicani e altre denominazioni religiose, sempre cristiane, oltre a un gruppo di musulmani che però è piuttosto in minoranza, specialmente in certe regioni del Paese; e poi associazioni, movimenti laici e così via, che testimoniano la vitalità di questa Chiesa. 540 sono le parrocchie in tutto il Paese. 32 i vescovi e 2.180 i sacerdoti. Quasi 7mila sono le scuole dove insegnano i religiosi, che si occupano di far studiare circa 4 milioni di studenti ugandesi. 32 sono gli ospedali, a cui si uniscono anche 266 ambulatori che portano cure e assistenza alla popolazione ugandese.  

(Nella foto campo profughi di Bundibugyo, al confine tra l'Uganda e la Repubblica Democratica del Congo)

Il vescovo della diocesi ugandese di Lira, Giuseppe Franzelli in un’intervista alla Radio Vaticana ha ricordato il tema della visita del Papa che è la citazione dagli Atti degli Apostoli “Voi sarete miei testimoni” e che si ricollega direttamente all’evento che viene celebrato, cioè il 50.mo anniversario della canonizzazione dei 22 martiri di Uganda.

 

Tra il 1885 e il 1887, in Uganda i cristiani subirono una violenta persecuzione. Le vittime furono un centinaio. Tra loro Carlo, domestico del re Muanga dell'antico regno indipendente del Buganda, bruciato vivo insieme ai 21 altri compagni il 3 giugno 1886. Con loro, anche 23 anglicani, che lo stesso Paolo VI ricordò, nel 1964, durante la Messa di canonizzazione per Charles Lwanga e gli altri suoi compagni, tutti al servizio di Mwanga, sovrano dei Baganda, che abitavano il Sud del Paese. Battezzati per la maggior parte dal missionario dei Padri Bianchi Siméon Lourdel, testimoniarono la loro fede di fronte al sovrano, rifiutandosi di abbandonarla e furono per questo messi a morte.

«Allora sono proprio i martiri – “martiri” significa “testimoni” – che invitano a riflettere noi cattolici – ha sottolineato il vescovo Franzelli -, o comunque noi cristiani, sulla qualità e la forza della nostra fede oggi, in Uganda, per vedere se anche noi come loro - in maggioranza erano giovani – siamo capaci di essere fermi nella nostra fede, senza compromessi, senza paure».

Nel viaggio in Uganda sarà centrale la tappa al Santuario di Namugongo che si trova alla periferia di Kampala, capitale del Paese. Il Papa farà una sosta prima al memoriale anglicano, per poi celebrare la Messa al Santuario cattolico.

 

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La curiosità: l’Uganda al momento è l’unico Paese africano che ha avuto la visita di tre Papi: Paolo VI nel ’69, Giovanni Paolo II nel ’93 ed ora Papa Francesco.

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