lunedì 30 dicembre 2013
Nel giorno della preghiera per la famiglia, papa Francesco ha ricordato i rifugiati «vittime del rifiuto e dello sfruttamento» ma anche tutti coloro che ha definito “esiliati”, dai profughi agli anziani.
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L'Angelus del Papa​ / La preghiera
L'arcivescovo Paglia a Barcellona: la famiglia cristiana, una buona notizia
La Chiesa si china sulla famiglia ferita (Luciano Moia, 24/11/2013)
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"Santa Famiglia di Nazareth, mai più nelle famiglie si faccia esperienza di violenza, chiusura e divisione: chiunque è stato ferito o scandalizzato conosca presto consolazione e guarigione". È stata questa l'invocazione più commovente pronunicata da Papa Francesco nella sua "Preghiera alla Santa Famiglia".Ricordando la fuga di Gesù bambino e dei suoi genitori in Egitto "pensiamo anche agli 'esiliati nascostì che possono esserci all'interno delle famiglie stesse: gli anziani, per esempio, che a volte vengono trattati come presenze ingombranti". Sono parole di Papa Francesco all'Angelus di oggi. "Molte volte - ha aggiunto - penso che un segno per sapere come va una famiglia è vedere come si trattano in essa i bambini e gli anziani. Ma vorrei - ha aggiunto il Papa - anche incoraggiare le famiglie a prendere coscienza dell'importanza che hanno nella Chiesa e nella società. L'annuncio del Vangelo, infatti, passa anzitutto attraverso le famiglie, per poi raggiungere i diversi ambiti della vita quotidiana".

Secondo Francesco, "Gesù ha voluto appartenere ad una famiglia che ha sperimentato l'esilio, perchè nessuno si senta escluso dalla vicinanza amorosa di Dio". "In questa prima domenica dopo Natale, la Liturgia - ha sottolineato - ci invita a celebrare la festa della Santa Famiglia di Nazareth. In effetti, ogni presepio ci mostra Gesù insieme con la Madonna e san Giuseppe, nella grotta di Betlemme. Dio ha voluto nascere in una famiglia umana, ha voluto avere una madre e un padre". "Quest'oggi - ha detto ancora Bergoglio - il nostro sguardo sulla santa Famiglia si lascia attirare anche dalla semplicità della vita che essa conduce a Nazareth. È un esempio che fa tanto bene alle nostre famiglie, le aiuta a diventare sempre più comunità di amore e di riconciliazione, in cui si sperimenta la tenerezza, l'aiuto vicendevole, il perdono reciproco". "Ricordiamo - ha esortato la folla dei fedeli in piazza San Pietro - le tre parole chiave per vivere in pace e nella gioia in famiglia: permesso, grazie, scusa, perchè quando in una famiglia non si è invadenti e si chiede permesso, non si è egoisti e si impara a dire grazie, e quando ci si accorge di aver fatto non bene e si sa chiedere scusa, in quella famiglia c'è la pace". "Ripetiamole insieme: permesso, grazie e scusa", ha insistito. "Invochiamo con fervore - ha poi concluso - Maria Santissima, la Madre di Gesù e Madre nostra, e san Giuseppe, suo sposo. Chiediamo a loro di illuminare, di confortare, di guidare ogni famiglia del mondo, perchè possa compiere con dignità e serenità la missione che Dio le ha affidato".

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