lunedì 2 marzo 2020
Intervista con lo storico gesuita e relatore della causa di beatificazione. Sarà consultabile da oggi tutto il materiale inedito sul pontificato dal 1939 al 1958
Un' immagine di papa Pio XII

Un' immagine di papa Pio XII

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Dal suo studio all’interno della Curia generale della Compagnia di Gesù a pochi passi, un manciata di metri, dal colonnato di piazza San Pietro lo storico relatore della causa di beatificazione di Pio XII – che dal 2009 è venerabile – il gesuita tedesco Peter Gumpel racconta che «fu Giovanni Paolo II a nominarmi a questo incarico nel 1983» e si dice convinto che l’apertura degli Archivi vaticani confermerà «i tanti gesti di carità nascosta compiuti da Pacelli a favore degli ebrei». E puntualizza: «Non emergeranno quegli aspetti eclatanti che molti media sono persuasi di trovare tra quegli scaffali ora accessibili. Si smonteranno le tante “fake news” attorno al presunto silenzio di Pio XII attorno al dramma della Shoah».
Padre Gumpel classe 1923 rappresenta soprattutto, in un certo senso, l’ultimo testimone vivente – dopo la scomparsa nel 2014 del postulatore della causa di Pio XII il piemontese Paolo Molinari – di quella generazione di storici gesuiti che su mandato di Paolo VI ha avuto accesso diretto all’Archivio segreto vaticano (Asv). Dal 1965 si è trovato come esperto della causa a seguire l’iter di santità di Pacelli e ha potuto così consultare tutto il materiale inedito inerente al pontificato pacelliano soprattutto per il periodo che va dal 1939 al 1945. «Ho avuto lo stesso privilegio dei miei confratelli Burkhart Schneider, Robert Graham, Pierre Blet e Angelo Martini, autori dei famosi 12 volumi di Actes et documents du Saint Siège relatifs à la Seconde Guerre Mondiale – rivela l’anziano gesuita –, di poter accedere a tutti i documenti dell’Archivio segreto vaticano. Spesso era consuetudine raccogliere informazioni tra noi gesuiti, due o tre volte al mese, in uno stile di “dare e ricevere notizie su Pio XII”. Ora che si potrà da domani consultare tutta questa vasta documentazione (dal 1939 al 1958) spero che si faccia luce su tutta l’azione apostolica del “Pastor Angelicus”». E annota un particolare: «Sono convinto che non verrà smentito e smontato storicamente tutto il monumentale lavoro compiuto da Blet in particolare, ma anche dagli altri storici ignaziani Schneider, Martini e Graham. E soprattutto si confermerà che nulla è stato nascosto».
Un appuntamento quello dell’apertura oggi 2 marzo dell’Archivio apostolico vaticano (Aav) che cade in un giorno simbolico: proprio il 2 marzo 1939 a 64 anni, esattamente 81 anni fa, veniva eletto al soglio di Pietro Eugenio Pacelli, l’ultimo Vescovo di Roma nato nella Capitale. «Un Papa che io ho conosciuto da “vicino” subito dopo la guerra quanto ero un semplice gesuita in formazione – racconta commosso –. Ho avuto l’occasione per il mio lavoro di relatore della causa di raccogliere la testimonianza della sua storica collaboratrice suor Pascalina Lehnert che mi confidò sotto giuramento di una lettera di protesta contro la deportazione ingiustificata degli ebrei da parte di Pio XII che bruciò all’ultimo momento nel camino della cucina dell’appartamento pontificio. “Fu quello un atto di prudenza”, era stata la testimonianza della suora per evitare un ulteriore ritorsione contro gli ebrei da parte dei nazisti. Pio XII interveniva con la sua proverbiale diplomatica prudenza solitamente dove la sua azione poteva dare dei frutti reali come capitò nei paesi indirettamente occupati dai nazisti come la Slovacchia e l’Ungheria». Un Pontefice che lontano dai riflettori dei media del tempo fu capace di grandi gesti. «Il suo storico segretario, il gesuita padre Robert Leiber, mi ha confermato che il Papa ha usato buona parte della sua fortuna personale per soccorrere gli ebrei. Come certamente singolare è la documentazione e la tesi dello studioso ebreo sir Martin Gilbert che ha dimostrato attraverso i suoi saggi che molto probabilmente Pacelli abbia salvato più di 100mila ebrei nel mondo, pagando di tasca sua, molti viaggi della speranza dalla Germania verso il Portogallo o il Brasile».

«Non verrà smentito il lavoro monumentale di padre Pierre Blet »


Dal suo album dei ricordi padre Gumpel estrae alcune istantanee poco conosciute al grande pubblico

come la venerazione di Benedetto XVI per il suo predecessore.

«Pochi mesi prima della rinuncia al ministero petrino – è la confidenza – ha convocato me e padre Molinari per conoscere nel dettaglio l’iter della causa. Ha trascorso la sua ultima estate da Papa per studiare nel dettaglio tutto il dossier sulla santità di Pio XII...». Padre Gumpel si dice soprattutto convinto che l’apertura degli archivi non nasconda come capita nei gialli e nei thriller, stile Agatha Christie, nessuna “pistola fumante”.

«Credo che gli studiosi consultando la nuova documentazione messa a loro disposizione – è la riflessione finale – non troveranno nulla di scomodo e scottante anche perché Pio XII come tutta la Curia romana di quel tempo dopo l’8 settembre del 1943 temendo l’arrivo dei tedeschi nell’Urbe fece nascondere e scomparire tutti quei documenti “compromettenti” in cui si poteva risalire a tutti i salvataggi avvenuti a favore degli ebrei, soprattutto romani. Molto di quel materiale fu spedito preventivamente negli Usa o a Lisbona o inviato in conventi e luoghi di clausura sicuri o distrutto. Il resto? Penso che si trovi dentro il Vaticano sotto dei pavimenti che furono chiusi da esperti muratori della Santa Sede e nascosti così bene per cui oggi neanche noi sappiamo dove questo materiale si trovi».

Attesi oggi per l'apertura 60 studiosi da tutto il mondo

Saranno circa 60 gli studiosi provenienti da tutto il mondo, «corona virus permettendo» ammette sorridendo l’officiale dell’Archivio apostolico vaticano il piemontese Gianfranco Armando che si sono accreditati da questa mattina per la consultazione dei nuovi documenti su tutto il pontificato di Pio XII dal 1939 al 1958. «Ci sono voluti tredici anni per ordinare – racconta lo studioso – sedici milioni di fogli, più di 15 mila buste e 2.500 fascicoli su oltre 19 anni di pontificato di papa Eugenio Pacelli. Per accedere è richiesto come minimo requisito un titolo di laurea magistrale». Una miniera di documenti tutti originali (spesso dattiloscritti) che saranno consultabili da lunedì a venerdì (dalle 8.30 alle 17).


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