venerdì 22 maggio 2020
"L'avventura umana di santa Rita continua a parlare agli uomini e alle donne di tutti i tempi, perché vi si ritrovano situazioni e atteggiamenti presenti in ogni famiglia, in ogni società"
L'arcivescovo di Spoleto-Norcia, Renato Boccardo, che guida il Rosario per l'Italia trasmesso da Cascia

L'arcivescovo di Spoleto-Norcia, Renato Boccardo, che guida il Rosario per l'Italia trasmesso da Cascia

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Imparare a «non chiudersi in se stessi neppure nei momenti più bui» E quelli che stiamo vivendo non sono certo momenti facili. Un invito, quello rivolto dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia Renato Boccardo, alla vigilia del Rosario per l’Italia, l’iniziativa promossa dai media Cei d’intesa con la segreteria generale della Conferenza episcopale italiana, che sarà trasmesso stasera alle 21 su Tv2000 e InBlu radio dalla Basilica di Santa Rita a Cascia. Sarà proprio l’arcivescovo Boccardo a guidare la preghiera mariana proprio nel giorno in cui si celebra la memoria liturgica di santa Rita, dalla devozione popolare diffusa.

Eccellenza, il Rosario per l’Italia fa tappa a Cascia nel giorno dedicato a santa Rita. Come vive questo appuntamento la Chiesa di Spoleto-Norcia?

Con molta gioia e attesa. Tante persone della diocesi hanno seguito il Rosario dagli altri Santuari italiani. Sapere che una delle tappe è Cascia, patria di Santa Rita, farà felici tanti. La Chiesa di Spoleto-Norcia, poi, è denominata Terra Sanctae Mariae: sul territorio diocesano, infatti, sorgono ben 355 chiese dedicate alla Vergine, ad iniziare dalla Cattedrale di Spoleto e dalle maggiori pievi dell’arcidiocesi, fino alle chiese che segnano i confini della diocesi. E nel mese di maggio sono tanti i momenti di preghiera mariana proposti nelle diverse comunità. Siamo lieti che la Conferenza episcopale italiana abbia pensato anche a noi e abbia scelto Cascia, conosciuta - grazie alla testimonianza di Rita quale colle della speranza e della carità.

Cosa può dirci santa Rita da Cascia in un frangente come quello che stiamo vivendo?

L’avventura umana di santa Rita continua a parlare agli uomini e alle don- ne di tutti i tempi, perché vi si ritrovano situazioni ed atteggiamenti presenti in ogni famiglia, in ogni società. Per questo tanti in ogni parte del mondo la sentono particolarmente vicina e le affidano dolori e speranze; e a migliaia vengono ogni anno pellegrini a Cascia e Roccaporena per vedere i suoi luoghi. In questi mesi, spesso la paura e la trepidazione ci hanno avvolto e l’incertezza per il futuro rischia di spegnere la speranza. Rita, che nel Lazzaretto di Roccaporena ha accolto e curato i malati di peste della sua epoca, ci racconta della sapienza con la quale ha affrontato i momenti più bui dell’esistenza, senza mai perdere di vista la meta e confidando nella provvidenza amorevole di Dio.

Siamo in terra umbra, spesso ferita dai terremoti. Ora l’emergenza sanitaria. Eventi così, cosa lasciano in eredità alla comunità?

Qui in Umbria, come del resto nelle altre regioni del centro Italia ferite dai terremoti del 2016, stiamo vivendo un’emergenza nell’emergenza. Il Covid- 19 si somma al sisma e alle infinite maglie burocratiche che stanno rallentando, per non dire bloccando, la ricostruzione. Di conseguenza, la sfiducia, la rassegnazione, talvolta anche la rabbia, sembrano avere il sopravvento, mentre tanti giovani stanno pensando di andare altrove a cercare fortuna. La gente umbra è tenace e determinata ed è, purtroppo, abituata ai terremoti e non si arrende. Intende davvero ripartire per ricuperare case, aziende, luoghi pubblici e chiese, e si aspetta dalle autorità competenti la realizzazione delle promesse di sostegno e vicinanza rimaste purtroppo solo parole. Nello stesso tempo, vediamo quanto sia necessario ricuperare il tessuto sociale, quello delle relazioni, reso fragile dalla duplice emergenza, e “ricompattare” la comunità che ha vissuto necessariamente tempi di dispersione.

Da pochi giorni sono tornate le Messe con i fedeli. Come sta vivendo la ripresa la sua Chiesa?

Naturalmente con gioia. Pur con la dovuta prudenza, si sta tornando ad una certa normalità nella pratica della vita cristiana e riscoprendo la bellezza e la ricchezza dell’Eucaristia grazie anche - forse - alla sofferenza provata per il lungo “digiuno”. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare la bella esperienza di preghiera in famiglia, di lettura orante della Parola di Dio, di solidarietà che abbiamo vissuto: stiamo dunque cercando di farne tesoro, sottolineando che tutta la vita è una liturgia nella quale ci è dato di esercitare il nostro sacerdozio battesimale. La sfida da raccogliere è, mi pare, quella di non dimenticare quanto abbiamo vissuto e di trovare le forme per continuare e approfondire questo “modo nuovo” di fare comunità.

Che messaggio può partire da Cascia in questo pellegrinaggio mariano promosso dai media Cei?

L’esortazione a non richiuderci in noi stessi nei momenti di prova, come ha fatto santa Rita. Lei, donna piccola di statura ma grande nella santità, ha affrontato i diversi passaggi della vita con la capacità di guardare in alto; non si è chiusa in sé stessa nonostante i tanti momenti di dolore e sofferenza; ha saputo custodire la fiducia e la speranza. La sua “fortezza” è il messaggio quanto mai attuale che vogliamo raccogliere anche da questo appuntamento.

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