mercoledì 26 gennaio 2022
Il processo per l'acquisto del palazzo a Londra. Subornazione, l’accusa reiterata dai pm vaticani dopo il primo stralcio.I legali del cardinale: processo nullo Le domande anomale a Perlasca
Il processo in Vaticano

Il processo in Vaticano - Ansa / Vatican Media

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Nuovo rinvio a giudizio per il cardinale Angelo Becciu (subornazione del testimone monsignor Alberto Perlasca) e altri tre imputati (Mauro Carlino, Raffaele Mincione, Nicola Squillace e Fabrizio Tirabassi) nel processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, nato dall’acquisto di un palazzo a Londra. Archiviazione invece per l’accusa di peculato nei confronti dell’ex direttore dell’Aif, Tommaso Di Ruzza. Sono le risultanze principali della sesta udienza, svoltasi ieri, del procedimento in corso in Vaticano. Udienza di soli 40 minuti, ma con molte novità.

Il presidente del tribunale Giuseppe Pignatone si è scusato per il ritardo di oltre due ore con cui è iniziata l’udienza, spiegando che le richieste di rinvio a giudizio sono state depositate dall’Ufficio del promotore di giustizia solo ieri. E riguardano tutte il troncone di processo precedentemente stralciato, perché non erano state osservate le regole procedimentali. Pignatone ha anche precisato di non avere il potere di opporsi, ma ha fissato la prossima udienza il 18 febbraio, quando i tronconi verranno riuniti.

Il pg Alessandro Diddi, conversando con i giornalisti, ha detto che «in questi mesi, in cui le difese degli imputati avevano chiesto maggiori approfondimenti e gli interrogatori non effettuati, nessuno degli imputati si è presentato. Noi però gli approfondimenti li abbiamo condotti, depositando sette faldoni di nuovi accertamenti».

Tuttavia le difese continuano a chiedere la nullità radicale del procedimento perché alla data di ieri, a dire degli avvocati, non erano stati depositati tutti gli atti richiesti. Una situazione che si trascina dallo scorso 27 luglio. In particolare, Fabio Viglione, difensore di Becciu, ha eccepito che su un totale di 255 supporti informatici sequestrati, 239 non sono stati rilasciati in copia, mentre nessuna delle copie consegnate «può essere qualificata come copia forense» e «la totalità delle copie è costituita da dati più che parziali». L’altro difensore del cardinale, Maria Concetta Marzo ha detto che Becciu ieri non era in aula per non ascoltare «contenuti di dialoghi». Secondo la legale, infatti, «ci sono punti di prova trattati negli interrogatori di cui negli atti consegnati non viene riportata neanche una parola, e neanche un omissis».

Nell’interrogatorio di Perlasca del 23 novembre 2020 «viene esplorato un sospettato rapporto intimo tra Becciu e Cecilia Marogna». Si sente il promotore di giustizia chiedere a Perlasca dei rapporti tra il cardinale e la donna e la risposta dell’interrogato è di non saperne nulla. Ma il magistrato insiste: «Ma come non sa nulla? L’ha mai sentito Crozza? Il cardinale ha querelato l’Espresso e non fa niente a Crozza? Io l’avrei massacrato, gli avrei fatto male». «Di questo tema di prova nel verbale non c’è neanche una parola», ha sottolineato Marzo, secondo cui sia i riferimenti alle «voci correnti» come nel caso di Crozza, sia i riferimenti alla "moralità" del cardinale eccepiscono la nullità. Richiesta appoggiata anche da Luigi Panella, difensore di Enrico Crasso.

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