giovedì 6 marzo 2014
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La notte stessa dell'elezione di Papa Francesco, dopo aver chiuso il mio primo articolo su di lui, mi misi a cercare tra vecchie scartoffie, libri, motori di ricerca. Circolavano sinistre voci su una sua passata connivenza con i capi della mattanza argentina: 30mila desaparecidos, oltre i 15mila giustiziati sommariamente, decine di neonati sottratti ai genitori condannati a morte e almeno due milioni di esiliati. È cominciata così l'inchiesta giornalistica che ha coinvolto diversi giornalisti di Avvenire, incoraggiati dal direttore, Marco Tarquinio. Cosí è stato possibile raccontare un Bergoglio inedito e nel corso di queste ricerche sono affiorate le prime voci dei "salvati" durante la dittatura. Non restava che andare in Sudamerica e rovistare nel passato. Così è nato il libro "La Lista di Bergoglio". Una collezione di storie e documenti che ha suscitato anche i mea culpa di alcuni dei più strenui accusatori del pontefice. Le azioni del futuro pontefice all'epoca della dittatura hanno lasciato una traccia profonda anche in chi ha raccolto le testimonianze di quanti, e sono molti, hanno beneficiato della protezione dell'allora capo dei gesuiti argentini. Indagano queste vicende non si può non pensare a Schindler, a Giorgio Perlasca, a Gino Bartali e a chiunque ha scelto da che parte stare in un momento nel quale sarebbe stato più comodo voltare lo sguardo. Un filo invisibile, ma indistruttibile, ha legato questi testimoni del bene: la volontà di salvare esseri umani, chiunque essi fossero, a rischio della propria vita e della propria reputazione. Per Bergoglio questa spinta gli veniva da una fede incrollabile. Lo raccontano gli ex studenti atei e i seminaristi che sono diventati preti. I catechisti e i non battezzati. Bergoglio non smetteva di pregare. Che andasse tra i poveri dei quartieri dimenticati o tra gli accademici dell'università dei gesuiti, lui restava un uomo di preghiera. Al punto di trasformare una baracca di una "villa miseria", in un luogo per i suoi momenti di meditazione personale. In mezzo ai poveri. Nel cuore di un'umanità dolente alla quale restituire speranza. Perciò chi lo ha conosciuto allora dice oggi che, grazie al Cielo, padre Jorge non è cambiato per nulla.
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