venerdì 22 gennaio 2016
Il Messaggio del Papa per la Giornata delle Comunicazioni. Le reti sociali non siano usate per linciaggi, il linguaggio dei politici non alimenti la paura e l'odio. IL TESTO
Chiesa e comunicazione, fianco a fianco di Dario Viganò
COMMENTA E CONDIVIDI
“Riscoprire il potere della misericordia di sanare le relazioni lacerate e di riportare la pace e l’armonia tra le famiglie e nelle comunità”. È l’invito che Papa Francesco rivolge a “tutte le persone di buona volontà” nel messaggio per la 50ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (8 maggio 2016), dal titolo “Comunicazione e Misericordia: un incontro fecondo”. La comunicazione, ricorda il Papa nel testo, presentato in Vaticano, “ha il potere di creare ponti, di favorire l’incontro e l’inclusione, arricchendo così la società”. Infatti, “le parole possono gettare ponti tra le persone, le famiglie, i gruppi sociali, i popoli. E questo sia nell’ambiente fisico sia in quello digitale”. Pertanto, “parole e azioni siano tali da aiutarci ad uscire dai circoli viziosi delle condanne e delle vendette, che continuano ad intrappolare gli individui e le nazioni, e che conducono ad esprimersi con messaggi di odio. La parola del cristiano, invece, si propone di far crescere la comunione e, anche quando deve condannare con fermezza il male, cerca di non spezzare mai la relazione e la comunicazione”. Da qui l’importanza della “misericordia”, “capace di attivare un nuovo modo di parlare e di dialogare, come ha così eloquentemente espresso Shakespeare: ‘La misericordia non è un obbligo. Scende dal cielo come il refrigerio della pioggia sulla terra. È una doppia benedizione: benedice chi la dà e chi la riceve’ (Il mercante di Venezia, Atto IV, Scena I)”. Nel documento il Pontefice ribadisce che il vero potere della comunicazione è la “prossimità” e chiede ai cristiani di comunicare la verità con amore, senza giudicare le persone. Quindi, esorta a rendere anche i social network luoghi di misericordia dove si favoriscono le relazioni e la condivisione.“Ciò che diciamo e come lo diciamo, ogni parola e ogni gesto dovrebbe poter esprimere la compassione, la tenerezza e il perdono di Dio per tutti”. Nell’Anno Santo della Misericordia, Papa Francesco ricorda innanzitutto che “l’amore, per sua natura, è comunicazione”. Per questo “siamo chiamati a comunicare da figli di Dio con tutti, senza esclusione”. In particolare, si legge nel Messaggio, “è proprio del linguaggio e delle azioni della Chiesa trasmettere” la  misericordia di Dio, “toccare i cuori delle persone”. Quindi, invita a diffondere il “calore della Chiesa Madre”, quel “calore che dà sostanza alle parole della fede” e che accende “la scintilla che le rende vive”.
La comunicazione deve creare ponti, superare le incomprensioni La comunicazione, sottolinea Francesco, “ha il potere di creare ponti, di favorire l’incontro e l’inclusione”. E confida la sua gioia nel “vedere persone impegnate a scegliere con cura parole e gesti per superare le incomprensioni, guarire la memoria ferita e costruire pace e armonia”. Le parole, ribadisce, “possono gettare ponti”. E questo sia nell’ambiente fisico sia in quello digitale”. Di qui l’invito ad usare le parole per “uscire dai circoli viziosi delle condanne e delle vendette, che continuano ad intrappolare gli individui e le nazioni”. La parola del cristiano “si propone di far crescere la comunione”. Anche quando “deve condannare con fermezza il male – rileva – cerca di non spezzare mai la relazione”. Francesco invita a riscoprire il “potere della misericordia” di sanare le ferite. “Tutti – constata – sappiamo in che modo vecchie ferite e risentimenti trascinati possono intrappolare le persone e impedire loro di comunicare e di riconciliarsi”. In questi casi, è il suo incoraggiamento, “la misericordia è capace di attivare un nuovo modo di parlare”. Francesco cita Shakespeare laddove ne Il Mercante di Venezia afferma che “la misericordia non è un obbligo. Scende dal cielo come il refrigerio della pioggia sulla terra. È una doppia benedizione: benedice chi la dà e chi la riceve”.
Il linguaggio dei leader politici non alimenti odio e paura Per il Papa, è “auspicabile che anche il linguaggio della politica e della diplomazia si lasci ispirare dalla misericordia” e fa appello “a quanti hanno responsabilità istituzionali” affinché “siano sempre vigilanti” sul loro modo di esprimersi. È facile, ammette, “cedere alla tentazione” di alimentare “le fiamme della sfiducia, della paura, dell’odio”. Proprio per questo, allora, bisogna avere il coraggio di “orientare le persone verso processi di riconciliazione”. “Come vorrei che il nostro modo di comunicare, e anche il nostro servizio di pastori nella Chiesa – è l’auspicio del Papa – non esprimessero mai l’orgoglio superbo del trionfo su un nemico, né umiliassero coloro che la mentalità del mondo considera perdenti e da scartare!”. La misericordia, riafferma con forza, “può aiutare a mitigare le avversità della vita e offrire calore a quanti hanno conosciuto solo la freddezza del giudizio”.
Comunicare la verità con amore, non giudicare le persone Lo stile della nostra comunicazione, si legge ancora nel Messaggio, “sia tale da superare la logica che separa nettamente i peccatori dai giusti”. Noi, è la sua convinzione, “possiamo e dobbiamo giudicare situazioni di peccato” ma “non possiamo giudicare le persone, perché solo Dio può leggere in profondità nel loro cuore”. Si deve “ammonire chi sbaglia, denunciando la cattiveria e l’ingiustizia di certi comportamenti”, ma sempre ricordandosi che la verità è Cristo, “la cui mite misericordia è la misura della nostra maniera di annunciare la verità e di condannare l’ingiustizia”. Dunque, la verità va affermata “con amore” perché solo cosi “si toccano i cuori di noi peccatori”. “Parole e gesti duri o moralistici – avverte – corrono il rischio di alienare ulteriormente coloro che vorremmo condurre alla conversione e alla libertà, rafforzando il loro senso di diniego e di difesa”.
Fondamentale ascoltare l’altro, senza presunzione di onnipotenza Il Papa mette l’accento sulle relazioni nella famiglia per rispondere a quanti “pensano che una visione della società radicata nella misericordia” sia “idealistica” o “indulgente”: “i genitori ci hanno amato e apprezzato per quello che siamo più che per le nostre capacità e i nostri successi”. E incoraggia “a pensare alla società umana” proprio come a “una casa o una famiglia dove la porta è sempre aperta e si cerca di accogliersi a vicenda”. “Comunicare – evidenzia il Messaggio – significa condividere, e la condivisione richiede l’ascolto, l’accoglienza. Ascoltare è molto più che udire”. Ascoltare infatti rimanda alla comunicazione “e richiede la vicinanza”. “Ascoltare – scrive il Papa – significa anche essere capaci di condividere domande e dubbi, di percorrere un cammino fianco a fianco, di affrancarsi da qualsiasi presunzione di onnipotenza e mettere umilmente le proprie capacità e i propri doni al servizio del bene comune”. “Ascoltare non è mai facile. A volte – commenta – è più comodo fingersi sordi”. “Nell’ascolto – rimarca – si consuma una sorta di martirio, un sacrificio di sé stessi”: “Saper ascoltare è una grazia immensa, è un dono che bisogna invocare per poi esercitarsi a praticarlo”.
Anche sui social network, comunicare con misericordia Francesco si sofferma anche sulla realtà della comunicazione digitale. “Anche e-mail, sms, reti sociali, chat – afferma – possono essere forme di comunicazione pienamente umane”. Per il Papa, “non è la tecnologia che determina se la comunicazione è autentica o meno, ma il cuore dell’uomo”. E invita a far sì che i social network favoriscano le relazioni e non conducano “ad un’ulteriore polarizzazione e divisione tra le persone”. Anche in Rete “si costruisce una vera cittadinanza”. “L’ambiente digitale – prosegue – è una piazza, un luogo di incontro, dove si può accarezzare o ferire, avere una discussione proficua o un linciaggio morale”. La Rete, quindi, deve “essere ben utilizzata” e “aperta alla condivisione”. La comunicazione con il suo sviluppo, ribadisce, “è un dono di Dio”, ma rappresenta “anche una grande responsabilità”. Ancora una volta definisce quello della comunicazione come il potere della “prossimità”. “L’incontro tra la comunicazione e la misericordia – esorta il Papa – è fecondo” proprio “nella misura in cui genera una prossimità”. “In un mondo diviso, frammentato, polarizzato – conclude – comunicare con misericordia significa contribuire alla buona, libera e solidale prossimità tra i figli di Dio e fratelli in umanità”.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: