venerdì 27 marzo 2020
L'ordinario militare descrive lo stato d’animo dei soldati italiani impegnati in vari compiti durante l’emergenza sanitaria
L’arcivescovo ordinario militare: il nostro mondo non è, come certi preconcetti farebbero pensare, sinonimo di guerra ma al contrario ha a cuore la pace, la difesa e la tutela della vita dei singoli e della collettività

L’arcivescovo ordinario militare: il nostro mondo non è, come certi preconcetti farebbero pensare, sinonimo di guerra ma al contrario ha a cuore la pace, la difesa e la tutela della vita dei singoli e della collettività - Ansa

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Roma In prima linea anche nella lotta alla pandemia. «Consapevoli che si tratta di un “servizio” caratterizzato da alto impatto emotivo, ma che richiede saldezza e speranza per essere svolto con precisione e dedizione». Così l’arcivescovo Santo Marcianò descrive lo stato d’animo dei militari italiani impegnati in vari compiti durante l’emergenza. «Sono in costante contatto telefonico con molti di loro – sottolinea l’ordinario militare – e in molte telefonate, spesso accorate, raccolgo la loro profonda preoccupazione ma, assieme, il desiderio di saper essere sempre pronti al servizio, nei loro contesti o nei luoghi ove ce ne fosse più bisogno » .

Quali sono concretamente i servizi svolti?

Alcuni operano sul fronte sanitario, sperimentando un’emergenza mai vista prima; come tutti i loro colleghi, lavorano con totale abnegazione, spesso registrando un’allarmante sproporzione tra i bisogni dei malati e della popolazione e i mezzi a disposizione del mondo sanitario. Ad altri è chiesta la collaborazione per approntare ospedali da campo o unità di primo soccorso, ad altri ancora la disponibilità ai controlli di sicurezza, al trasporto di persone, all’aiuto dei cittadini. Atri, e non pochi, stanno vivendo la condizione della malattia, anche in gravi condizioni, non di rado per essersi esposti al contagio durante il servizio. È la testimonianza di quanto il mondo militare italiano non sia, come idee preconcette possono indurre a pensare, sinonimo di “guerra” ma abbia veramente a cuore la pace, la difesa e la custodia della vita dei singoli - soprattutto dei più fragili - e della collettività.

Ha suscitato una forte emozione l’immagine dei mezzi militari carichi di salme. Ha avuto modo di parlare con qualcuno degli autisti?

Diverse volte. E ho voluto trasmettere loro un incoraggiamento che è, assieme, una certezza. La certezza che ad essi sia stata affidata una missione difficilissima ma importante: accompagnare, vegliando, quei defunti che non solo muoiono in solitudine ma che in solitudine devono compiere l’ultimo viaggio, strappati in modo straziante all’affetto dei loro cari. Tocca forse a loro, ai militari che li trasportano, offrire - per quanto possibile - l’amore e la cura con cui le famiglie li avrebbero accompagnati e vegliati e arricchirli di raccoglimento e preghiera.

Quanto è importante l’intervento dell’esercito per garantire le zone di isolamento e in generale per il controllo delle strade?

Quello dal contributo alla tutela dell’ordine pubblico è un impegno che ha la sua ragione ultima nella ricerca del bene comune e che, aggiungerei, ha sempre un orizzonte, per così dire, educativo. Non dobbiamo vedere l’eventuale intervento dei militari come una sorta di potenziamento in termini di “forza” o, peggio, di “violenza”. Nell’ottica della difesa della legalità, si tratta piuttosto di un aiuto, conferito alle nostre città e a chi ci governa, per assicurare il rispetto di una “disciplina” la cui necessità non sfugge a nessuno, oggi meno che mai.

Quali iniziative sta assumendo la Chiesa castrense per supportare spiritualmente gli uomini delle forze armate e le loro famiglie?

La nostra Chiesa ha la peculiarità di essere presente, attraverso il ministero prezioso dei cappellani militari, nelle diverse caserme, scuole, unità operative in Italia e nelle missioni internazionali. Questa presenza non si è interrotta; i cappellani continuano a risiedere nei luoghi ove i militari continuano ad esserci, in quanto parte integrante delle diverse comunità, e possono assicurare il sostegno e l’accompagnamento personale. Non tutte le realtà militari, tuttavia, sono al momento operative e rimane ovunque l’impossibilità di vedersi, radunarsi, in particolare per le celebrazioni liturgiche. Come per tutti, penso che l’utilizzo dei social sia, in questo tempo, di enorme aiuto per annullare le distanze e far sentire la vicinanza della comunione spirituale e della preghiera, della catechesi e della liturgia. Come pastori, sentiamo l’importante di restare vicini al nostro popolo. Specie a chi in questo frangente, deve trovare la forza per affrontare compiti tecnicamente ed emotivamente difficili e infondere serenità negli altri.

I camion con le salme? Tocca forse ai militari offrire loro l’amore e la cura con cui le avrebbero accompagnate le famiglie    Quello dal contributo alla tutela dell’ordine pubblico è un impegno che ha la sua ragione ultima nella ricerca del bene comune e che, aggiungerei, ha sempre un orizzonte, per così dire, educativo. Nell’ottica della difesa della legalità, si tratta di un aiuto

I camion con le salme? Tocca forse ai militari offrire loro l’amore e la cura con cui le avrebbero accompagnate le famiglie Quello dal contributo alla tutela dell’ordine pubblico è un impegno che ha la sua ragione ultima nella ricerca del bene comune e che, aggiungerei, ha sempre un orizzonte, per così dire, educativo. Nell’ottica della difesa della legalità, si tratta di un aiuto - Ansa

Ci sono anche iniziative di carità?

Anche l’Ordinariato Militare ha al suo interno un servizio Caritas. Nel contesto di questa emergenza abbiamo affiancato e sostenuto la Croce Rossa e il corpo delle Infermiere Volontarie nonché la Caritas Italiana, per offrire gli aiuti più necessari e testimoniare prossimità. In tal modo infrangeremo il “deserto” provocato dal coronavirus. E riusciremo a farlo fiorire.

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