mercoledì 15 maggio 2013
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Tornando a Loreto dopo varie visite effettuate come cardinale e come pontefice (nel 2007), il 4 ottobre scorso Benedetto XVI ha sottolineato il valore storico e teologico della Santa Casa. Qui, ha detto durante quello che sarebbe diventato l’ultimo suo viaggio da pontefice, «abbiamo l’opportunità di metterci alla scuola di Maria, di lei che è stata proclamata "beata" perché "ha creduto" (Lc 1,45). […] Questa umile abitazione è una testimonianza concreta e tangibile dell’avvenimento più grande della nostra storia: l’Incarnazione; il Verbo si è fatto carne, e Maria ha offerto la propria carne, diventando "luogo" della Sua presenza, "luogo" in cui dimora il Figlio di Dio».Quello di Benedetto XVI verso la Santa Casa è stato solo l’ultimo, più recente gesto di attenzione che negli ultimi cinquant’anni i papi hanno riservato al santuario lauretano. Per secoli quelle tre pareti, quella «"icona" non di astratte verità, ma di un evento e di un mistero» – come la definì Giovanni Paolo II – sono state il primo santuario di portata internazionale dedicato alla Vergine Maria. Ma è dalla visita di Giovanni XXIII, il 4 ottobre 1962, che la Chiesa ha preso a guardare con rinnovata intensità a questo luogo per «riflettere su quel congiungimento del cielo con la terra, che è lo scopo dell’Incarnazione e della Redenzione».A partire dal riconoscimento quale luogo dell’Incarnazione (la sua verità fondante), alla Santa Casa sono stati accostati vari attributi: «cenacolo dello Spirito Santo», «tabernacolo della Santissima Trinità», «prima chiesa domestica», «casa delle persone consacrate», «casa dei figli adottivi di Gesù», «santuario della riconciliazione». Ed è stato Giovanni Paolo II a tracciare per Loreto un nuovo orizzonte, una nuova sfida: quella dei giovani, di coloro che sono chiamati a vivere il tempo delle decisioni importanti, definitive. Era un sabato sera del 9 settembre 1995. Alla piana di Montorso, in marcia dal santuario, i giovani giunsero a centinaia di migliaia, in una fila interminabile, per "EurHope", grande evento spirituale e mediatico, grazie al collegamento video con Belfast, la Collina delle Croci, Sarajevo... i luoghi della crisi e del martirio del Vecchio Continente. In quell’occasione Giovanni Paolo definì Loreto «capitale spirituale dei giovani d’Europa», il santuario, grazie anche alla cura degli arcivescovi che si sono succeduti e ai padri cappuccini cui è affidata la penitenzieria, è diventato sempre più la "casa" dei giovani. Le parole del pontefice di allora riecheggiano quotidianamente ancora oggi nella città mariana: «Da Loreto questa sera abbiamo compiuto un singolare pellegrinaggio dall’Atlantico agli Urali, in ogni angolo del continente, dovunque si trovano giovani in cerca di una ’casa comune’. A tutti dico: ecco la vostra Casa, la Casa di Cristo e di Maria, la Casa di Dio e dell’uomo!». E proprio per prendere sul serio quelle parole è stato realizzato ed è attivo, a ridosso della piana di Montorso, il Centro "Giovanni Paolo II". Una casa accanto alla Casa, semplicemente perché i giovani sappiano che esiste un luogo nel quale confrontare le proprie domande sul senso della vita, sul desiderio di felicità, con la Verità resasi incontrabile in Cristo attraverso Maria. L’attenzione incentrata sulle generazioni in formazione ha fatto sì che negli ultimi anni Loreto si trasformasse in una "piccola Taizé" di ecumenismo. §Il mosaico raffigurante la "Madonna dei Giovani", realizzata nel 2001 da padre Marko I. Rupnik al Centro Giovanni Paolo II, non è solo un richiamo al valore della bellezza nella storia della salvezza (del resto quello lauretano è il santuario mariano più ricco in assoluto quanto a ricchezze artistiche e architettoniche), ma anche un richiamo all’ecumenismo nel nome di Maria, Madre di tutta la Chiesa, di Oriente come d’Occidente. A Loreto si sta sperimentando un ecumenismo che vede protagonisti i giovani. E quello che si svolgerà presso il Centro di Montorso dal 9 al 16 agosto sarà ormai il V Campo ecumenico e coinvolgerà ortodossi e greco cattolici rumeni, luterani danesi e svedesi e infine anglicani.Loreto è luogo di riconciliazione (in grande e significativo aumento sono coloro che frequentano il santuario per avvicinarsi al sacramento della confessione), è luogo dove sempre più numerose si accostano donne che vivono con difficoltà il loro desiderio di maternità, luogo presso il quale invocare il conforto per una malattia o una sofferenza interiore.Da ultimo, non si può dimenticare che le pareti della Santa Casa sono state, anche di recente, il luogo in cui lo Spirito Santo ha parlato al cuore e alla mente di coloro cui Dio avrebbe poi affidato il carisma per la fondazione di nuove realtà ecclesiali (si pensi a Chiara Lubich e a padre Pancrazio Nicola Gaudioso). Valgono dunque più che mai le parole con le quali il 4 ottobre scorso l’arcivescovo di Loreto, Giovanni Tonucci, ha terminato il suo saluto a Benedetto XVI: «Il "sì" di Maria, di cui risentiamo l’eco ogni volta che entriamo in Santa Casa, possa risuonare nel cuore di ciascuno di noi con la stessa carica di amore e di fedeltà con cui risuonò nel Suo cuore».​
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