lunedì 14 gennaio 2013
Oggi inziano le visite ad limina dei vescovi italiani parla l’arcivescovo di Pescara-Penne, presidente della Conferenza episcopale della prima regione ecclesiastica attesa in Vaticano.
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​Una fede che vive nel quotidiano pronta a dare risposte concrete, ma che è anche alla ricerca di strade nuove per incidere nella storia, senza paura di affrontare le sfide più urgenti. È questo il ritratto dello stile delle comunità locali di Abruzzo e Molise tracciato dall’arcivescovo di Pescara-Penne, Tommaso Valentinetti, presidente della Conferenza episcopale che riunisce le diocesi delle due regioni e che questa settimana incontrerà Benedetto XVI per la visita ad limina.Quali sono le aspettative da questo incontro?Il clima di preparazione è caratterizzato dalla gioia e dalla speranza di ricevere un incoraggiamento che sproni le nostre comunità locali a proseguire nel proprio cammino di fede. E i vescovi di Abruzzo e Molise si aspettano soprattutto di essere confermati nella fede in questo Anno speciale, voluto proprio da Benedetto XVI.Qual è il volto caratteristico della fede in Abruzzo e Molise?È una fede radicata, vissuta come tradizione fondamentale e resa possibile da una trasmissione che non è venuta meno. Anche le nostre due regioni, però, non sfuggono all’attentato della modernità che mette in discussione i principi della fede e il modo di trasmetterla. Siamo, infatti, di fronte a generazioni che vanno ri-evangelizzate. Il recente Sinodo dei vescovi ci ha ricordato il grande bisogno – presente anche nelle nostre diocesi – della nuova evangelizzazione. «Nuova» non tanto nei contenuti, quanto nello stile, con un ritrovato slancio missionario nei confronti di una realtà di fede radicata nella tradizione ma bisognosa di trovare nuovi modi per esprimersi.Quali i nuclei fondamentali da cui partire?In Abruzzo e Molise la frequenza tra i fedeli si attesta dentro la media nazionale, intorno al 15%. Ma in diverse realtà si sta scoprendo la necessità di ripartire da un cammino di fede che sappia attingere alla propria tradizione – come dicevo molto radicata soprattutto nei paesi più piccoli dove la Chiesa è ancora un irrinunciabile punto di riferimento –, tradizione spesso espressa in alcuni momenti particolari di professione. Oltre che nei cammini sacramentali, quindi, la vita di fede emerge chiaramente in ambiti come il culto della Vergine Maria, il culto dei santi, il culto della memoria dei fedeli defunti.Su che risorse può contare la nuova evangelizzazione in Abruzzo e Molise?Le risorse sono molte, anche se è necessario impegnarsi in particolare nella formazione, soprattutto rivolta ai laici. In questo senso esistono diverse iniziative efficaci nelle nostre diocesi. Come in molta parte d’Italia, poi, anche noi soffriamo la mancanza di sacerdoti che, vista l’età avanzata dei preti, andrà aggravandosi. Noi, però, siamo fiduciosi del fatto che il Signore ci donerà nuove risorse, soprattutto attraverso un nuovo slancio nella vita di fede che potrà venire da un laicato maturo e cosciente di avere una sempre maggiore responsabilità nell’annuncio del Vangelo, dell’amore e della misericordia del Signore. In Abruzzo e Molise la fede incide nella vita pubblica?Non in maniera così determinante perché abbiamo bisogno di una rinnovata classe politica, che abbia soprattutto la capacità di manifestare la propria fede dentro la storia e dentro il tessuto delle scelte concrete della vita sociale e politica. Come Chiesa vogliamo però essere anche coscienza critica, perché ci sia un rinnovamento e un ringiovanimento di questa classe dirigente e perché si realizzi un cambio di passo. Anche nelle nostre regioni, infatti, abbiamo assistito a qualche problema di malgoverno e di cattiva gestione amministrativa.Ci sono delle «eccellenze pastorali» nelle vostre diocesi?Per quanto riguarda la pastorale giovanile, familiare e della testimonianza della carità ci sono diverse buone iniziative a livello regionale. Direi che questi tre ambiti sono le «eccellenze» che specificano un cammino più unitario tra le nostre diocesi. Alcune comunità locali, in particolare, brillano nella testimonianza della carità e sono pronte a donare se stesse dentro il tessuto sociale, soprattutto in questo momento di crisi. Offrono, infatti, risposte concrete a tutte quelle situazioni di difficoltà in cui versano tanti poveri che vengono da lontano ma anche molte delle nostre famiglie. D’altra parte, come accaduto in seguito al terremoto del 2009, davanti alle situazioni difficili, anche le più drammatiche, la Chiesa abruzzese e molisana ha sempre saputo prendere iniziative efficaci nel campo della solidarietà.
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