lunedì 21 settembre 2015
COMMENTA E CONDIVIDI
L’altare è un tavolo da cucina. Non ci sono panche ma sedia di plastica. La chiesa è un sala da pranzo, stracolma di persone. Tanti, ogni domenica, sfidano il caldo per partecipare alla Messa nella casa di Julita alla periferia di Santiago, una delle migliaia e migliaia di “casas de misiones” dell’isola. I templi sono scarsi: la geografia urbana è cambiata e, a lungo, nell’isola non è stato permesso costruire nuovi templi. Al momento, ne sono in cantiere tre: all’Avana, a Pinar del Rio e Santiago. La carenza di strutture non ferma, pero, l’attività pastorale. Anzi: dall’incontro ecclesiale del 1986, la Chiesa cubana ha fatto di necessità virtù. Le celebrazioni si svolgono nelle case dei fedeli che prestano una camera. Molte fattorie hanno messo a disposizione un pezzetto di terra – la cui proprietà nell’isola appartiene allo Stato – per costruire una cappella o un capanno per il catechismo e i corsi. Anche Caritas organizza le mense a domicilio, coinvolgendo famiglie e volontari che cucinano e servono i concittadini in difficoltà. I laici hanno, dunque, un ruolo centrale nella vita della Chiesa. E quest’ultima è in permanente uscita, verso le periferie sociali ed esistenziali. Una bella sintonia con Papa Francesco che, non casualmente, ha voluto elogiare le “casas de misiones” nell’omelia della Messa nella Plaza de la Revolución de Holguín.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: