venerdì 19 gennaio 2018
Oggi il Papa arriverà a Puerto Maldonado in Perù per il grande abbraccio ai popoli nativi. Il presidente della Rete ecclesiale panamazzonica: una visita storica, un gesto contro le ingiustizie
La difesa dell'Amazzonia? Per i cristiani è un dovere
COMMENTA E CONDIVIDI

Per oltre tre decenni, ha vissuto nelle “foreste d’asfalto” del Brasile. Nei cui alberi di cemento si ammassa un’umanità dolente. E invisibile. Non, però, per dom Claudio Hummes. Nei lunghi anni di pastore a Santo André, popolosa città satellite di San Paolo, Fortaleza e San Paolo stessa, il religioso, appartenente all’ordine dei frati minori, non hai mai distolto lo sguardo dagli ultimi fra gli ultimi, i preferiti di Dio. Con lo stesso slancio profetico, ora, il cardinale Hummes si è “immerso” nell’altra selva, un labirinto di piante avvolgenti e fiumi indomiti: l’Amazzonia. «Una regione meravigliosa, dove la foresta custodisce l’acqua e l’acqua custodisce la foresta e dove i popoli originari custodivano e custodiscono la preservazione di questo santuario della natura», afferma dom Claudio, presidente della Rete ecclesiale Panamazzonica (Repam), creata nel settembre 2014 per coordinare gli sforzi di vescovi, sacerdoti, missionari e laici nella costruzione di una Chiesa dal "volto amazzonico". Il cardinale Hummes - nato nell’estremo opposto del Brasile, in quel Rio Grande do Sul incastonato tra le montagne e il mare - ha percorso trentotto diocesi e prelature della selva brasiliana. «Ne sono rimasto affascinato e conquistato», confessa il presidente della Repam, già a Puerto Maldonado - capitale della regione peruviana di Madre de Diós - dove oggi arriverà papa Francesco per ascoltare “il grido” di giustizia e speranza dell’Amazzonia, incarnata nei suoi 390 popoli, per cui - come amano dire - la “Bibbia è scritta negli alberi”. Seimila rappresentanti si riuniranno al Coliseo Madre de Diós per condividere con il "Pontefice della Laudato si’ dolori e attese. Un momento cruciale in vista del Sinodo Panamazzonico convocato da Bergoglio nel 2019.


Cardinale Hummes, che cosa rappresenta questo incontro?
È un evento straordinario e storico. Di inestimabile valore per il riconoscimento della dignità dei popoli dell’Amazzonia, dei loro diritti e aspirazioni. Il Papa sa come gli indigeni siano stati ingiustamente massacrati e decimati durante il processo di colonizzazione dell’America. E quanto ora abbiano necessità di solidarietà per far sentire la loro voce e tornare ad essere pienamente protagonisti e soggetti della propria storia. La scelta di Puerto Maldonado è evidentemente simbolica, dopo la Laudato si’ e l’annuncio del Sinodo, a cui il momento di oggi darà un forte impulso in vista della preparazione. Oltre ai rappresentanti delle comunità, saranno presenti i vescovi incaricati della cura dei nativi nei rispettivi Paesi amazzonici per una riflessione congiunta tra popoli e pastori.

Molti europei sono rimasti perplessi di fronte alla convocazione di un Sinodo per l’Amazzonia. Perché questa regione è tanto importante per il mondo e non solo per l’America Latina?
L’Amazzonia è l’insostituibile strumento di controllo della salute del clima. La sua devastazione produrrebbe danni incalcolabili - in larga parte irreversibili - per il pianeta e per le generazioni future.

Madre de Diós è un simbolo di quanto crisi ecologica e sociale siano inscindibili. Qui la devastazione della foresta per far posto alle miniere illegali d’oro va di pari passo con il proliferare della tratta.
Non solo le miniere illegali, anche quelle cosiddette legali, quasi sempre, producono un impatto devastante in queste terre. Il traffico di esseri umani è un’altra piaga vergognosa che ci affligge. Purtroppo non riguarda solo l’Amazzonia ma anche il resto del mondo. Sono due questioni su cui è fondamentale non chiudere gli occhi: l’opinione pubblica deve sapere e opporsi. Papa Francesco, venendo a Madre de Diós, rinnova, ancora una volta, in uno scenario fortemente simbolico, la denuncia di tali drammi.

Perché è un dovere cristiano la cura della casa comune?
Dio ha affidato la terra agli esseri umani come un dono. Non perché la distruggessero, bensì affinché, con intelligenza e saggezza, ne traessero sostentamento. Ha chiesto loro di prendersene cura come di un giardino, per se stessi e per le generazioni future. Qui il figlio di Dio si è incarnato e si è fatto uomo, con un corpo formato da elementi di quella stessa terra. Con la sua morte e resurrezione ha redento la Creazione, ferita dal peccato. Cristo risorto è già una nuova Creazione in cui tutti gli esseri umani sono chiamati a integrarsi.

Che cosa possono fare i cristiani del resto del mondo per l’Amazzonia?
Conoscere, diffondere, opporsi alla distruzione della foresta, evangelizzare i suoi popoli, promuoverne i diritti. E pregare per la riuscita del Sinodo.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI