giovedì 14 marzo 2013
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​«La cosa che mi ha colpito di più? Il modo con cui si è presentato. Semplice e schietto e sottolineando di essere il vescovo di Roma. Questo significa una concenzione della Chiesa come comunione nella carità». Padre Silvano Fausti, teologo gesuita, fondatore della comunità di Villapizzone a Milano, ha seguito in diretta televisiva l’annuncio dell’elezione del cardinale Jorge Mario Bergoglio al soglio pontificio. Una sorpresa per il biblista che vede nella scelta del collegio cardinalizio per il suo confratello una indicazione chiara. «Viene da Buenos Aires, una Chiesa come quella Argentina che ha prospettive diverse da quella europea, una Chiesa più attenta ai poveri. E questa sarà una ricchezza per tutti. Ecco perché ora si aprono nuove possibilità». Ma è il modo in cui il nuovo Papa si è presentato ad avere attirato l’attenzione dello studioso. «La novità grande – spiega Fausti – è l’avere insistito sul suo essere vescovo di Roma. Sull’umilità di avere chiesto che i fedeli pregassero per il loro vescovo. E la scelta di un nome come quello di san Francesco che è una sintesi di speranza e di volontà di riforma. Insomma una Chiesa sempre più di popolo».Una volontà di riforma che per padre Fausti si vede anche nel richiamo - quando si è affacciato dalla loggia centrale della basilica vaticana - al cardinale vicario come suo collaboratore. Una sottolineatura che porta lontano. «Significa - sottolinea ancora Padre Fausti - una dimensione di comunione molto importante. La Chiesa sarà sempre meno un corpo centrale che indirizza le Chiese locali. Ma le Chiese locali potranno “interferire” insieme nella comunione. Così da allontanare il rischio delle divisioni nel corpo ecclesiale». Questo cambiamento, secondo Padre Fausti, andrà a toccare anche le strutture centrali del governo. «È logico – spiega ancora il padre – che se la Chiesa è sempre più comunione anche la curia perde parte della sua importanza e così verranno messi alla porta anche tutti i carrierismi più volte denunciati da Benedetto XVI». Una linea che si sposa anche a un preciso voto della Compagnia. «I Gesuiti – sottolinea ancora padre Fausti – devono fuggire tutte le cariche nella Chiesa e fuori (accettarle solo per obbedienza) e denunciare chi invece le ricerca». Insomma, per padre Silvano una scelta che prelude a importanti riforme. E l’ultimo pensiero è per Benedetto XVI. «La scelta del Papa emerito risalta ancora di più. Bisogna ringraziarlo ancora una volta per quel suo gesto di rottura perché ha permesso la novità che è sotto i nostri occhi oggi».
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