mercoledì 13 marzo 2013
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​Il Conclave è la più grande espressione di ciò che è la Chiesa: «un luogo tutto umano dentro al quale agisce lo Spirito Santo». Don Roberto Repole, presidente dell’Associazione teologica italiana (Ati), va oltre: nella scelta del Papa da parte dei cardinali, infatti, appare evidente lo «stile» con cui agisce lo Spirito, «che non annulla la realtà umana con la sua libertà, bensì la esprime nella sua piena verità».Don Repole, cosa cambia la presenza dello Spirito Santo nella vita della Chiesa?La Chiesa è una comunità umana, una società al pari di altre società, ma ha la consapevolezza di essere questo in forza dell’azione di Cristo nello Spirito Santo. Sa dunque di non essere semplicemente assimilabile a qualunque genere di società umana. E nel Credo la professione di fede alla Chiesa viene immediatamente dopo la fede nello Spirito Santo, quasi a dire che la Chiesa, che è tutta umana, è tuttavia la principale opera dello Spirito che interviene unificando per mezzo di Cristo e in Cristo l’umanità. Lo Spirito, poi, agisce continuamente attraverso quelle che potremmo chiamare le «istituzioni» della Chiesa: la Scrittura, i sacramenti, i dogmi e anche attraverso alcuni elementi del diritto, come può essere nel caso del Conclave.Come può il diritto esprimere la vita dello Spirito?Si pensi alla modalità con cui si svolge il Conclave: si cerca una maggioranza forte, che tenda all’unanimità, e questo nasce dalla volontà di costruire quella comunione, quella sinfonia, che è il primo segno dell’azione dello Spirito. D’altra parte quello che avviene in questi giorni con il Conclave esprime molto bene qual è il dinamismo con cui lo Spirito agisce all’interno della realtà ecclesiale e aiuta a superare due pericoli contrapposti.Quali?Da una parte una lettura tutta terrena, che riduce la Chiesa a una realtà semplicemente umana. Dall’altra un approccio «soprannaturalista» o «spiritualista», secondo il quale lo Spirito agisce al margine o al di là di quella che è la realtà umana, quasi ignorandola. In questi giorni, invece, assistiamo all’azione dello Spirito che avviene dentro e non al margine della realtà umana, in questo caso nell’incontro di alcuni cristiani, i cardinali con il loro ruolo, i loro dialoghi, le loro preoccupazioni, il tentativo di creare una larga maggioranza.Che posto occupano l’umanità dei cardinali e la loro libertà con l’opera dello Spirito?L’umanità dei cardinali ha un grande ruolo per il modo in cui lo Spirito agisce. Perché è uno Spirito che rende liberi, non occulta l’umano e dunque non occulta neppure la libertà dell’uomo. Nel Conclave, quindi, appare evidente l’umiltà dello Spirito, che agisce in una condiscendenza con la realtà dell’umano, con la sua libertà, la sua autonomia e anche con le sue eventuali chiusure. Lo Spirito, insomma, non agisce forzando l’umano ma quasi chiedendo l’apertura dell’umano alla sua azione. Per esempio anche nei Sacramenti lo Spirito compie delle cose questa sua presenza può diventare carne della nostra carne solo se lo decidiamo noi, se ci apriamo o se ci chiudiamo alla sua presenza. Una dinamica che si pone nella linea dell’incarnazione: in Cristo l’umanità non è cancellata ma realizzata e resa libera. Per Karl Rahner Gesù è l’uomo più libero precisamente perché figlio di Dio. Togliendo questa dimensione alla vita della Chiesa si apre la strada alle letture semplicemente «politiche» di ciò che sta succedendo in questi giorni.Ma il Conclave resta comunque un evento di grande visibilità. Il mondo lo saprà leggere come opera dello Spirito?Chi vive con gli occhi della fede sarà in grado di cogliere la relazione dell’evento del Conclave con la realtà ordinaria della Chiesa, che da sempre è al servizio del progetto di Dio. Ma l’azione dello Spirito Santo è umile, non può essere costringente alla fede, può essere un richiamo, un appello, una domanda posta al mondo e anche a chi non crede, che si chiederà il perché dell’importanza data al Conclave e al ministero del Papa. Per i non credenti, quindi, questo evento può sucitare un interrogativo che interpella nello stesso stile con cui Dio si rivolge all’uomo: cioè non forzando la libertà e i cuori degli uomini, ma lasciandoli liberi di scegliere.
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