sabato 9 aprile 2022
Parla il vescovo Skomarovski che guida la diocesi latina di Lutsk al confine con la Bielorussia. I sotterranei della Cattedrale trasformati in rifugio: «Li apriamo ogni volta se suonano gli allarmi»
Le bandiere dell'Ucraina vicino a una chiesa

Le bandiere dell'Ucraina vicino a una chiesa - Ansa

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Ogni volta che a Lutsk suona l’allarme antiaereo si aprono le porte della Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo. «Sono i nostri sacerdoti a farlo. Perché nei sotterranei abbiamo allestito un rifugio che viene messo a disposizione sia di giorno, sia di notte quando partono le sirene. Così chi è nelle vicinanze o abita nel quartiere ha l’opportunità di avere un luogo sicuro in cui ripararsi dagli attacchi», racconta il vescovo di Lutsk, Vitaly Skomarovski. Originario dell’Ucraina, 58 anni, già ausiliare di Kiev-Žytomyr, guida dal 2014 una diocesi di rito latino estesa quanto il Veneto e il Trentino-Alto Adige assieme. Il territorio abbraccia due regioni, quelle di Volyn e Rivne, al confine con la Polonia ma soprattutto della Bielorussia. E la pressione del Paese “alleato” di Mosca si fa sentire. «Dal momento che non sappiamo ancora se le truppe bielorusse prenderanno parte alla guerra, avvertiamo sempre come possibile la minaccia di un’invasione da parte della Bielorussia», afferma il presule. Per adesso le giornate sono segnate dalla paura, anche perché a metà marzo i missili hanno distrutto una base militare della zona. «I raid aerei sono parte del quotidiano – riferisce il vescovo –. Le sirene suonano a ripetizione. Ci sono stati momenti in cui sono scattate anche dieci volte in un giorno. L’allarme può durare un’ora, spesso cinque. E il tempo viene trascorso nei rifugi».

La Cattedrale cattolica dei Santi Pietro e Paolo a Lutsk in Ucraina

La Cattedrale cattolica dei Santi Pietro e Paolo a Lutsk in Ucraina - wikipedia.org

Qui, nell’Ucraina nord-occidentale, la guerra ha soprattutto il volto dei profughi. «A decine di migliaia sono giunti nella nostra diocesi dagli angoli occupati – dice Skomarovski –. Per questo ogni ucraino, indipendentemente dal luogo in cui si trova, vive sulla propria pelle il conflitto». E la Chiesa cattolica è in prima linea. «Siamo impegnati a tutto campo nell’assistenza ai fratelli e alle sorelle vittime dell’aggressione russa, agli sfollati interni e alle persone rimaste sole. Nei primi giorni di guerra, tantissimi hanno attraversato la nostra area per raggiungere la Polonia. Ma in molti sono rimasti anche qui. Ad oggi solo a Volyn contiamo più di 36mila rifugiati registrati».

A Lutsk i sotterranei della Cattedrale trasformati in rifugio antiaereo

A Lutsk i sotterranei della Cattedrale trasformati in rifugio antiaereo - wikipedia.org

La storia fa di Lutsk una città contesa su cui Putin ha messo gli occhi. Oggetto nei secoli delle mire delle potenze regionali rivali, dalla Russia alla Polonia, è finita anche sotto il dominio austro-ungarico. «Il passato ci consegna una realtà dove sono presenti molte nazionalità e varie religioni. Per questo la nostra città è stata chiamata la “seconda Roma d’Oriente” – riflette il vescovo –. Tuttavia siamo in tutto e per tutto una comunità ucraina. Non solo. Siamo anche una polis europea sin dal Medioevo. E ora sono proprio i valori europei che difendiamo. Il nostro popolo sta morendo per questo. Lottiamo per il diritto a essere uno Stato europeo libero e democratico di fronte a un nemico che non vuole accettare tutto ciò».

Il vescovo di Lutsk, Vitaly Skomarovski

Il vescovo di Lutsk, Vitaly Skomarovski - Avvenire

Eccellenza, papa Francesco ha detto che la visita in Ucraina è sul tavolo. Che cosa ne pensa?

Dallo scorso dicembre tutti i cattolici di rito latino del Paese pregano affinché possa concretizzarsi il viaggio di Francesco in Ucraina. Attendiamo davvero con impazienza l’arrivo del Pontefice. Le sue preghiere e il suo sostegno fattivo hanno per noi un valore inestimabile. Ci auguriamo che le nostre preghiere vengano ascoltate. Solo con il soccorso di Dio questa terribile guerra potrà finire e le forze del bene prevalere su quelle del male.

La preghiera è la prima arma?

Sicuramente. Con la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria che il Papa ha voluto, abbiamo invocato la Vergine perché preservi il nostro popolo e le città dal flagello della guerra e perché faccia germogliare sentimenti di pace in tutta l’umanità. Particolarmente forti sono le preghiere dei nostri bambini che stanno lasciando le loro case a causa dell’occupazione russa, che si nascondono nei rifugi, che sperimentano autentici orrori. Preghiamo con loro affinché ci sia pace nel mondo e nessun ragazzo, donna o uomo del pianeta soffra per un conflitto armato.

Alcuni sfollati ucraini davanti alle loro case bombardate

Alcuni sfollati ucraini davanti alle loro case bombardate - Reuters

Papa Francesco ha condannato «l’aggressione inaccettabile» e ha parlato di «strage».

L’esercito russo ha trasformato alcune città in cimiteri. Mariupol ne è un esempio. Abbiamo davanti agli occhi i corpi dei nostri connazionali lasciati lungo le strade oppure sepolti nei cortili delle case o nelle fosse comuni. La città intitolata alla Vergine Maria è una valle di lacrime. Quando ci siamo rivolti al Cuore Immacolato di Maria, abbiamo chiesto alla Madre di Dio che illumini anche le menti dei russi.

Il patriarca ortodosso di Mosca, Kirill, ha giustificato l’attacco russo. I cristiani si dividono sulla guerra?

I cristiani ma anche i credenti di altre religioni sono oggi uniti come non mai. Tutti pregano per la pace in Ucraina e nel mondo. Tutti condannano l’aggressione. Nel nostro Paese le fedi si trovano assieme per fronteggiare la medesima calamità e soccorrere la gente. Nelle preghiere comuni chiediamo aiuto per quanti ci difendono anche a costo della vita e invochiamo il Regno dei cieli per coloro che sono morti in questo primo mese di guerra.

I profughi in fuga dalle aree dell'Ucraina attaccate dai militari russi

I profughi in fuga dalle aree dell'Ucraina attaccate dai militari russi - Ansa

L’Europa sta facendo giungere ingenti aiuti all’Ucraina. E la Polonia, che dista poco da voi, si è mobilitata.

La Polonia ci è accanto, come il mondo intero: di questo siamo sinceramente grati. Il supporto che tocchiamo con mano diventa anche un volano per il morale di quanti hanno perso tutto in un istante. I carichi che entrano nel Paese vengono distribuiti in tutto il territorio. Ma purtroppo ci sono città in cui gli occupanti non consentono di recapitare gli aiuti umanitari: è ancora molto difficile inviare qualcosa a Mariupol. I militari russi sparano sui camion con i beni di prima necessità. Ma noi non ci arrendiamo e continuiamo a lavorare. Nella nostra diocesi la Caritas-Spes di Lutsk è in grado di portare aiuti in numerosi punti caldi del Paese: da Kiev a Kharkiv, fino a Žytomyr.

Il Papa ha fatto appello più volte alla comunità internazionale. La Santa Sede si è proposta come mediatrice tra Ucraina e Russia. Ma i negoziati faticano a decollare.

La guerra non giova a nessuna delle parti in causa. Auspichiamo assieme al mondo intero un cessate il fuoco e una soluzione rapida che ha nei canali diplomatici la via maestra. Sull’esempio di papa Francesco le nostre preghiere sono indirizzate anche alle autorità russe affinché si siedano ai tavoli negoziali. Nonostante oggi siamo impegnati sul campo a difendere la nostra patria, la vera vittoria sarà rappresentata soltanto dalla fine delle ostilità.

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