martedì 20 aprile 2021
In un’inchiesta Tv storie e vicende di intolleranza. Cottrell, arcivescovo di York: sono episodi scioccanti, verso fratelli e sorelle delle minoranze etniche abbiamo fallito
Il primate anglicano Justin Welby

Il primate anglicano Justin Welby - Ansa / Epa

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«Le storie che abbiamo sentito sono scioccanti e non c’è dubbio che la Chiesa abbia fallito nei confronti nei nostri fratelli e delle nostre sorelle che appartengono alle minoranze etniche». Non lasciano dubbi le parole pronunciate alla Bbc dall’arcivescovo di York, Stephen Cottrell, il secondo per importanza nella gerarchia della Chiesa d’Inghilterra, espressione della Comunione anglicana.

Cottrell è stato intervistato durante l’inchiesta tv intitolata «È razzista la Chiesa?» trasmessa dal primo canale dell’emittente di Stato britannica, ieri sera, durante la serie “Panorama”.

Scioccanti gli episodi raccontati nel programma. Un uomo di colore che lavorava per la Chiesa ha ricevuto la foto di una banana con la propria testa sovrapposta e la scritta “Bananaman”. Quando ha protestato presso il dipartimento risorse umane, si è sentito rispondere che non si trattava di razzismo ed è stato costretto a firmare una lettera nella quale si impegnava a non parlare dell’episodio.

Come lui, molti altri hanno subito insulti e discriminazioni e sono stati costretti ad andarsene, ricevendo solo somme modeste come compensazione in cambio della promessa di non raccontare nulla di quanto successo.

Nella diocesi di Londra un pastore di origine brasiliana, Peterson Faital, per anni si è sentito dire che era troppo brasiliano nel modo di dimostrare compassione durante la sua missione pastorale e che doveva trovarsi un altro lavoro con persone come lui. Quando ha protestato, è stato spinto al silenzio perché non avrebbe mai potuto dimostrare gli abusi subiti. Dopo dieci anni Faital è stato licenziato ed ora vive con i sussidi dello Stato.

Il documentario “È razzista la Chiesa?” ha raccolto anche la testimonianza di Elizabeth Henry, alla quale la Chiesa d’Inghilterra aveva affidato il compito di combattere il razzismo e che si è dimessa dopo sette anni, perché si è resa conto che era impossibile fare progressi.

Il primate anglicano Justin Welby e l’arcivescovo di York, Stephen Cottrell, che hanno collaborato al programma, hanno ammesso che la Chiesa ha sbagliato. Già al Sinodo generale della Chiesa d’Inghilterra nel febbraio dello scorso anno il primate Welby si era scusato pubblicamente e aveva riconosciuto che «la Chiesa d’Inghilterra è ancora, istituzionalmente, profondamente razzista».

Rispondendo al pastore Andrew Moughtin-Mumby, che raccontava l’esperienza di un suo parrocchiano che, insieme alla famiglia, era stato escluso da una chiesa anglicana perché di colore, l’arcivescovo di Canterbury aveva detto di «provare vergogna e di voler scusarsi». Aveva anche aggiunto che la Chiesa doveva cambiare per diventare più accogliente.

Sono stati proprio Welby e Cottrell ad affidare a un gruppo di esperti, lo scorso anno, il compito di esaminare tutti i rapporti e le raccomandazioni della Chiesa d’Inghilterra in materia di razzismo, degli ultimi trentasei anni. L’obiettivo era capire se ci sono stati cambiamenti. Il rapporto conclusivo di questa ultima indagine verrà pubblicato giovedì prossimo e conterrà diverse raccomandazioni, indirizzate a vari settori della Chiesa, prima dell’avvio di una nuova commissione che affronti, con maggiore profondità, l’argomento.

«Spero che arriveremo al punto di combattere il razzismo con più consapevolezza e che questo comporterà maggiore partecipazione ad ogni livello della Chiesa, così che possiamo arrivare al mutamento auspicato », ha dichiarato in un comunicato l’arcivescovo di York.

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