mercoledì 25 gennaio 2023
La visita si svolgerà dal 31 gennaio al 3 febbraio. Con Francesco, in Paesi segnati dalla crisi economica e politica, il primate anglicano e il moderatore della Chiesa di Scozia
Il Papa in Congo e in Sud Sudan. Un viaggio ecumenico, per la pace
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Un viaggio all’insegna della pace in terre di sfruttamento e di conflitti endemici, profondamente segnate dalle crisi. Un viaggio fortemente ecumenico. È il quarantesimo di papa Francesco, il quarto in Africa, quello che lo porterà nella Repubblica Democratica del Congo e nel giovane stato del Sud Sudan che ha raggiunto dopo decenni di guerre civili l’autonomia nel 2005 ed è stato riconosciuto Stato indipendente nel 2011.

Già previsto nello scorso luglio e poi rimandato per ragioni di salute la vista del Papa in questi due paesi africani è voluta da tempo: «Non vedo l'ora di fare questo viaggio il prima possibile» ha ripetuto papa Francesco più volte. «Il Sud Sudan è una comunità sofferente. Il Congo sta soffrendo in questo momento di guerriglia» ha detto in una recente intervista.

In Sud Sudan la visita si svolgerà a tre: il Papa, l’arcivescovo anglicano di Canterbury e il moderatore della Chiesa di Scozia. La volontà di recarsi in Sud Sudan era già stata espressa dal Papa cinque anni fa nel corso della sua visita alla chiesa anglicana di All Saints a Roma nel quale disse che l’invito di visitare il Paese gli era stato rivolto da tre pastori di diverse confessioni cristiane molto presenti in Sud Sudan: «Non venga da solo, venga con l’arcivescovo di Canterbury» riferì il Papa. Poi nell’aprile 2019 l’incontro in Vaticano con il presidente del Sud Sudan, i leader dell’opposizione e i vertici delle diverse Chiese cristiane per segnare un passo nuovo nel martoriato Paese, sfigurato dalla guerra civile e dalla fame.

Non sarebbe questo il primo viaggio del Papa in un Paese africano nel quale il segno ecumenico e interreligioso ha dato l’impronta, come è stato quello nel novembre 2015 in Centrafrica. E diversi sono già i viaggi interamente ecumenici decisi e compiuti da Francesco come quello nel febbraio 2016 nell’isola greca di Lesbo, punto d’approdo per migliaia di rifugiati e migranti in fuga da guerre, persecuzione e fame. Ma questo in Sud Sudan, che si prospetta con il primate della Chiesa anglicana e il moderatore della Chiesa di Scozia, è un fatto che sottolinea e amplifica nuovamente le prospettive di un percorso indispensabile e irreversibile tra Chiese cristiane urgentemente richiesto dai segni dei tempi, nei quali l’impegno e il servizio comune delle Chiese cristiane e dei loro responsabili esigono di offrirsi testimoni come lievito per favorire la giustizia, la fratellanza e la pace dei popoli.

Il programma del viaggio è stato presentato ieri dal direttore della Sala Stampa vaticana Matteo Bruni che ne ha assicurato la sicurezza.

Nella Repubblica Democratica del Congo papa Francesco pronuncerà sette discorsi, tutti in lingua italiana. Saranno invece cinque quelli pronunciati, sempre in lingua italiana, in Sud Sudan.

All’arrivo a Kinshasa, il 31 gennaio, sarà accolto dal premier Jean-Michel Sama Lukonde, in carica dal 2021. Poi, al Palais de Nation, il saluto al presidente Fexlix Tshisekedi, che era stato in visita alla Santa Sede nel 2020 e a seguire l’incontro con la società civile e con il corpo diplomatico a cui Francesco rivolgerà il primo discorso.

I momenti principali del secondo giorno nella capitale del Congo saranno la Messa secondo la liturgia inculturata del Messale Romano per le diocesi dello Zaire, alla quale si attende un milione e mezzo di persone, mentre nel pomeriggio è programmato l’incontro con le vittime delle violenza nell’Est del Paese del corso del quale sono previste diverse testimonianze, un discorso del Papa e un impegno di perdono da parte delle vittime. Al termine un appuntamento con i malati e i rappresentanti di opere caritative.

Il 2 febbraio nello Stadio dei martiri il Papa si riunirà con i giovani, poi in Cattedrale con le comunità religiose. L’incontro con i vescovi invece sarà il mattino seguente prima della partenza per il Sud Sudan. All’arrivo a Juba, capitale del Sud Sudan, abitata da tribù minoritarie del Paese, papa Francesco verrà accolto dal presidente Salva Kiir Mayardit, che è venuto in visita al Vaticano nel marzo 2019 e poi nell’aprile dello stesso anno per il ritiro spirituale per la pace nel Paese convocato dal Papa. Saliranno a bordo dell’aereo, per poi scendere insieme nel piazzale dell’aeroporto anche l’arcivescovo di Canterbury e primate anglicano Justin Welby e il moderatore della Chiesa di Scozia lord Jim Wallace, che insieme compiranno le tappe del viaggio in Sud Sudan. All’’incontro con le autorità civili oltre al Papa, prenderanno la parola anche l’arcivescovo di Canterbury e il moderatore della Chiesa di Scozia.

Il 4 febbraio l’incontro con i religiosi nella Cattedrale, poi con i gesuiti e infine con gli sfollati interni, attualmente più di 3 milioni, 33mila solo nella regione di Juba. Lasceranno la loro testimonianza i rappresentanti di diversi campi di sfollati. Anche questo sarà un momento ecumenico. Nel mausoleo John Garang, la celebrazione ecumenica prevede un’allocuzione dell’arcivescovo di Canterbury, del Moderatore della Chiesa di Scozia, il discorso del Papa e al termine la preghiera ecumenica. Welby e Wallace, faranno anche il viaggio di ritorno insieme a Francesco.

E per la prima volta la consueta Conferenza stampa del Papa in aereo avrà un’altra fisionomia: sarà in chiave ecumenica, congiunta con il moderatore e il primate anglicano.

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