martedì 23 febbraio 2021
Da Francesco preghiere, discorsi, gesti, atti concreti di carità. Dal ciclo di catechesi sulla pandemia all’enciclica “Fratelli tutti”, la crisi riletta alla luce del Vangelo
27 marzo 2020: il Papa da solo, sotto la pioggia sul sagrato di piazza San Pietro, per un memorabile momento di preghiera per la fine della pandemia

27 marzo 2020: il Papa da solo, sotto la pioggia sul sagrato di piazza San Pietro, per un memorabile momento di preghiera per la fine della pandemia - Ansa

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Il Papa e il Covid. 365 giorni di discorsi, gesti, preghiere, atti concreti di carità. Un vero e proprio corpus magisteriale sulla malattia che ha sconvolto il mondo. Dal 23 febbraio 2020, giorno in cui Francesco compì a Bari l’ultimo viaggio prima del lockdown (e l’unico di questi 12 mesi, insieme alla breve trasferta di Assisi per firmare la Fratelli tutti) è trascorso un anno esatto. Pochi giorni prima, il 20 febbraio, la scoperta del “Paziente 1” certificava la diffusione del Covid tra i cittadini italiani. Le parole e i gesti del Papa costituiscono dunque una sorta di diario di bordo della Barca di Pietro nel tempo del coronavirus, oltre che un paradigma per l’azione dell’intera comunità ecclesiale. Soprattutto perché Francesco cuce l’insieme dei suoi interventi con il filo del Vangelo, declinato di volta in volta in relazione alle ricadute economiche, politiche, ambientali, caritative di questa triste stagione. Tutto è collegato, aveva scritto nella Laudato si’. La crisi mondiale ne è la più lampante delle conferme. Come attesta anche la rilettura di questo diario, proiettato però sul futuro.

Le misure preventive

26 febbraio 2020. È l’ultima udienza generale in piazza San Pietro prima del lockdown. Da ora in poi diretta streaming dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico. Inizia di un lungo tunnel, dal quale si uscirà, per le udienze generali, solo il 2 settembre con la ripresa in presenza, ma nel Cortile di San Damaso, più piccolo e circoscritto. Tuttavia, in seguito alla seconda ondata si torna nella Biblioteca a partire dal 4 novembre. Anche per l’Angelus si segue la stessa modalità. L’ultimo affaccio è del 1° marzo 2020. Poi bisognerà aspettare il 31 maggio, giorno di Pentecoste. «Oggi che la piazza è aperta, possiamo tornare. È un piacere», afferma quel giorno il Pontefice. L’Angelus torna in modalità streaming il 20 dicembre. Solo dal 7 febbraio scorso Francesco si è riaffacciato su piazza San Pietro. Il 10 marzo 2020 vengono chiuse anche la piazza e la basilica di San Pietro. E successivamente anche i Musei Vaticani. Misure che mirano a contenere il contagio. La salute delle persone prima di tutto, sarà la linea costante di condotta. L’8 dicembre 2020 Francesco compie l’atto di omaggio alla Vergine in piazza di Spagna alle 7 del mattino, praticamente da solo, per evitare assembramenti.

La preghiera

9 marzo 2020. Mentre in Italia inizia il lockdown e non è più possibile celebrare le Messe con la presenza del popolo, il Papa autorizza la trasmissione in streaming della Messa mattutina a Santa Marta dove non sono più ammessi i fedeli. Si andrà avanti fino al 18 maggio, consentendo a Francesco di farsi vicino a tutti con la preghiera eucaristica. Ma non appena può (17 aprile) il Papa ricorda ai fedeli che una cosa è «l’oggettiva necessità», un’altra «l’ideale della Chiesa sempre con il popolo e con i sacramenti». Perciò il 19 maggio interrompe lo streaming, dato che in Italia si può tornare a Messa.

15 marzo 2020, di fatto la prima domenica di lockdown in Italia. Nelle strade deserte di Roma Francesco si reca a Santa Maria Maggiore, a lui da sempre cara, e a San Marcello al Corso, dove si custodisce il Crocifisso miracoloso che secondo la tradizione fece terminare la peste nel 1522. Un gesto semplice e antico come il pellegrinaggio, ma al tempo stesso moderno e comunicativo anche per la società 2.0. Anche se Francesco quel pomeriggio non proferisce parola, il messaggio è chiaro per tutti: nessuno si salva da solo. L’11 marzo, durante la giornata di preghiera e digiuno indetta dalla diocesi di Roma, il Papa interviene con una sua preghiera. E il 19 marzo prega insieme con la Chiesa italiana. Il Rosario recitato quella sera nella parrocchia di San Giuseppe a Roma e trasmesso in diretta streaming sarà il primo anello di una catena orante che attraverserà tutta l’Italia per molti mesi.

Gli aiuti

12 marzo 2020. La pandemia avanza e miete vittime. Servono mascherine e attrezzature sanitarie. Il Pontefice dona 100mila euro alla Caritas italiana per il «primo soccorso». Sarà l’inizio di un lungo elenco di interventi, coordinati in massima parte dall’Elemosineria pontificia. Il cardinale Konrad Krajewski (che sul finire del 2020 contrarrà anche lui il Covid, senza gravi conseguenze) distribuisce ai più bisognosi e alle comunità religiose toccate dal contagio beni di prima necessità. Due le direttrici della carità del Papa: sostegno agli ospedali tramite l’invio di centinaia di apparecchiature respiratorie praticamente in tutti i continenti; e aiuto diretto ai poveri in varie parti del mondo. Impossibile enumerare tutti gli interventi. Basti qui solo ricordare (6 aprile) la costituzione di un Fondo di emergenza presso le Pontificie Opere Missionarie, con una dotazione iniziale di 750mila dollari, al fine di aiutare i Paesi di missione. Il Vaticano va pure incontro ai commercianti suoi affittuari, riducendo sensibilmente i canoni di locazione a loro carico, data la chiusura degli esercizi commerciali.

L’immagine simbolo

27 marzo 2020. Quella del Papa da solo, che sale sotto la pioggia i gradoni del sagrato di piazza San Pietro, è l’immagine simbolo dell’anno, una delle vette assolute del pontificato. Immagine di una potenza evocativa che non sfugge all’occhio del mondo. L’icona evangelica della barca nella tempesta, posta da Francesco al centro di quel memorabile momento di preghiera, non è solo la realistica fotografia della situazione, ma insieme un grido di dolore e un atto di fede compiuto a nome dell’umanità intera. «Su questa barca ci siamo tutti». La stessa piazza San Pietro si trasforma quella sera in una novella arca di Noè. Sulla quale però c’è posto per tutti, dice in pratica Francesco. Il Crocifisso di San Marcello al Corso, presente sullo sfondo, anche lui sotto l’acqua, indica la direzione: «Convertitevi, ritornate a me con tutto il cuore».

I riti pasquali

Piazza San Pietro torna al centro della scena anche la sera del Venerdì Santo, incastonata in una Settimana Santa mai vista prima, almeno nella storia recente della Chiesa. Nella via Crucis che sostituisce quella tradizionale al Colosseo, Francesco resta in silenzio mentre a parlare sono le meditazioni scritte da alcuni carcerati. Il mondo intero è stato messo in carcere dal virus. I riti pasquali devono rispettare le regole anticontagio e vengono celebrati senza fedeli all’Altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro. Il giorno di Pasqua niente Loggia per il Messaggio “Urbi et Orbi”. Ma il Papa, nel proclamarlo in diretta tivù, ricorda che dalla risurrezione di Cristo «un altro contagio si trasmette da cuore a cuore. Quello della speranza».

La catechesi

L’arrivo della bella stagione sembra dare corpo a questa speranza. Ma fa anche abbassare la guardia con gli effetti che sappiamo. Resta invece altissima l’attenzione di papa Francesco sugli insegnamenti da trarre e sul futuro da progettare. Dal 5 agosto al 30 settembre il Pontefice dedica un intero ciclo di catechesi alla pandemia. E già dal primo intervento indica i principi-guida «che possono aiutarci ad andare avanti». «Dignità della persona, bene comune, opzione preferenziale per i poveri, destinazione universale dei beni, solidarietà, sussidiarietà, cura per la nostra casa comune». Di fatto un trattato di dottrina sociale della Chiesa. Il 4 settembre invia un messaggio al Forum di Cernobbio. Da questa esperienza, ricorda agli economisti, «abbiamo compreso meglio che ogni scelta personale ricade sulla vita del prossimo». Non mancano in altre occasioni richiami a una politica al servizio di tutti.

L’enciclica

Il 4 ottobre ad Assisi il Papa firma la sua terza enciclica, Fratelli tutti. «Se tutto è connesso – ricorda – è difficile pensare che questo disastro mondiale non sia in rapporto con il nostro modo di porci rispetto alla realtà, pretendendo di essere padroni assoluti della propria vita e di tutto ciò che esiste». Francesco respinge l’idea di un castigo divino e sottolinea: «È la realtà stessa che geme e si ribella». Il magistero di papa Bergoglio avrà nei mesi successivi molte circostanze per esplicitarsi. Il 20 ottobre, ad esempio, prende parte all’incontro della Comunità di Sant’Egidio che si svolge al Campidoglio sul tema: “Nessuno si salva da solo. Pace e fraternità”.

I poveri e i vaccini

Il 15 novembre si celebra la IV Giornata mondiale dei poveri. “Tendi la tua mano al povero” il tema scelto. E il Papa nel suo messaggio ricorda le tante «mani tese» che «abbiamo potuto vedere» in questi mesi di pandemia. Ma «questo – aggiunge – è un tempo favorevole per sentire nuovamente che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo». E in effetti Francesco continua a farsi voce di chi non ha voce. Chiede ripetutamente vaccini per tutti: «Sarebbe triste se nel vaccino per il Covid-19 si desse la priorità ai più ricchi. Bisogna uscire dalla logica del profitto». E dà l’esempio. Tamponi gratuiti, cibo e mascherine per i più indigenti. A gennaio 2021 vengono vaccinati alcuni poveri assistiti dall’Elemosineria. Il 10 gennaio il Pontefice annuncia in un’intervista a Mediaset che si vaccinerà egli stesso (prima dose il 13 gennaio, la seconda il 3 febbraio, così come per Benedetto XVI) e invita tutti a farlo come forma di protezione per sé e per gli altri.

Il Natale e il virus

Il 21 dicembre nel discorso alla Curia Romana papa Bergoglio dice: «Questo flagello è stato un banco di prova non indifferente e, nello stesso tempo, una grande occasione per convertirci e recuperare autenticità». Con il messaggio “Urbi et Orbi” del 25 dicembre, pronunciato nell’Aula delle Benedizioni fa di nuovo appello alla «fraternità». Nel Te Deum del 31 dicembre invita a cercare il senso della pandemia nella possibilità di aiutare i bisognosi. E il 1° gennaio 2021 afferma: «Sarà un buon anno se ci prenderemo cura degli altri». Il discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, l’8 febbraio, chiude idealmente il ciclo natalizio. Francesco elenca le crisi in atto – sanitaria, ambientale, economica e sociale, crisi educativa e della politica – e indica la più grave in quella antropologica, cioè la «crisi dei rapporti umani, che riguarda la concezione stessa della persona umana e la sua dignità trascendente».

Quaresima, cammino nuovo

E siamo ai giorni nostri. Il Messaggio del Papa per la Quaresima (12 febbraio 2021), ribadisce che «vivere una Quaresima di carità vuol dire prendersi cura di chi si trova in condizioni di sofferenza, abbandono o angoscia a causa della pandemia di Covid-19» e che questo tempo di preparazione alla Pasqua «è fatto per sperare» anche in un periodo come il nostro. Il segnale più forte da questo punto di vista è l’annuncio della visita in Iraq, in programma dal 5 all’8 marzo prossimi. Di nuovo un viaggio, dunque, a chiudere la lunga e dolorosa parentesi di quest’anno, apertasi con la trasferta di Bari. Francesco come sempre ha lo sguardo rivolto in avanti. E non vuole perdere un minuto. Del resto, a Pentecoste disse: «Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla». Non vanno dunque disperse le sofferenze e le lacrime di tanti uomini e donne nel mondo intero. Perché come Bergoglio sottolineò già nel 2015 a Manila, «certe cose si vedono soltanto con gli occhi puliti dalle lacrime». Quelle che il virus sta facendo versare al mondo. E che secondo il Papa possono diventare lenti potentissime per vedere e progettare un futuro nuovo.

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