martedì 13 aprile 2021
La Compagnia di Gesù, presente in città per molto tempo prima della soppressione del 1773, vi tornò nel 1814. Il libro di Luigi Bottazzi ripercorre l’attività nell’immediato secondo dopoguerra.
I gesuiti e la «fucina formativa» del Centro Sacro Cuore di Baragalla

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La storia e la presenza secolare della Compagnia di Gesù a Reggio Emilia si perdono nella notte dei tempi. In questo lembo di terra allora sotto il ducato estense i figli di sant’Ignazio collocarono uno degli avamposti culturali più avanzati e strategici – fino alla soppressione dell’Ordine nel 1773 – nel complesso e nella centralissima chiesa di San Giorgio.

Sempre qui i gesuiti della ricostituita Compagnia di Gesù (1814) ritornarono fino all’Unità d’Italia nel 1859; e uno dei reggiani più illustri proveniente proprio dalle fila di sant’Ignazio è stato il gesuita ed astronomo Angelo Secchi (1818-1878). Ora un libro redatto con dovizia certosina di particolari dal titolo Un’esperienza di formazione sociale e politica. I gesuiti a Reggio Emilia e scritto da Luigi Bottazzi (Gianni Bizzocchi Editore, pagine 252, euro 20) vuole raccontare degli ignaziani un aspetto singolare: il ritorno dell’Ordine nella diocesi emiliana nell’immediato dopoguerra (1959-1966). Il volume contiene, tra l’altro, la prefazione dell’attuale preposito della Compagnia di Gesù, il venezuelano Arturo Sosa Abascal.

L’intento dell’autore è quello di spiegare il contributo che portò la “scuola di formazione” politica ed educativa sorta al Centro Sacro Cuore di Baragalla a Reggio Emilia – simile per certi versi a quanto si sviluppò a Palermo con il Centro Arrupe – nel dopoguerra. Compaiono in queste pagine le intelligenze teologiche e politiche provenienti dal Centro San Fedele di Milano e “firme” importanti della rivista Aggiornamenti Sociali: da Angelo Macchi all’esperto di bioetica Giacomo Perico (l’amico e confidente di Eugenio Mon-tale), dall’“economista” Mario Reina al sociologo e tra i padri nobili della Facoltà di sociologia di Trento Luigi Rosa.


I padri della struttura lavorarono «per preparare
i giovani cattolici
alla migliore assunzione delle responsabilità
alle quali sono chiamati come cittadini».
Prefazione del preposito generale Sosa Abascal


Ma nel libro c’è molto di più. Si ripercorrono le gesta di questi padri e allo stesso tempo docenti che spesero le loro energie intellettuali tra le mura del Centro di Baragalla «per preparare i giovani cattolici alla migliore assunzione delle responsabilità alle quali sono chiamati come cittadini ». Una menzione particolare per questa ricerca condotta da Bottazzi è quella dedicata a due gesuiti entrambi morti recentemente, a pochi mesi di distanza dell’anno scorso, e quasi coetanei, l’uno del 1929 e l’altro del 1930: Bartolomeo Sorge (di cui è ospitato un bel contributo) e Diego Brunello.

In queste pagine non viene dimenticata un’altra figura chiave come formatore di coscienze e direttore spirituale Piersandro Vanzan divenuto successivamente scrittore di La Civiltà Cattolica; il volume mette in luce di quante persone, da Amintore Fanfani a Giuseppe Lazzati, passarono tra le mura del Centro Sacro Cuore di Baragalla, antica sede della Scuola superiore di scienza sociali di Reggio, per portare il loro contributo al servizio del bene comune. Un saggio che serve soprattutto a rievocare il lascito dei gesuiti a Reggio ma anche a ricordare di quanto i padri si fecero promotori vestendo i panni di maestri della Dottrina sociale della Chiesa e di formatori di un laicato che doveva recepire i nuovi insegnamenti impressi dal Concilio Vaticano II.

La copertina del libro

La copertina del libro - .





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