sabato 16 maggio 2020
Guida per partecipare alle liturgie comunitarie che tornano dal 18 maggio. Mascherine obbligatorie e gel all'ingresso. Limitati i posti: c'è chi li può prenotare. Sulle panche i cartelli per sedersi
Una chiesa a Milano pronta per la ripresa delle Messe pubbliche

Una chiesa a Milano pronta per la ripresa delle Messe pubbliche - Fotogramma

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Mascherine sul volto. Gel per igienizzare le mani all’ingresso della chiesa. Posti sulle panche indicati dai cartelli. E poi la possibile prenotazione online per partecipare alle celebrazioni; guanti monouso o pinzette per distribuire la Comunione; possibilità di non pronunciare l'“Amen” dopo aver ricevuto l’ostia consacrata esclusivamente sulle mani. Tornano da lunedì 18 maggio in Italia le Messe con il popolo. Ma con una serie di accorgimenti per evitare il contagio. Le linee-guida per celebrare “in sicurezza” al tempo del coronavirus sono contenute nell’accordo firmato dalla Cei e dal governo Conte. Però l’attuazione concreta delle disposizioni è rimandata ai vescovi e ai parroci che in questi giorni hanno messo a punto prontuari e vademecum con indicazioni concrete valide per le singole comunità. E anche stavolta la creatività pastorale ha permesso di trovare soluzioni (talora differenti fra loro) che però hanno il medesimo obiettivo: permettere che l’Eucaristia resti un “incontro” comunitario nel rispetto della salute. È la sfida della “fase 2” della Chiesa italiana che non si annuncia breve.

All'ingresso di una chiesa di Roma le indicazioni per le Messe 'sicure'

All'ingresso di una chiesa di Roma le indicazioni per le Messe "sicure" - Ansa

Mascherine e gel. Per entrare in chiesa servirà indossare la mascherina. Ma alcune diocesi, come Trapani, ha previsto che si abbiano anche i guanti. Sarà necessario igienizzarsi le mani: così verranno sistemati “distributori” di gel magari sul sacrato. Molte le parrocchie che utilizzeranno una sola porta per fare entrare i fedeli, mentre un’altra servirà per uscire.

I posti ridotti. Siccome occorre mantenere almeno un metro e mezzo di distanza fra ogni persona anche quando si è seduti, la capienza della chiesa si riduce sensibilmente. E il numero massimo consentito è di 200 fedeli nelle chiese più grandi. Che cosa fare? L’arcidiocesi di Lucca ha optato per le prenotazioni via WhatsApp o attraverso il sito diocesano. Anche alcune parrocchie di Roma o della Lombardia hanno deciso di “riservare” i posti ritirando un biglietto. L’obiettivo è nobile: evitare che qualcuno si senta dire «È tutto esaurito» quando è raggiunta la chiesa. In altre realtà, come nel patriarcato di Venezia, viene «vivamente sconsigliata» la formula della prenotazione. A Pavia potrebbe arrivare un sito che indicherà l’affluenza alle liturgie con il semaforo: se sarà rosso, la chiesa risulterà al completo.

Un adesivo segnaposto sulla panca di una chiesa

Un adesivo segnaposto sulla panca di una chiesa - Fotogramma

Come sedersi. Un po’ come già avviene nei mezzi pubblici, potranno comparire grandi cartelli sulle panche. «Prendi posto qui» è l’adesivo voluto dall’arcidiocesi di Spoleto-Norcia. A Venezia viene suggerito di disporre i posti «a scacchiera» per evitare che una persona, quando si inginocchia, si trovi troppo vicina a chi le è davanti.

Le famiglie. Come si collocherà una famiglia composta da mamma, papà e due figli? Se i bambini sono piccoli – dicono alcune diocesi – potranno stare accanto a uno dei genitori. In ogni caso, mamma e papà staranno “separati”. A Padova si consiglia anche di riservare alcuni banchi alle famiglie con bambini assicurando il distanziamento fisico fra un nucleo familiare e l’altro.

L’accoglienza. Agli ingressi ci saranno collaboratori parrocchiali o volontari (spesso di gruppi, associazioni o movimenti). Si tratta di “ministri dell’accoglienza” chiamati anche a vigilare su chi entra ricordando che non si può partecipare se si ha una temperatura di oltre 37,5° C o si hanno avuto contatti con un contagiato dal Covid. Don Andrea Spreafico, eclettico parroco di Cicognara, Cogozzo e Roncadello Po, nella diocesi di Cremona, li definisce nel suo protocollo gli «ostiari»: perché in latino ostium è la porta e loro saranno i “custodi della porta”. Ad Agrigento si specifica che avranno anche il compito di «chiudere le porte della chiesa o i cancelli quando sarà raggiunta la capienza massima». All’interno ci potranno essere altri volontari che accompagneranno i fedeli nei posti liberi e controlleranno le distanze. Non verrà misurata la temperatura all’ingresso: ad eccezione che nelle Basiliche pontificie di Roma dove invece saranno installati i termoscanner.

Un cartello per il rispetto delle distanze in una chiesa

Un cartello per il rispetto delle distanze in una chiesa - Fotogramma

Troppi fedeli? Se non ci sarà posto per tutti alla Messa domenicale, le “soluzioni” sono molteplici. La diocesi di Padova indica la possibilità di seguire la liturgia dal sacrato prevedendo altoparlanti esterni. Un’altra opzione è celebrare l’Eucaristia all’aperto: nel campo dell’oratorio o addirittura in piazza. A Cesena si prospetta anche di «organizzare turni di fedeli nelle diverse celebrazioni». L’eventualità di moltiplicare le Messe “divide”: Aosta «invita» ad adottarla in caso di necessità; altre diocesi la respingono come Napoli che dice «no alla proliferazione delle celebrazioni sia per ragioni di natura liturgica, sia per evitare una meccanizzazione». Addirittura nella Basilica di Sant’Antonio a Padova le Messe prefestive e festive passeranno da 15 a 8.

Durante il rito. Intorno all’altare ci sarà il minor numero possibile di persone. I ministranti? Al massimo due e con le mascherine. I lettori avranno i guanti per sfogliare il Lezionario che potrà essere sostituito da fotocopie. La preparazione della pisside con le ostie in sacrestia deve essere fatta da chi ha igienizzato le mani e indossa i guanti. Niente coro: solo uno o due cantori ben distanziati che naturalmente non avranno la mascherina. Durante la Messa mancheranno la processione offertoriale e lo scambio della pace. La raccolta delle offerte avverrà con appositi contenitori in fondo alla chiesa. L’assemblea non avrà i libretti: ma a Prato, ad esempio, potranno essere distribuiti fogli con le letture o i canti che, finita la Messa, andranno portati a casa o distrutti.

All'ingresso di una chiesa il cartello che indica l'obbligo della mascherina

All'ingresso di una chiesa il cartello che indica l'obbligo della mascherina - Fotogramma

La Comunione. Uno dei momenti più sensibili è la distribuzione della Comunione. I vescovi hanno previsto che il sacerdote indossi i guanti monouso: Agrigento ha stabilito che siano latex free così da tutelare chi è allergico al lattice. In ogni caso non vanno toccate le mani del fedele. In alcune parrocchie è stato fissato che il celebrante raggiunga i fedeli lungo i banchi che dunque restano seduti; nella maggioranza dei casi che si formi una fila (e non due parallele) mantenendo le dovute distanze. Al fedele è consigliato di non rispondere “Amen” dopo aver ricevuto il Corpo di Cristo e di comunicarsi spostandosi leggermente di lato prima di abbassare la mascherina. A Genova è stato deciso che il sacerdote, tornato all’altare, «si tolga i guanti e li ponga in un contenitore con acqua per sciogliere eventuali frammenti eucaristici».

La pulizia. Dopo ogni Messa va fatta l’igienizzazione della chiesa. L’arcidiocesi di Milano consiglia con una soluzione al 70% di alcol e al 30% di acqua che va passata in particolare sulle panche. Sono da evitare candeggina o ammoniaca. Soprattutto non vanno toccate statue, quadri, pareti affrescate. Andranno disinfettati anche i microfoni, oltre ai vasi sacri e alle ampolline.

Le campane. Il ritorno delle Messe “aperte” sarà una festa. Nella diocesi di Bolzano-Bressanone le celebrazioni di lunedì 18 maggio saranno salutate con le campane a distesa per 5 minuti. A Padova accadrà lo stesso alle 16 di sabato 23 in tutte le chiese della diocesi.

I cartelli sulle panche di una chiesa per mantenere le distanze di sicurezza

I cartelli sulle panche di una chiesa per mantenere le distanze di sicurezza - Ansa

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